Pensioni, ritorno della legge Fornero nel 2023. Perché la legge di Bilancio non riesce a evitarlo

Simone Micocci

25 Novembre 2022 - 13:03

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Ritorno della legge Fornero nel 2023 impedito dalla nuova Quota 103? Le cose non stanno proprio così, vi spieghiamo il perché.

Pensioni, ritorno della legge Fornero nel 2023. Perché la legge di Bilancio non riesce a evitarlo

Obiettivo della legge di Bilancio 2023 era evitare il ritorno integrale della legge Fornero per le pensioni. Tuttavia, guardando alle novità introdotte, possiamo dire che tale obiettivo sia fallito.

D’altronde, già parlare di ritorno della legge Fornero, come più volte ribadito su queste pagine, non è corretto. La legge Fornero è sempre al suo posto, visto che nella maggior parte dei casi chi va in pensione lo fa tenendo conto dei requisiti dettati dalla riforma del 2011.

Ci sono delle forme di flessibilità - come appunto l’Ape sociale e Opzione donna, entrambe rinnovate con la legge di Bilancio 2023 - ma si tratta di misure a cui ogni anno aderisce un numero limitato di persone.

Qualche dato più confortante è arrivato con Quota 100, che tra il 2019 e il 2021 ha consentito il pensionamento di circa 380 mila persone, ma siamo comunque lontani dal poter dire che tale misura ha cancellato la riforma Fornero.

Eppure la dialettica di una parte della politica in questi anni è sempre stata la stessa, con Matteo Salvini che più volte ha promesso le barricate nel caso di ritorno integrale alla legge Fornero. Per questo motivo con la legge di Bilancio 2023 viene introdotta una nuova misura di flessibilità, la cosiddetta Quota 103, che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe impedire il ritorno integrale alla legge Fornero riconoscendo una valida alternativa a coloro che vogliono andare in pensione prima del raggiungimento dei requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia e dalla pensione anticipata.

Una misura che tuttavia, come è stato per Quota 102, riguarderà pochissimi lavoratori.

Cos’è Quota 103?

Quota 103 è una misura che consente il pensionamento anticipato a coloro che entro la data del 31 dicembre 2023 maturano almeno 41 anni di contributi e hanno compiuto almeno 62 anni di età. Di fatto, tale misura è riservata ai nati entro il 1961.

Si tratta, effettivamente di una forma di tutela per coloro che per poco non sono riusciti a raggiungere i requisiti per andare in pensione con Quota 100, laddove era richiesta un’età anagrafica di 62 anni e 38 anni di contributi. Quota 103, quindi, riesce nell’obiettivo fallito da Quota 102, età 64 anni e 38 anni di contributi, a cui hanno fatto domanda poco più di 3.000 persone.

Quota 103, infatti, si rivolge a coloro che al 31 dicembre 2021 avevano compiuto i 60 anni e avevano maturato almeno 39 anni di contributi; questi, pur superando il requisito contributivo richiesto da Quota 100, 38 anni di età, non ne hanno soddisfatto il limite anagrafico, 62 anni, e per questo motivo non hanno potuto approfittare del pensionamento anticipato.

Quante persone potranno andare in pensione con Quota 103?

Secondo le stime dell’Inps, potenzialmente sono circa 50.000 le persone che il prossimo anno possono vantare almeno 41 anni di contributi a fronte di un’età di almeno 62 anni. Questi i potenziali beneficiari di Quota 103, ma il numero delle domande - così come stato per Quota 100 e per Quota 102 - potrebbe essere di molto inferiore.

Perché Quota 103 non cancella la legge Fornero?

Stando ai dati Inps, nel 2021 sono state 1.315.171 le pensioni liquidate, di cui il 55,8% riferisce a trattamenti previdenziali. Ciò significa che circa 730 mila persone sono andate in pensione, di cui la maggior parte ricorrendo a pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi) e pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne), così come ritagliate dalla riforma Fornero del 2011.

All’incirca, ogni anno vanno in pensione 700 mila lavoratori, ragion per cui non è corretto ritenere che Quota 103, che si rivolge ad appena 50 mila persone, possa in qualche modo evitare il ritorno della legge Fornero.

Anche perché la maggior parte di questi 50 mila, sempre se tutti aderiranno a tale alternativa, sarebbero comunque andati in pensione da lì a poco. Ricordiamo, infatti, che per la pensione anticipata sono richiesti, indipendentemente dall’età anagrafica, 42 anni e 10 mesi di contributi, appena 1 anno e 10 mesi in più rispetto a Quota 103. Per le donne, invece, essendo richiesti 41 anni e 10 mesi di contributi, l’anticipo è persino meno.

La pensione anticipata potrebbe essere più conveniente della Quota 103

Senza dimenticare poi che la pensione anticipata resta più conveniente di Quota 103, se non altro per la mancanza di alcuni paletti che invece vengono fissati per la nuova misura di flessibilità.

Ad esempio, la pensione percepita con Quota 103 non può essere superiore a 5 volte il trattamento minimo, quindi circa 2.700 euro; l’importo pieno verrà riconosciuto solo una volta che verranno maturati i requisiti previsti dalla “legislazione vigente” (la legge Fornero appunto). Senza dimenticare che chi va in pensione con Quota 103 potrà riprendere a lavorare solamente una volta compiuti i 67 anni, ossia al raggiungimento della pensione di vecchiaia. A chi conta di andare in pensione ma successivamente di arrotondare intraprendendo una nuova attività lavorativa, ad esempio come lavoratore autonomo, quindi conviene aspettare qualche mese e accedere alla pensione anticipata, dove invece non sono previsti paletti riguardo alla possibilità di riprendere a lavorare.

Ragion per cui il numero di coloro che andranno in pensione con Quota 103 potrebbe essere notevolmente più basso rispetto ai 50 mila potenziali beneficiari della misura.

Opzione donna peggiorata

E ancora, va detto che il governo Meloni ha reso più severi i requisiti di accesso a Opzione donna nel 2023, restringendo la platea delle 58enni, ossia per le nate nel 1964, che potranno aderirvi.

È vero infatti che l’accesso alla misura viene esteso a coloro che ne raggiungono i requisiti nel 2022 (mentre il limite precedente era fissato al 31 dicembre 2021), ma è anche vero che per poter accedere a Opzione donna a 58 anni bisogna avere almeno 2 figli. Altrimenti, il diritto a Opzione donna si raggiunge a 59 anni con un figlio, 60 anni senza alcun figlio.

Quindi, una donna nata nel 1964 senza figli, oppure con uno solo, pur compiendo i 58 anni nel 2022 non potrà accedere a tale misura. Di fatto, la platea delle beneficiarie di Opzione donna, rispetto a quest’anno, sarà persino ridotta.

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