PIL Italia, per Meloni neo consumi come in Francia. L’Ocse conferma outlook 2025, ma peggiora stime 2026

Laura Naka Antonelli

23 Settembre 2025 - 13:40

Il nuovo Rapporto dell’Ocse: “La crescita dei consumi privati ha subito una flessione negli USA, così come in alcuni Paesi della zona euro, quali Francia e Italia”.

PIL Italia, per Meloni neo consumi come in Francia. L’Ocse conferma outlook 2025, ma peggiora stime 2026

L’Ocse ha confermato le stime sul PIL dell’Italia del 2025, prevedendo una crescita al ritmo dello 0,6%, tagliando tuttavia contestualmente le previsioni formulate per il 2026, che sono state riviste al ribasso dalla crescita inizialmente attesa, pari al +0,7%, al ritmo inferiore dello 0,6%.

Il PIL dell’Italia crescerà dunque secondo l’Ocse al ritmo dello 0,6% sia nel 2025 che nel 2026, dopo la crescita dello 0,7% del 2024.

Il nuovo rapporto sulle Prospettive economiche dell’Ocse. Italia e Francia, per entrambe il neo dei consumi

Nell’alzare il velo sul proprio Rapporto a interim sulle prospettive economiche globali, dal titolo “Trovare il giusto equilibrio in tempi incerti”, l’organizzazione di Parigi ha sottolineato che “la crescita economica mondiale ha mostrato una resilienza più forte del previsto nel primo semestre del 2025, considerato che l’attività economica è cresciuta a un ritmo annualizzato del 3,2%”.

L’Ocse ha tuttavia aggiunto che “l’anticipazione della produzione e del commercio di beni in vista dell’introduzione di dazi più elevati da parte degli Stati Uniti ha costituito un importante fattore di sostegno, considerato che nella prima metà dell’anno la crescita della produzione industriale è risultata superiore al ritmo medio del 2024 nella maggior parte delle economie del G20 ”.

Ancora: “La forte crescita degli investimenti nei settori dell’alta tecnologia ha inoltre stimolato l’attività negli Stati Uniti e in Giappone ”, si legge nel rapporto, che ha tuttavia identificato proprio nella Francia e nell’Italia alcune delle economie che hanno assistito a un indebolimento della crescita dei consumi privati.

“Ciononostante, la crescita dei consumi privati ha subito una flessione negli Stati Uniti, così come in alcuni Paesi della zona euro, quali Francia e Italia”.

Da segnalare inoltre che l’Ocse stima una crescita del PIL della Francia, nel corso del 2026, pari a +0,9%, più del +0,6% del PIL dell’Italia.

L'Ocse presenta le nuove previsioni sulla crescita del PIL mondiale nel 2025-2026 L’Ocse presenta le nuove previsioni sulla crescita del PIL mondiale nel 2025-2026 Ocse, «La crescita mondiale ha continuato a mostrarsi resiliente, ma dovrebbe rallentare nel 2026». Occhio a PIL Francia VS PIL Italia. (Fonte Ocse).

In Italia anche il nodo della crescita dei salari

Non solo. Di Italia l’Ocse ha parlato anche facendo riferimento al nodo dei salari:

La crescita dei salari nominali nelle economie avanzate ha continuato a ridursi con il peggioramento dei mercati del lavoro e dell’inflazione. Tuttavia, la crescita dei salari rimane superiore ai livelli allineati agli obiettivi di inflazione negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e nella zona euro, a meno che non si registrino miglioramenti duraturi della crescita della produttività del lavoro. L’effetto congiunto del rallentamento della crescita dei salari nominali e del persistere di un’elevata inflazione dei prezzi ha smorzato la crescita dei salari reali dall’ultimo trimestre del 2024 in molte economie avanzate, tra cui Giappone, Italia, Canada, Spagna e Regno Unito”.

