Perché l’Italia è minacciata da almeno 3 rischi per la ripresa

Violetta Silvestri

28 Giugno 2022 - 13:19

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L’Italia non crolla, ma rischia e la ripresa del 2022 e del 2023 è appesa a un filo: ci sono almeno 3 sfide che il Paese deve saper affrontare per non cadere in una trappola di sfiducia e stallo.

Perché l’Italia è minacciata da almeno 3 rischi per la ripresa

Fattori e valutazioni contrastanti circondano le stime di crescita economica dell’Italia. Da una parte, infatti, ci sono i presupposti per sperare in uno slancio anche nel 2022, come sottolineato da una nota del Mef.

Dall’altra, però, i venti contrari non si sono affatto fermati e, osservando il Belpaese e le sfide del prossimo futuro, incombono almeno 3 rischi sulla strada della piena ripresa: quali? Un’analisi di Politico.eu ha acceso i riflettori sull’Italia.

La crescita in Italia è a rischio per 3 motivi

Il nostro Paese sta entrando in acque agitate secondo alcuni analisti, rischiando di azzerare i fattori positivi che hanno finora spinto la ripresa italiana nel post-Covid.

La relativa stabilità del Governo Draghi, con un diffuso effetto fiducia sui mercati internazionali, i tassi di interesse negativi e la possibilità di spendere quasi 200 miliardi di euro grazie ai fondi Ue aveva spinto la terza economia più grande dell’Europa quest’anno.

Tuttavia, all’orizzonte si intravede un clima diverso. Guerra, inflazione ed elezioni politiche incombenti significano che si sta preparando una tempesta perfetta, che minaccia di colpire l’economia su più fronti: così si sono espressi gli esperti di Politico.eu.

1. La minaccia del gas

La questione energetica è cruciale per il nostro Paese. L’economia potrebbe contrarsi ulteriormente se la Russia, dopo aver ridotto l’approvvigionamento di gas del 40%, decidesse di chiudere del tutto il rubinetto.

L’Italia dipende ancora dalla Russia per circa un quarto del suo fabbisogno del combustibile. Sebbene questa percentuale sia in calo rispetto al 40% dell’anno scorso, l’Italia rimane il secondo maggiore acquirente di gas europeo dopo la Germania. Quindi un’interruzione totale dell’offerta potrebbe innescare guai importanti.

“Il rischio numero uno che attualmente esiste nell’economia europea e italiana, in particolare, è il rischio che si verifichi la completa interruzione dell’approvvigionamento di gas naturale”, ha affermato Filippo Taddei, capo economista per l’Europa meridionale di Goldman Sachs.

In tale scenario, il Pil scenderebbe in media di 2 punti percentuali nella zona euro, con i paesi più dipendenti dal gas - Germania e Italia - che si ridurrebbero ulteriormente in territorio negativo, ha affermato. “Gli investimenti calano, i consumi calano e di conseguenza si entra in recessione”, ha aggiunto.

C’è anche il rischio intrinseco di un peggioramento dell’inflazione dei prezzi dell’energia: più l’offerta si riduce, più i prezzi dell’energia aumentano. L’inflazione italiana è salita a quasi il 7% a maggio, il livello più alto degli ultimi due decenni, in gran parte trainata dai prezzi dell’energia.

Nel tentativo di mitigare bollette da far venire l’acquolina in bocca, Roma vuole imporre un tetto massimo alle importazioni di gas russe, ma l’idea deve ancora conquistare altre capitali dell’UE, che temono possa causare ancora più ritorsioni da parte di Mosca.

2. Bce e rialzo tassi in focus

Roma sta anche osservando nervosamente la Banca centrale europea, che dovrebbe inasprire la politica monetaria per contrastare l’inflazione dell’Eurozona. La banca sta terminando i suoi acquisti netti di obbligazioni - che ha intensificato durante la pandemia per mantenere bassi i tassi di interesse - ed è destinata ad aumentare i tassi di interesse a luglio, seguito da un secondo aumento a settembre che potrebbe essere ancora più grande.

Questi piani hanno innescato turbolenze di mercato e il debito italiano è stato particolarmente colpito. La differenza tra i rendimenti del titolo di Stato italiano a 10 anni e il suo equivalente tedesco è salita a livelli mai visti dal 2020, suscitando timori a Roma che il famoso “spread” che ha dominato i titoli dei giornali italiani durante la crisi del debito sovrano stia tornando.

Anche se la Bce aumenta ulteriormente e le condizioni di finanziamento dei Paesi più fortemente indebitati dell’Eurozona peggiorano, è improbabile che i rendimenti aumentino al punto da mettere in discussione la capacità dell’Italia di pagare i propri debiti: su questo molti economisti concordano.

Il motivo è che l’attuale tasso di crescita del PIL dell’Italia è ancora abbastanza forte da ridurre il suo ampio rapporto debito/prodotto — al 150% nel 2021 — anche se ha un disavanzo di bilancio. Gran parte di quel debito è finanziato a tassi di interesse molto bassi e a lunghe scadenze, con una media di sette anni. Nel complesso, tutto questo fa guadagnare tempo a Roma.

3. La trappola elezioni nel 2023

Draghi potrebbe avere difficoltà a mantenere la sua maggioranza di sostegno concentrata sull’agenda delle riforme e questo perché i partiti pare si stiano già muovendo in modalità campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche del 2023.

Il M5S si è spaccato, per esempio, facendo temere pesanti crepe nel supportare la politica estera italiana verso l’Ucraina. “Se questi attriti influiranno sul grado di attuazione del Recovery fund, potrebbero rivelarsi più concreti”, ha affermato Taddei.

A questo punto, una coalizione di partiti euroscettici di destra - Fratelli d’Italia e Lega - viaggia con quasi il 40% delle preferenze nei sondaggi, con un vantaggio su un’alleanza di sinistra del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. È improbabile che un Governo che attacca l’Ue si conformi volentieri alle richieste di Bruxelles di autocontrollo fiscale, il che potrebbe significare ulteriori problemi per l’economia, secondo l’analisi di Politico.eu.

Gli elettori italiani, a detta degli esperti, avranno una grande responsabilità nel 2023, proprio sul dirigere il Paese verso la crescita e la riduzione del debito.

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