Opzione donna 2023, proroga ma platea ridotta: guida alle novità

Simone Micocci

28 Novembre 2022 - 18:51

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Opzione donna, cambia tutto: nel 2023 possono andarci solo caregiver, invalide e licenziate per crisi aziendale. E nel frattempo per chi non ha figli l’età aumenta a 60 anni.

Opzione donna 2023, proroga ma platea ridotta: guida alle novità

Altro che proroga: Opzione donna, misura che in questi anni ha consentito il pensionamento anticipato a migliaia di lavoratrici, è stata oggetto di profonda revisione in legge di Bilancio 2023.

Con il testo della manovra, infatti, viene sensibilmente ridotta la platea delle beneficiarie di Opzione donna, visto che oltre all’incremento dell’età in cui è possibile aderire a tale misura sono stati introdotti anche altri requisiti non semplici da soddisfare. Così come ritagliata dalla manovra, Opzione donna risulta una misura di flessibilità per poche, confermando quindi quanto già sosteniamo da giorni: la legge di Bilancio 2023 non cancella la legge Fornero, anzi.

Tant’è che molte di coloro che speravano nella proroga di Opzione donna così da poter andare in pensione nel 2023 sono rimaste deluse da quanto fatto - o meglio, non fatto - dal governo Meloni e sperano che con il passaggio in Parlamento possano esserci modifiche in tal senso.

La richiesta è chiara: prorogare al 31 dicembre 2022 il limite entro cui maturare i requisiti previsti per andare in pensione con Opzione donna (come appunto fatto dal governo), ma senza altri cambiamenti. No quindi al limite di età condizionato dal numero di figli, ancora peggio per il requisito secondo cui chi accede a Opzione donna deve far parte di una delle categorie delle cosiddette fragili.

Nell’attesa di eventuali modifiche al testo della legge di Bilancio 2023, vediamo come funzionerà Opzione donna il prossimo anno e quali lavoratrici ne potranno fare accesso.

Opzione donna anche nel 2023

La legge di Bilancio 2023 risponde solo parzialmente alle esigenze di tutte quelle lavoratrici che chiedevano a gran voce la conferma di Opzione donna per un altro anno. Nel testo della manovra, infatti, viene spostato il termine ultimo entro cui una lavoratrice deve maturare i requisiti per l’accesso a Opzione donna, il quale viene portato al 31 dicembre 2022, ma allo stesso tempo vengono fissati dei paletti che ne riducono la platea.

Requisito anagrafico per l’accesso a Opzione donna nel 2023

Tuttavia, coloro che maturano i requisiti tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022 devono soddisfare un requisito anagrafico differente da quello valido per tutto il 2021.

Nel dettaglio:

  • possono andare in pensione a 58 anni solamente le donne che hanno almeno 2 figli;
  • con 1 solo figlio, invece, il requisito anagrafico sale fino a 59 anni;
  • mentre senza figli sarà di 60 anni.

Una novità che comporta uno svantaggio per le lavoratrici dipendenti, le quali fino a oggi potevano andare in pensione a 58 anni indipendentemente dal numero di figli. Tale novità, invece, potrebbe avvantaggiare le lavoratrici autonome: il requisito anagrafico a loro richiesto (59 anni) viene infatti equiparato a quello previsto per le dipendenti, riconoscendo così anche a loro la possibilità di andare in pensione a 58 anni qualora nel corso della loro vita abbiano avuto almeno 2 figli.

Di fatto, quindi, con Opzione donna nel 2023 scatta una maggiore valorizzazione del lavoro di cura, in quanto l’accesso anticipato alla pensione viene condizionato dal numero di figli.

Requisito contributivo

Il requisito contributivo non subisce modifiche rispetto all’anno in corso: anche nel 2023 per andare in pensione con Opzione donna serve aver maturato almeno 35 anni di contribuzione, il che deve avvenire entro la data del 31 dicembre 2022.

Ulteriore requisito introdotto nel 2023

E non è tutto. Per accedere a Opzione donna, infatti, bisogna far parte anche di una delle seguenti categorie:

  • coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • invalide almeno al 74%;
  • sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.

Per quest’ultime il diritto a Opzione donna si matura comunque a 58 anni, indipendentemente dal numero di figli a carico.

Ricalcolo contributivo

Resta anche la penalizzazione in uscita per coloro che accedono a Opzione donna.

Anche nel 2023, quindi, chi va in pensione ricorrendo a tale misura dovrà accettare che l’assegno venga calcolato interamente con il sistema contributivo, generando una penalizzazione tanto più elevata quanto più è rilevante il periodo che senza Opzione donna sarebbe stato calcolato con il sistema retributivo.

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