Ma attenti all’inflazione, alert in Italia e non solo per i prezzi dei prodotti alimentari

Notizie no per l’Italia di Meloni anche per quanto riguarda il trend dei prezzi, dunque dell’inflazione, nello specifico dei prezzi dei prodotti alimentari:

L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a livello mondiale ha contribuito all’incremento dell’inflazione dei beni: dall’inizio del 2024 i prezzi dei prodotti lattiero-caseari e degli oli vegetali hanno subito un’impennata. L’inflazione dei generi alimentari è particolarmente elevata in Giappone, soprattutto a causa dell’andamento dei prezzi del riso, ma anche altri Paesi, tra cui il Sudafrica, il Regno Unito, la Corea, l’Italia e l’Indonesia hanno riportato un aumento delle pressioni sui prezzi dei prodotti alimentari”.

Detto questo, in generale gli economisti dell’organizzazione hanno annunciato di stimare un rallentamento dell’inflazione headline, in Italia, dall’1,9% del 2025, già dunque quest’anno a un ritmo di crescita inferiore al target di inflazione della BCE, pari al 2%, all’1,8% del 2026.

Questo, nell’ambito di un processo disinflazionistico che dovrebbe interessare tutte le economie del G20, visto che l’Ocse prevede che “l’inflazione globale dovrebbe contrarsi, dal 3,4% del 2025, al 2,9% del 2026”.

L’outlook dell’Ocse sul PIL mondiale

Tornando al nodo del PIL di tutto il mondo, l’Ocse ha scritto di stimare per le economie avanzate del G20 una crescita economica aggregata in calo, dal 3,3% del 2024, al 3,2% del 2025 e al 2,9% del 2026, a causa delle conseguenze dei dazi imposti dall’amministrazione americana di Donald Trump e dell’incertezza politica sugli investimenti e sugli scambi.

Andando nello specifico, nell’area euro il PIL dovrebbe salire dell’1,2% nel 2025 e dell’1% nel 2026, mentre in USA, sulla scia dell’“entrata in vigore di dazi effettivi più alti e il persistere di un elevato livello di incertezza politica”, l’espansione del PIL dovrebbe smorzarsi, anche a causa del “calo dell’immigrazione netta” e dei “tagli al personale federale”.

Allo stesso tempo, si legge nel rapporto laddove vengono presentate le prospettive per l’America, “questi fattori saranno in parte compensati dal forte slancio degli investimenti delle imprese nei settori dell’alta tecnologia, dagli aiuti fiscali e dall’ipotetico ulteriore allentamento della politica monetaria ”. (da parte della Fed, che ha appena tagliato i tassi sui fed funds per la prima volta nel 2025 e che si appresterebbe in teoria ad annunciare nuove sforbiciate ).

Di conseguenza, per il PIL USA le stime sono di “ una crescita annua che dovrebbe calare dal 2,8 % registrato nel 2024 all’1,8 % nel 2025 e al 1,5 % nel 2026 ”.

In Canada, la crescita dovrebbe rimanere contenuta, attestandosi all’1,1 % nel 2025 e all’1,2 % nel 2026, a causa delle maggiori restrizioni commerciali sulle esportazioni verso gli Stati Uniti”, ha reso noto ancora l’Ocse, aggiungendo che, invece, “nella zona euro, il PIL dovrebbe attestarsi all’1,2% nel 2025 e all’1% nel 2026”.

Eurozona, “consolidamento fiscale previsto in Francia e in Italia frenerà la crescita” del PIL

Sempre nell’area euro, “l’espansione fiscale dovrebbe stimolare l’attività economica in Germania, ma il consolidamento previsto sia in Francia che in Italia frenerà la crescita”.

Guardando al caso dell’area euro, occhio inoltre alle minacce disinflazionistiche, confermate dall’organizzazione parigina che ha lanciato un monito, praticamente, alla BCE di Christine Lagarde.

Le previsioni sull’inflazione media dell’area euro sono state infatti tagliate di 0,1 punti percentuali rispetto all’ultimo report diffuso a giugno, mettendo in conto una inflazione nel 2025 pari al 2,1%, dunque lievemente superiore al target della BCE, ma pari all’1,9% nel 2026.

