Perché il commercio Turchia-Russia preoccupa il mondo

Violetta Silvestri

27/11/2023

27/11/2023 - 11:22

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Il commercio tra Turchia e Russia sarebbe fiorente e aiuterebbe la guerra di Putin: è quanto emerge da alcuni dati e da analisi di esperti. Perché questo legame è un ulteriore pericolo mondiale.

Perché il commercio Turchia-Russia preoccupa il mondo

La Turchia e la Russia sono più alleate di quanto si possa pensare e il motivo è il commercio.

Mentre le potenze mondiali cercano di ridisegnare la mappa delle relazioni strategiche in un contesto sempre più polarizzato, con Usa ed Europa da una parte e Cina e Russia dall’altra a rappresentare assi rivali, gli intrecci di interessi strategici e ambizioni di dominio rischiano di minare gli obiettivi occidentali.

Nel mirino Usa sono finite le relazioni commerciali tra Ankara e Mosca, che starebbero aiutando Putin a ottenere ciò di cui ha bisogno per la guerra in Ucraina. I rapporti tra Erdogan e l’Occidente rischiano così di diventare sempre più tesi.

Turchia-Russia: aumenta il commercio a sostegno della guerra di Putin

Le relazioni Turchia-Nato, e quindi con l’Occidente, diventano sempre più complesse. Non è un caso, infatti, che Brian Nelson, sottosegretario al Tesoro americano per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, stia per recarsi a Istanbul e Ankara, per discutere degli “sforzi per prevenire, interrompere e indagare sulle attività commerciali e finanziarie che avvantaggiano lo sforzo russo nella sua guerra contro l’Ucraina”.

Un commercio fantasma starebbe minando tutti gli sforzi Usa, europei e in generale dello schieramento anti-russo che si è creato con l’inizio del conflitto, di indebolire la macchina da guerra di Putin. E il fulcro di questi scambi di beni vitali per il sostegno bellico sarebbe proprio la nazione turca, membro della Nato.

Nel dettaglio, nei primi nove mesi del 2023, la Turchia ha segnalato 158 milioni di dollari di esportazioni di 45 beni che gli Stati Uniti hanno etichettato come “prioritari” per i bisogni bellici di Putin. L’export era diretto in Russia e in cinque Paesi ex sovietici sospettati di fungere da intermediari di Mosca. Si tratta di tre volte il livello registrato nello stesso periodo del 2022, quando iniziò la guerra in Ucraina.

Nelle valutazioni degli Stati Uniti e dell’Ue, la Russia utilizza questi beni cosiddetti ad alta priorità nei suoi missili da crociera, droni ed elicotteri.

Secondo un’analisi del Financial Times dei dati del database doganale Trade Data Monitor, la cifra media per il 2015-21 è stata di 28 milioni di dollari.

Le 45 categorie di merci, che includono articoli come microchip, apparecchiature di comunicazione e parti come mirini per i telescopici, sono soggette ai controlli sulle esportazioni di Stati Uniti, Ue, Giappone e Regno Unito volti a impedirne l’ingresso in Russia. Ma questi possono essere aggirati dalle aziende che utilizzano strutture intermediarie per mascherare le loro destinazioni finali. La Turchia, insieme agli Emirati Arabi Uniti, funge spesso da destinazione intermedia per le entità russe.

Le importazioni della Turchia di questi beni dai Paesi del G7 sono aumentate di oltre il 60% quest’anno rispetto agli stessi periodi tra il 2015 e il 2021, raggiungendo quasi 500 milioni di dollari.

I dati ufficiali provenienti dalla Turchia hanno mostrato un aumento delle dichiarazioni di esportazioni di beni ad “alta priorità” verso le nazioni ex sovietiche Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, ma le agenzie statistiche di questi Paesi non hanno registrato un aumento corrispondente delle importazioni.

Queste ampie discrepanze suggeriscono che gli articoli segnalati dalla Turchia come destinati agli intermediari venivano invece trasportati direttamente in Russia, hanno evidenziato gli analisti.

Tensioni crescenti tra Turchia e Occidente

La Turchia rischia di diventare un’altra pedina pericolosa nel già debole scacchiere delle relazioni internazionali.

Secondo indiscrezioni, Washington e i suoi alleati europei hanno invitato Ankara ad adottare misure per limitare questo commercio fantasma. Se Ankara non reprime questi scambi rischiosi, allora gli Stati Uniti e i suoi partner potranno anche intraprendere azioni coercitive contro la Turchia secondo gli esperti.

Finora, Erdogan ha mantenuto forti legami diplomatici e commerciali con la Russia, pur impegnandosi a non aiutare Mosca a eludere i controlli sulle esportazioni occidentali.

Il ministero degli Esteri del Paese ha affermato che, pur non rispettando le sanzioni occidentali, “il monitoraggio rigoroso e la prevenzione degli sforzi per aggirare le sanzioni attraverso la Turchia sono parte integrante della politica nazionale”.

Ha aggiunto che, sebbene le grandi imprese finanziarie e industriali della Turchia “rispettino rigorosamente” le misure per evitare questo tipo di commercio, “inevitabilmente, ci sono tentativi di evasione da parte di entità oscure e insignificanti che sono ignoranti o indifferenti alle sanzioni”.

Le tensioni commerciali arrivano in un momento delicato per le relazioni della Turchia con l’Occidente. Ankara sta cercando di acquistare aerei da combattimento americani F-16 per miliardi di dollari, mentre gli Stati Uniti e l’Europa spingono la Turchia ad approvare l’adesione della Svezia alla Nato.

La questione russa può quindi esacerbare rapporti già compromessi per una serie di motivi, con Erdogan da sempre osservato con prudenza in Occidente per le sue politiche non proprio democratiche. L’asse della manica della Turchia, però, resta la sua posizione strategica nel Mediterraneo per l’Europa - soprattutto in tema di migranti - e il ruolo da protagonista in un’area calda e cruciale per commercio e sicurezza mondiali.

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