Riforma delle pensioni, flessibilità e aumenti ma non solo: in arrivo novità per il Tfr.
Il dibattito sulla riforma delle pensioni non si ferma nemmeno durante la pausa estiva. Anzi, le ultime dichiarazioni arrivate dal governo iniziano a delineare il pacchetto di misure che dovrebbe trovare spazio nella legge di Bilancio 2026.
Gli obiettivi messi sul tavolo sono chiari: rendere più flessibile l’uscita dal lavoro, evitare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027 e garantire importi più adeguati agli assegni. Il tutto, però, dovrà fare i conti con la disponibilità di risorse pubbliche, che resta l’incognita principale.
Non a caso, si parla di una manovra “ricca” sul fronte previdenziale, anche perché il governo vuole scongiurare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita che scatterebbe tra due anni. Un impegno ribadito più volte dagli esponenti dell’esecutivo, ma che potrebbe richiedere miliardi di euro di copertura.
Accanto al tema dell’età pensionabile, torna al centro anche la flessibilità in uscita. Dopo il flop di Quota 103, che non ha registrato il successo sperato e che difficilmente sarà confermata, l’esecutivo studia nuovi canali di pensionamento anticipato, cercando di superare lo stallo degli ultimi due anni.
In attesa che i lavori entrino nel vivo subito dopo l’estate, ecco un quadro delle ipotesi in discussione: dalla possibilità di andare in pensione prima all’aumento degli importi, passando per le novità sul Tfr che, per i neoassunti dal 2026, potrebbero cambiare radicalmente il modo di costruire la propria rendita futura.
Nel 2026 si andrà prima in pensione?
Nel pacchetto di misure finanziate dalla legge di Bilancio 2026 dovrebbe trovare spazio il blocco, seppur temporaneo, dell’adeguamento con le speranze di vita dei requisiti di pensionamento. Come certificato dall’Istat, infatti, le aspettative di vita si sono allungate e come disciplinato dalla legge Fornero questo porterà a un adeguamento dell’età pensionabile.
Nel dettaglio, l’incremento sarà di 3 mesi e si applicherà, a partire dal 2027, tanto sulla pensione di vecchiaia quanto su quella anticipata. Governo permettendo però: come più volte assicurato, infatti, l’esecutivo è al lavoro per “congelare” la revisione dei requisiti. Servirà però qualche miliardo di euro per farlo, ecco perché al momento non è da escludere che questa misura troverà spazio solamente con la successiva manovra finanziaria, quella per il 2027 appunto, che tra l’altro sarà l’ultima firmata da questo esecutivo.
Bisognerà prendere, invece, al più presto una decisione per quanto riguarda Opzione Donna e Quota 103, entrambe in scadenza. Il loro destino potrebbe essere lo stesso, visto che i numeri registrati in questi anni sono talmente bassi da non giustificare una conferma. Il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, previsto per chi ricorre a queste misure, infatti, ha rappresentato un forte disincentivo, limitando così gli accessi.
Al loro posto dovrebbero trovare spazio due misure di flessibilità. La prima è Quota 41 flessibile che richiama per molti aspetti Quota 103. Anche in questo caso, infatti, si potrà smettere di lavorare con 41 anni di lavoro, a patto però di aver compiuto i 62 anni di età. Ci sarà sempre una penalizzazione per chi anticipa la data del pensionamento, ma più contenuta: per ogni anno di anticipo, infatti, scatterà un taglio dell’assegno di circa il 2%, che non verrà applicato per coloro che hanno un Isee inferiore a una certa soglia (che dovrebbe essere di circa 35.000 euro).
D’altra parte, si lavora all’estensione per tutti i lavoratori della pensione anticipata a 64 anni di età e con 25 anni di contributi. Oggi riservata ai soli contributivi puri, dal prossimo anno potrebbe essere estesa anche a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Ma c’è un terzo requisito, di tipo economico: per smettere di lavorare a 64 anni, infatti, bisogna dimostrare di aver maturato un assegno sufficiente per vivere una vita dignitosa. Nel dettaglio, serve aver raggiunto 3 volte il valore dell’Assegno sociale, oppure 2,8 volte nel caso delle donne con un figlio e 2,6 volte per quelle che ne hanno almeno 2.
Nel 2026 aumentano gli importi delle pensioni?
La cattiva notizia è che nel 2026 è confermato l’aumento straordinario delle pensioni minime ma in misura inferiore rispetto al 2,2% applicato oggi. Dal prossimo anno, infatti, chi prende una pensione d’importo inferiore al trattamento minimo - circa 603 euro oggi - godrà di un ulteriore aumento di appena l’1,5% del valore percepito. Non è da escludere però che con la prossima manovra il governo ritocchi questo limite, riportandolo almeno nella misura attuale.
