C’è davvero un rischio di conflitto bellico per l’Italia? In quali casi dovrebbe entrare in guerra con gli Stati Uniti.
L’Italia e gli Stati Uniti sono alleati storici, da sempre impegnati al supporto reciproco. Un patto che comprende anche il supporto militare, come la storia ricorda. Ora che Washington ha deciso di bombardare l’Iran, tuttavia, questi rapporti così stretti risultano preoccupanti. Molti temono che l’Italia dovrà entrare in guerra con gli Usa, considerando gli impegni reciproci - anche sul fronte Nato - e il legame diplomatico intensificato da Trump e Meloni.
Il Belpaese, peraltro, ospita diverse basi militari statunitensi, che potrebbero tornare utili in caso di conflitto. In un modo o nell’altro l’Italia sembra essere coinvolta nell’escalation con l’Iran, pur non avendo avuto alcun ruolo di rilievo a tal proposito. Da qui a entrare in guerra a fianco degli Stati Uniti, però, il passaggio è decisamente ampio e ad oggi completamente irrealistico. Lo conferma anche il ministro Crosetto, che sulla stessa lunghezza d’onda della premier invoca a una risoluzione diplomatica più efficace per tutti.
In quali i casi l’Italia deve entrare in guerra con gli Stati Uniti
Gran parte degli obblighi reciproci tra gli Stati Uniti e l’Italia derivano dall’appartenenza alla Nato, un’alleanza con scopo pacifico e difensivo. L’obiettivo primario è infatti garantire agli Stati che ne fanno parte la deterrenza rispetto a eventuali attacchi e, soltanto se necessario, la difesa unita. Per questa ragione, gli Stati membri possono entrare in guerra e supportare un Paese alleato che ha subito un attacco. Tuttavia, non si tratta di un obbligo.
Ciò che è davvero vincolante per i membri della Nato è il dovere di assistenza reciproca, che i vari Paesi possono compiere in modi diversi. In linea generale, viene sempre favorita la via diplomatica. Gli Stati devono preferire i tentativi di conciliazione e se opportuno fare la propria parte sotto forma di aiuti umanitari, militari e sanzioni. Questi meccanismi possono incidere sensibilmente sull’esito di un conflitto e sul suo andamento, come di fatto possiamo osservare nella guerra tra Russia e Ucraina. Quest’ultima, senza esser parte della Nato, sta ricevendo un ampio supporto internazionale che le sta garantendo una resistenza inaspettata all’offensiva di Mosca.
Questi strumenti non sono quindi da sottovalutare, ma è bene sapere che gli alleati non sono obbligati a entrare in guerra. Si tratta di una mera possibilità, che ogni Paese deve ponderare a seconda delle circostanze.
L’Italia con gli Usa contro l’Iran?
Guardando ora alla situazione specifica dell’escalation tra Iran e Stati Uniti, la possibilità di vedere l’Italia in guerra al fianco degli States è a dir poco remota. Innanzitutto, Washington non ha subito un attacco militare, ma anzi ha dato l’avvio al confronto diretto in modo piuttosto controverso. Di conseguenza, non soltanto l’Italia non è tenuta a offrire il suo supporto, ma non potrebbe nemmeno se volesse. In proposito si sta parlando di limiti istituzionali e costituzionali, ma cosa significa davvero?
L’articolo 11 della Costituzione italiana stabilisce infatti che:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Tant’è che anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiarito che una guerra con l’Iran è “costituzionalmente impossibile”, ma che comunque “non c’è neanche la volontà”. Visti i rapporti tra le parti è assai probabile che l’Italia si mobiliti in sostegno dell’America in modi diversi e più moderati, di certo non con un’azione bellica, che comunque proporzionalmente non darebbe un grande apporto all’offensiva statunitense.
Ciò che potrebbe interessare Washington sono invece le basi Usa in Italia, che però non possono essere utilizzate liberamente. Il ministro Crosetto, come pure il ministro Tajani, ha ricordato che gli Stati Uniti dovrebbero chiedere un’autorizzazione debitamente motivata, che il governo italiano potrebbe approvare soltanto dopo un passaggio in Parlamento. Per il momento, non c’è alcuna richiesta in proposito. L’Italia cerca la via diplomatica, sostenendo lo stop del progetto nucleare iraniano e condannando allo stesso tempo le armi nucleari israeliane.
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