Pensioni, riforma rinviata: il governo non ha soluzioni per legge Fornero e Opzione donna?

Simone Micocci

8 Febbraio 2023 - 10:39

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Riforma pensioni, slitta di qualche giorno il secondo incontro con i sindacati. «Ragioni istituzionali» spiega il ministero del Lavoro, ma c’è chi ritiene che la motivazione si un’altra.

Pensioni, riforma rinviata: il governo non ha soluzioni per legge Fornero e Opzione donna?

Mentre in Francia continua lo sciopero contro la riforma delle pensioni, in Italia il confronto tra sindacati e governo ha subito un piccolo rallentamento. Il secondo incontro, in programma per oggi 8 febbraio, è stato infatti rimandato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, e rifissato a lunedì 13 febbraio.

Non è chiara la motivazione di questo stop temporaneo alla riforma, anche perché nel comunicato che è stato inviato ai sindacati a meno di 24 ore dall’evento il ministero si limita a parlare di “impegni istituzionali sopraggiunti”, ma essendo “riservati” non ne sono stati forniti i dettagli.

Un rinvio che non fa altro che alimentare gli animi delle parti sociali, le quali aspettano risposte concrete nel prossimo incontro: in particolare, oggetto della contesa è Opzione donna, per la quale il governo teme nuove proteste dopo quella in programma oggi, ma bisognerà fare chiarezza anche sulle risorse da destinare alla nuova riforma.

Riforma pensioni, secondo incontro rinviato

Doveva essere un incontro importante quello previsto per oggi, mercoledì 8 febbraio, visto che i sindacati attendevano una risposta su quante saranno le risorse da destinare alla riforma delle pensioni il cui primo step dovrebbe essere attuato già per il 2024.

Tuttavia, a poche ore dal confronto è arrivato il rinvio al 13 febbraio 2023, il prossimo lunedì. Ragioni “istituzionali” la motivazione ufficiale, ma c’è chi non ci crede e ritiene che il ministero del Lavoro si sia preso più tempo per elaborare una proposta da presentare alle parti sociali. E anche per fornire una risposta sul futuro di Opzione donna: nonostante le rassicurazioni della ministra Calderone nel corso del primo incontro, infatti, a oggi non si segnalano novità per la misura di flessibilità che secondo le ultime stime riguarderà una platea ristretta di 2.500 lavoratrici a causa della stretta apportata dalla legge di Bilancio 2023.

D’altronde, il tema dell’incontro è “dei giovani e delle donne”, quindi è chiaro che un ampio spazio del dibattito verrà dedicato ad Opzione donna e a quali misure di tutela intende adottare il governo Meloni per consentire il pensionamento anticipato a una delle categorie dei cosiddetti “fragili”. Le misure attualmente in vigore, come Quota 103, favoriscono chiaramente gli uomini in quanto storicamente questi hanno maggiori possibilità di raggiungere un elevato numero di contributi, e l’unica che era stata pensata per le donne è stata ampiamente rivisitata dalla manovra con una netta riduzione della platea dei beneficiari.

Il problema è che al momento il ministero non sembra avere risposte concrete alle richieste dei sindacati, ragion per cui alcuni scettici ritengono che sia questa la vera motivazione che ha portato il governo a rinviare il confronto in programma per oggi.

Quali modifiche alla Fornero?

Inoltre, come riportato dal Manifesto, da giorni i sindacati attendono un documento che fissi le modifiche alla legge Fornero, una riforma tanto promessa dalla maggioranza - recentemente ne abbiamo parlato con il sottosegretario all’Economia Federico Freni - ma che per il momento non ha ancora una data di attuazione, né tantomeno ne sono state definite le caratteristiche.

Non che sia semplice, chiaro, e il governo ha comunque garantito che entro la fine della primavera verrà trovato un accordo così da poterne stanziare le risorse con il Def; tuttavia, tra i sindacati al momento non aleggia fiducia nei confronti della riforma delle pensioni e neppure tra i diretti interessati visto che per oggi è in programma un’altra protesta di piazza: il Comitato per Opzione donna ha infatti organizzato una manifestazione che si terrà a Roma, con la richiesta al governo Meloni di ripristinare la misura così com’era fino alla scorso anno, prima che i nuovi requisiti introdotti dalla legge di Bilancio la rendessero inaccessibile.

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