La buona notizia è che nel contempo dovrebbe esserci l’approvazione di una riforma fiscale che andrà a rivedere le aliquote Irpef. Per il secondo scaglione, quello che va da 28.000 a 50.000 euro (con la possibilità che venga portato a 60.000 euro), dovrebbe esserci un taglio di due punti percentuali, scendendo così dal 35% al 33%. Un’operazione che se confermata andrebbe a garantire un aumento annuo netto fino a un massimo di 440 euro, 640 euro nel caso in cui il limite del secondo scaglione venisse portato a 60.000 euro.
Ecco una tabella che spiega nel dettaglio i singoli importi in base al valore lordo della pensione percepita, ricordando però che anche sulla riforma fiscale al momento non c’è nulla di certo.
Pensione annua lorda | Pensione mensile lorda | Importo tassato con l’aliquota del secondo scaglione | Risparmio annuo con aliquota del 33% | Risparmio mensile su 12 mensilità |
---|---|---|---|---|
28.000 | 2.153,85 | 0 | 0,00 | 0,00 |
30.000 | 2.307,69 | 2.000 | 40,00 | 3,33 |
32.000 | 2.461,54 | 4.000 | 80,00 | 6,67 |
34.000 | 2.615,38 | 6.000 | 120,00 | 10,00 |
36.000 | 2.769,23 | 8.000 | 160,00 | 13,33 |
38.000 | 2.923,08 | 10.000 | 200,00 | 16,67 |
40.000 | 3.076,92 | 12.000 | 240,00 | 20,00 |
42.000 | 3.230,77 | 14.000 | 280,00 | 23,33 |
44.000 | 3.384,62 | 16.000 | 320,00 | 26,67 |
46.000 | 3.538,46 | 18.000 | 360,00 | 30,00 |
48.000 | 3.692,31 | 20.000 | 400,00 | 33,33 |
50.000 | 3.846,15 | 22.000 | 440,00 | 36,67 |
52.000 | 4.000,00 | 24.000 | 480,00 | 40,00 |
54.000 | 4.153,85 | 26.000 | 520,00 | 43,33 |
56.000 | 4.307,69 | 28.000 | 560,00 | 46,67 |
58.000 | 4.461,54 | 30.000 | 600,00 | 50,00 |
60.000 | 4.615,38 | 32.000 | 640,00 | 53,33 |
Le novità per il Tfr
La prossima riforma delle pensioni potrebbe introdurre un cambiamento importante per i neoassunti dal 2026 in poi. Come annunciato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon durante un convegno di Itinerari previdenziali, il trattamento di fine rapporto finirà automaticamente nei fondi pensione, salvo diversa scelta del lavoratore.
Il meccanismo previsto è quello del “silenzio-assenso al contrario”: a differenza del 2007, quando il Tfr restava in azienda se non si esprimeva alcuna preferenza, ora la regola si ribalta. Per i nuovi assunti il conferimento ai fondi sarà automatico, mentre chi vorrà mantenerlo in azienda dovrà dichiararlo esplicitamente entro 6 mesi dall’assunzione. In sostanza, circa un mese di stipendio all’anno verrebbe destinato alla previdenza complementare, contribuendo a costruire una rendita futura che si va ad aggiungere alla pensione pubblica.
Secondo le stime, la misura interesserebbe ogni anno circa 420 mila lavoratori, con l’obiettivo di rafforzare le adesioni alla previdenza integrativa, oggi ancora troppo basse soprattutto nelle piccole imprese (meno del 10% dei dipendenti iscritti, contro circa il 90% nelle grandi aziende).
La proposta riapre anche il tema del finanziamento delle piccole e medie imprese, la maggor parte in Italia. Il Tfr lasciato in azienda, infatti, è da sempre una risorsa di autofinanziamento per molte realtà produttive: per questo Durigon ha rilanciato l’idea di ricostituire il Fondo di garanzia per le imprese sul Tfr, abolito nel 2006, e ha riconosciuto che servirà trovare coperture per compensare il flusso destinato oggi all’Inps nelle aziende con più di 50 dipendenti.
In prospettiva, questo passo verso la previdenza integrativa si lega anche al dibattito più ampio sulla possibilità di uscire prima dal lavoro. Infatti, già oggi - per merito di quanto deciso dall’ultima manovra - per accedere alla pensione anticipata a 64 anni è possibile considerare anche quanto accumulato nei fondi pensione. Se confermata, la riforma potrebbe quindi rendere più semplice l’accesso al canale della pensione anticipata, oltre a spingere i giovani ad avviare da subito un percorso di risparmio previdenziale.
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