Pensioni, ti svelo dei trucchi legali. Così puoi “fregare” la Fornero

Simone Micocci

22 Maggio 2025 - 10:15

Sai che puoi andare prima in pensione, aggirando le regole della Fornero, sommando due o più misure? Ecco alcune strade utili da percorrere.

Pensioni, ti svelo dei trucchi legali. Così puoi “fregare” la Fornero

Ci sono diversi trucchi - assolutamente legali - per andare in pensione prima rispetto a quanto stabilito dalla normativa, alcuni dei quali richiedono la “somma” di più misure. Ad esempio, è possibile lasciare l’azienda con ben 6 anni di anticipo rispetto a quanto richiesto dalla pensione di vecchiaia che ricordiamo necessita del compimento dei 67 anni di età.

Di “trucchi” che consentono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro ce ne sono molti: nonostante la legge Fornero resista prevedendo generalmente delle regole di pensionamento più severe rispetto a quelle previste in altri Paesi d’Europa, l’età pensionabile effettiva si abbassa notevolmente grazie a quelle che possiamo definire come delle importanti misure di flessibilità.

Conoscere quali sono questi trucchi è importante per assicurarsi una via d’uscita più rapida del previsto; ecco perché è sempre importante essere informati rispetto a cosa prevede la normativa sulle pensioni in Italia. Ad esempio, noi ne abbiamo individuati almeno un paio che potete utilizzare sfruttando l’indennità di disoccupazione Naspi.

Il trucco per andare in pensione prima che somma Naspi e Ape Sociale

Dovete sapere che l’indennità di disoccupazione va spesso in soccorso di quei lavoratori che vogliono smettere di lavorare prima del compimento dei 67 anni di età richiesti dalla pensione di vecchiaia.

La Naspi, infatti, può configurarsi come una misura di accompagnamento alla pensione in quanto dà accesso a una serie di misure di flessibilità per la pensione. Ad esempio all’Ape sociale, ossia quella misura di accompagnamento alla pensione che si raggiunge al compimento dei 63 anni e 3 mesi di età (a fronte di almeno 30 anni di contributi).

L’Ape Sociale è il cosiddetto anticipo pensionistico, inteso come lo strumento che riconosce nel periodo che separa il lavoratore dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia un’indennità sostitutiva riconosciuta per 12 mensilità pari all’importo maturato (ma fino a un massimo di 1.500 euro). Tuttavia, non tutti vi possono accedere: serve essere disoccupati e aver cessato di fruire dell’indennità di disoccupazione Naspi da almeno 3 mesi, o in alternativa invalidi, caregiver o lavoratori addetti a mansioni usuranti (in tal caso gli anni di contributi richiesti sono 36).

Concentriamoci sul primo punto: essere disoccupati e aver terminato il periodo di Naspi. Al fine di accedere all’Ape Sociale, quindi, si potrebbe valutare con l’azienda il proprio licenziamento (attenzione, non le dimissioni che invece precludono l’accesso all’indennità in questione), così da avere accesso alla Naspi che nella migliore delle ipotesi - ossia in presenza di un rapporto di lavoro che dura da almeno 4 anni - viene riconosciuta per 2 anni.

Di fatto, si può smettere di lavorare già all’età di 61 anni, così da prendere la Naspi fino a 63 anni. Poi, a 63 anni e 3 mesi (con un vuoto quindi di 3 mensilità dove tuttavia si può accedere ad altri strumenti di sostegno, come ad esempio all’Assegno di inclusione) si fa domanda di Ape Sociale che vi accompagnerà fino al compimento dei 67 anni.

Il trucco per andare in pensione prima che somma Naspi e Quota 41

Un’altra misura di flessibilità che ti consente di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro “fregando” quanto stabilito dalla legge Fornero è Quota 41, per la quale sono sufficienti 41 anni di contributi per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica. Un’agevolazione che consente di anticipare di qualche anno il collocamento in quiescenza: ricordiamo, infatti, che altrimenti la pensione anticipata richiede 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).

Anche Quota 41 è però riservata agli stessi profili di tutela previsti per l’Ape Sociale. Si può fare quindi lo stesso discorso: farsi licenziare - con l’azienda che potrebbe essere interessata a questa possibilità al fine da agevolare il ricambio generazionale - e accedere alla Naspi, durante la quale continua a essere riconosciuta una contribuzione figurativa.

Considerando che la Naspi può avere una durata massima di 2 anni, è consigliabile attivarsi già al raggiungimento dei 39 anni di contributi. In questo modo, grazie ai contributi figurativi riconosciuti dall’Inps durante il periodo di disoccupazione, si potranno maturare gli ulteriori 2 anni necessari per arrivare ai 41 anni richiesti per accedere a Quota 41.

Attenzione però, perché Quota 41 richiede un ulteriore requisito: dei 39 anni di contributi almeno uno settimanale deve risultare versato entro il 31 dicembre 1995, data che ha segnato il passaggio dal sistema di calcolo retributivo al contributivo.

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