Azioni banche italiane sotto pressione oggi a Piazza Affari: perché i titoli vanno giù, tra dichiarazioni e rumor che circolano sui mercati.
Le azioni delle principali banche italiane cadono oggi sul fondo del Ftse Mib, listino benchmark di Piazza Affari. In evidenza i cali dei titoli delle Big del settore bancario italiano Banco BPM, UniCredit, Banca Popolare di Sondrio, BPER, MPS-Monte dei Paschi di Siena, che si confermano i peggiori dell’indice.
Il motivo principale dei sell che zavorrano l’intero sottoindice di riferimento delle banche italiane, il Ftse Italia Banche, si chiama Lega. Lega di Matteo Salvini, che è arrivata a pretendere dalle banche italiane un contributo per finanziare la legge di bilancio 2026 fino a 5 miliardi di euro, a causa dei profitti eccessivi che gli istituti di credito avrebbero incassato.
Azioni banche italiane giù a Piazza Affari, Salvini chiede contributi fino a 5 miliardi di euro
Oggi è stato lo stesso Matteo Salvini, leader della Lega, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vicepremier, ad agitare di nuovo la minaccia contro le banche, affermando che un contributo di 5 miliardi sarebbe il minimo. “Se applichiamo quello che applicano altri Paesi europei, il minimo sarebbe 5 miliardi. Però a me interessa che si arrivi a una soluzione, ripeto condivisa e non imposta ”, ha affermato il ministro.
Ancora Salvini:
“Dire come dice qualcuno che le banche e i banchieri pagano già tante tasse. Diciamo che nella prossima vita se nasco banchiere non sono triste più di tanto, anche perché a differenza di tanti altri imprenditori il mio rischio è coperto dallo Stato. Quindi se una minima parte di questo profitto torna nell’economia reale penso che sia una cosa giusta”.
Riferendosi al possibile contributo delle banche a finanziare la manovra, auspicato dal governo Meloni, un articolo de La Repubblica di oggi, citando fonti vicine al dossier, ha parlato di una cifra inferiore, compresa tra i 2,5 e i 3 miliardi, rispetto ai 5 miliardi auspicati dal leader del Carroccio, che non ha mai mostrato alcuna esitazione ad accusare il settore bancario italiano, colpevole a suo avviso di macinare troppi utili.
Si torna così a parlare di tassa sugli extraprofitti, anche se ai toni accesi di Salvini si alternano indiscrezioni secondo le quali il governo Meloni, o meglio il resto della maggioranza - segretario di Forza Italia, ministro degli Affari esteri e vicepremier Antonio Tajani in primis - sarebbe a favore di una tassazione più light. Anzi, neanche di una tassa, precisa oggi il quotidiano La Repubblica ma di “un contributo concordato”: “ Sono fonti di Fratelli d’Italia e FT a indicare la via del negoziato e a ridimensionare il ’sacrificio’ da chiedere agli istituti di credito in vista della legge di bilancio”.
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Anche il quotidiano Il Giornale riporta rumor simili, scrivendo che “le idee sul tavolo sono diverse”. Ovvero, fa notare, “si è già parlato di un nuovo intervento sulle tasse differite, non è del tutto tramontata l’idea di un intervento sui riacquisti azionari (buyback) delle società quotate e potrebbe anche esserci - novità delle ultime ore - un intervento una tantum sull’IRES (gli intermediari finanziari, come le banche, pagano già un’aliquota maggiorata del 27,5%)”.
In sostanza, secondo indiscrezioni, “l’ammontare del contributo dovrebbe attestarsi fra 2,5 e 3 miliardi di euro ”.
Rimane in generale solida la performance delle azioni di alcune banche italiane. Banco BPM ha resistito alle notizie relative alla possibilità di una nuova tassa sugli extraprofitti, segnando nell’ultimo mese un balzo di quasi +9%. Bene nell’ultimo mese anche BPER, in crescita del 6,7%. Banca Popolare di Sondio, anche, ha segnato nell’ultimo mese un rialzo del 6,3% circa.
Le azioni UNiCredit hanno perso invece più dell’1% negli ultimi 5 giorni di trading a Piazza Affari e il 3,8% circa nell’ultimo mese di contrattazioni.
Nella nota odierna Equita riassume e commenta gli ultimi rumor di mercato:
“Diversi articoli di stampa nel weekend sono tornati sulla richiesta, avanzata dalla Lega, di un contributo addizionale da parte del sistema bancario al fine di finanziare alcune possibili misure della legge di bilancio. In particolare, la richiesta della Lega si aggirerebbe sui €5 miliardi, da ricavare attraverso un intervento sugli extraprofitti dei maggiori istituti di credito. Riteniamo che questa richiesta abbia un carattere politico alla luce della recente tornata elettorale e che difficilmente potrà concretizzarsi, anche alla luce della forte opposizione da parte di Forza Italia contro forme di tassazione addizionale. Dall’altro lato invece non è escludibile un confronto con il settore che possa portare a un nuovo intervento sulle DTA, come ipotizzato nelle scorse settimane. Un’ulteriore proroga della sospensione (già prevista per il biennio 2025-26 dalla manovra dello scorso anno) potrebbe infatti garantire un gettito aggiuntivo per lo Stato stimato in c.€1-1,5 miliardi l’anno. Una soluzione di questo tipo non sarebbe tale da generare impatti materiali per il settore”.
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