Di qui, l’appello:

Le banche centrali devono restare in allerta e pronte a reagire velocemente se si verificano cambiamenti negli equilibri dei rischi sulla stabilità dei prezzi. Posto che le aspettative di inflazione restino ben ancorate, i tagli ai tassi di interesse dovrebbero continuare nelle economie in cui l’inflazione di fondo è prevista moderarsi verso il valore obiettivo”.

Guardando ad altre economie chiave, “ nel Regno Unito , l’adozione di un orientamento fiscale più restrittivo, l’aumento dei costi commerciali e dell’incertezza dovrebbero inoltre pesare sulla domanda estera e interna, portando a un rallentamento della crescita, che passerà dall’1,4 % nel 2025 all’1,0 % nel 2026”, mentre “ in Giappone , quest’anno, i forti profitti delle imprese e la robusta crescita degli investimenti dovrebbero fungere da stimoli per l’attività economica, con una previsione di crescita all’1,1 % nel 2025, seguita da un calo allo 0,5% nel 2026”.

Riguardo al mercato del lavoro, l’Ocse ha riconosciuto i progressi compiuti dall’Italia, e non solo:

“Le condizioni del mercato del lavoro mostrano alcuni segnali di rallentamento. Sebbene il tasso di disoccupazione nell’insieme dei Paesi dell’OCSE rimanga molto basso rispetto ai livelli storici, quello del Paese mediano è leggermente aumentato dalla fine del 2024. Tuttavia, gli andamenti sono stati eterogenei. Mentre il tasso di disoccupazione è aumentato in Sudafrica, India, Canda, Francia, Australia, Germania e Stati Uniti, è diminuito in altri Paesi, in particolare Corea, Turchia, Brasile, Italia e Spagna, raggiungendo il minimo storico nella zona euro. I segnali dell’indebolimento della domanda di lavoro sono evidenti anche nei continui e graduali cali del rapporto tra posti di lavoro vacanti e numero di disoccupati negli Stati Uniti, in Germania, in Australia, nel Regno Unito e in Canada. Si osservano inoltre alcuni segnali di rallentamento dell’intensità del lavoro nelle economie avanzate, con una diminuzione delle ore medie lavorate per dipendente nel corso dell’anno fino al secondo trimestre del 2025 in Giappone, Canada, Francia, Spagna e Regno Unito” .

Il punto dell’Ocse sui mercati emergenti

Occhio anche alla view dell’Ocse sui mercati emergenti:

“Negli anni a venire, le economie emergenti del G20 dovrebbero essere interessate da un rallentamento della crescita. In Cina, la graduale interruzione dell’anticipazione delle esportazioni, l’imposizione di dazi doganali più elevati sulle importazioni e la revoca del sostegno fiscale dovrebbero determinare una riduzione della crescita a partire dalla seconda metà dell’anno in corso”.

Le stime sono di una crescita del PIL reale della Cina che dovrebbe attestarsi al 4,9 % nel 2025 e al 4,4% nel 2026.

Gli economisti di Parigi stimano invece che “i fattori straordinari che hanno recentemente irrobustito l’economia di Brasile, Turchia e Sudafrica si esauriranno nella seconda metà dell’anno, prima che la crescita si stabilizzi”.

Il risultato è che “ in Brasile, la crescita dovrebbe attestarsi al 2,3 % nel 2025 e all’1,7 % nel 2026, mentre la Turchia dovrebbe crescere del 3,2 % sia nel 2025 che nel 2026 e il Sudafrica dell’1,1 % nel 2025 e dell’1,3 % nel 2026”.

Per quanto concerne l’India, “l’aumento dei dazi doganali peserà sul settore delle esportazioni, ma l’attività complessiva dovrebbe essere sostenuta dall’allentamento delle politiche sia monetaria che fiscale, compresa la riforma dell’imposta sui beni e servizi, con una crescita prevista al 6,7 % nel 2025 e al 6,2 % nel 2026”.

Analogamente, l’ulteriore allentamento della politica monetaria e i forti investimenti pubblici dovrebbero sostenere l’economia indonesiana, con una previsione di crescita annua pari al 4,9 % sia per il 2025 che per il 2026”.

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