Pensioni: le novità saltate con la caduta del Governo M5S-Lega

Antonio Cosenza

9 Settembre 2019 - 08:10

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Con il cambio di Governo cambiano anche le politiche sulle pensioni: ecco quali sono i provvedimenti, già annunciati, che rischiano di saltare con il cambio di maggioranza.

Pensioni: le novità saltate con la caduta del Governo M5S-Lega

Il passaggio da un Governo M5S-Lega ad uno M5S-Partito Democratico avrà ripercussioni sulle pensioni. Ne sono la dimostrazione le voci di una possibile revisione di Quota 100, misura cardine della riforma delle pensioni approvata dal precedente Esecutivo che adesso potrebbe essere tagliata così da riutilizzare le risorse per l’approvazione di alcuni punti del nuovo programma di Governo.

Tra le priorità del Governo per il 2020 non figurano le pensioni: qualcosa verrà fatto, come ad esempio la proroga di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, e qualcos’altro si farà in futuro (vedi, ad esempio, la pensione di garanzia), ma per il resto non dobbiamo aspettarci grandi novità per il prossimo anno.

Il cambio di rotta sulle pensioni avrà anche ripercussioni su alcuni provvedimenti in cantiere con il Governo Lega-M5S che adesso rischiano di andare in archivio senza essere realizzati. Vediamo di cosa si tratta, per la delusione di tutti coloro che speravano in novità in tal senso.

Aumento pensioni invalidità: annunciato dal Governo M5S-Lega, non menzionato dal Conte Bis

Nei mesi scorsi sia da parte della Lega che dal Movimento 5 Stelle era arrivata la conferma dell’intenzione, già per il 2020, di aumentare l’importo delle pensioni di invalidità.

Un traguardo che doveva essere raggiunto già con l’introduzione della pensione di cittadinanza, come promesso da Di Maio, salvo poi rendersi conto che questa misura non andava a toccare l’importo delle pensioni di invalidità.

Per questo motivo Lega e Movimento 5 Stelle, come confermato da entrambe le parti, avevano deciso di intervenire già dal 2020 sui trattamenti di invalidità così da aumentarne consistentemente l’importo.

Il problema è che con il cambio di maggioranza, che introduce nuove priorità da affrontare, questo tema sembra essere sceso in secondo piano: basti vedere che nel programma del Governo Conte Bis non si parla di pensioni di invalidità.

Quota 41 per tutti: si farà?

Mentre per l’aumento delle pensioni di invalidità erano previste novità già per il 2020, per il raggiungimento del grande obiettivo annunciato dal Governo Lega-Movimento 5 Stelle bisognava attendere ancora qualche anno.

Ci riferiamo all’estensione di Quota 41 - misura che consente il pensionamento anticipato al raggiungimento dei 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica - per tutti i lavoratori, così da superare definitivamente l’impianto previdenziale frutto della riforma Fornero.

Oggi Quota 41 è riservata solo ai lavoratori precoci (12 mesi di contribuzione prima del compimento dei 19 anni) che rientrano in determinati profili di tutela (disoccupati, invalidi, caregivers, usuranti e gravosi), e questo ne riduce sostanzialmente la platea di beneficiari.

Di estendere Quota 41 a tutti i lavoratori, partendo inizialmente dai precoci, se ne è parlato con insistenza nei scorsi mesi: rispondendo alle varie pressioni delle associazioni di categoria, l’allora Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha prima garantito novità già per il 2019, salvo poi fare un passo indietro vista l’impossibilità del Governo di trovare risorse sia per Quota 100 che per l’estensione di Quota 41.

Quota 41, quindi, è diventato un obiettivo di lungo termine per il Governo Lega-M5S; entrambe le compagini, infatti, nei loro proclami hanno promesso l’estensione della misura una volta terminata la fase transitoria caratterizzata da Quota 100, quindi dal 1° gennaio 2022.

Con il cambio di maggioranza e di Esecutivo, però, il tutto è stato rimesso in discussione: storicamente, infatti, il Partito Democratico si è dimostrato molto prudente nell’approvare misure che aumentano notevolmente la spesa previdenziale italiana e Quota 41 per tutti sarebbe una di queste.

Senza dimenticare poi le pressioni arrivate dall’Unione Europea riguardo alla necessità per l’Italia di restare all’interno delle misure dettate dalla Legge Fornero; pressioni alle quali un Governo PD-M5S, visto il cambio di rapporti con l’UE, molto probabilmente si atterrà.

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