Pensioni oggi: in sede di trattativa sulla riforma i sindacati presentarono 11 proposte congiunte al governo, vediamo allora quante di queste sono state poi adottate.
Pensioni oggi: approvata la riforma all’interno della legge di Bilancio, siamo andati a riprendere la proposta dei sindacati al governo contenuta in un documento unitario che era stato recapitato lo scorso settembre.
Undici proposte quelle partorite da Cgil, Cisl e Uil, che si sperava potessero trovare spazio nella riforma che all’epoca stava prendendo forma. Le pensioni oggi però ci raccontano com’è andata, con molti dei temi caldeggiati che sono stati disattesi.
Pensioni oggi: cosa avevano chiesto i sindacati?
Le pensioni oggi sono uno dei temi principali di questo inizio di campagna elettorale che ci porterà alle elezioni politiche del 4 marzo. Dalla Lega Nord fino ai 5 Stelle passando per Forza Italia, tutti sembrerebbero avere in mano la bacchetta magica per migliorare l’attuale struttura previdenziale.
Fino a pochi mesi fa invece il confronto era tutto tra il governo e i sindacati, volenterosi di intavolare quella riforma delle pensioni che si pensava potesse essere la naturale conclusione della cosiddetta Fase 2.
Passata l’estate era giunto il momento di iniziare a imbastire quella riforma, da inglobare poi all’interno della legge di Bilancio, che nelle intenzioni avrebbe portato ulteriori accorgimenti alle problematiche che si sono venute a creare con la legge Fornero.
Cgil, Cisl e Uil, hanno così presentato al governo un documento unitario dove si andavano a elencare gli undici punti che per i tre sindacati dovevano essere l’ossatura della riforma delle pensioni.
- Revisione del meccanismo di adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione in relazione agli incrementi della speranza di vita
- Superamento delle disparità di genere delle donne e valorizzazione del lavoro di cura
- Flessibilità in uscita e sostegno alle future pensioni dei giovani
- Interventi per il rafforzamento della previdenza complementare ed il rilancio delle adesioni
- Separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale
- Ripristino della perequazione dei trattamenti pensionistici
- Ape sociale e pensione anticipata per i lavoratori precoci/Cumulo Gratuito
- Revisione delle norme che prevedono il posticipo del termine di percezione dei Tfr e dei Tfs dei dipendenti pubblici
- Emanazione del decreto di semplificazione delle procedure per il pensionamento in caso di lavoro usurante
- Verifica della consistenza delle risorse residuate per l’opzione donna e l’ottava salvaguardia relativa agli esodati gestendo le problematiche aperte
- Ribadiamo la necessità di favorire una rapida approvazione della legge di riforma della governance degli Enti previdenziali, che affermi un vero sistema duale con una più precisa ed efficiente ripartizione dei poteri tra l’attività di gestione e l’attività di indirizzo strategico e di sorveglianza
Undici proposte dettagliate che però hanno trovato un ostacolo non da poco: la “strada stretta” economicamente parlando che il governo ha fin da subito messo in chiaro a riguardo della riforma delle pensioni.
Cosa è stato approvato?
Dopo la presentazione del documento unitario, il discorso in merito alla riforma delle pensioni si è fin da subito spostato sul delicato tema del meccanismo di innalzamento dell’età pensionabile.
Gli undici punti presentati sono usciti un po’ fuori dai radar delle trattative e, alla fine, molti sono stati disattesi visto che i pochi fondi a disposizione sono stati quasi tutti usati per creare una platea di lavori gravosi da escludere dall’innalzamento dell’età pensionabile.
Il primo punto del documento quindi è stato parzialmente accolto: anche se non si è bloccato il meccanismo come chiesto dai sindacati, si è riusciti ad apportare le prime modifiche alla legge che scatterà il 1 gennaio 2019.
Per il resto alcune buone decisioni sono state prese in merito ai lavori di cura, è passato il cumulo gratuito e lo sconto alle donne per quanto riguarda l’Ape Social di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni (tre era la richiesta dei sindacati).
In questo 2018 poi c’è stato il ritorno della perequazione, con conseguente aumento degli assegni, mentre sono state semplificate e ampliate le modalità di accesso sempre per quanto riguarda l’Ape Social.
Tutto il resto delle proposte sono state rispedite al mittente. Una situazione che ha provocato anche la frattura del fronte sindacale: la Cgil è scesa in piazza mentre Cisl e Uil alla fine hanno dichiarato che è stato fatto il massimo con i pochi fondi a disposizione.
Una vicenda questa della trattativa sulla riforma che dovrebbe essere presa a esempio da chi parla di pensioni oggi in merito alla campagna elettorale: prima di proporre “rivoluzioni epocali” in tema previdenziale, meglio prima che si facciano i conti sulle reale fattibilità a livello economico di queste misure senza illudere i lavoratori.
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