Pensioni, che novità: nel 2024 più persone potranno andarci a 61 anni

Simone Micocci

15 Marzo 2023 - 07:30

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Pensioni, possibile estensione della platea degli usuranti con la legge di Bilancio 2024. Portalettere e non solo: chi potrebbe smettere di lavorare a poco più di 61 anni.

Pensioni, che novità: nel 2024 più persone potranno andarci a 61 anni

Nel 2024 potrebbe esserci l’ampliamento della platea dei lavori usuranti, con la possibilità per coloro che svolgono le professioni individuate di anticipare l’accesso alla pensione.

Abbiamo già spiegato le ragioni per cui i tempi per la riforma delle pensioni, che almeno nelle intenzioni del governo Meloni dovrebbe portare all’estensione di Quota 41 entro la fine della legislatura, potrebbero essere più lunghi rispetto a quanto era stato previsto.

Tuttavia, questo non significa che nella legge di Bilancio 2024 non ci saranno novità sul fronte pensioni. E secondo le ultime indiscrezioni, tra la proroga di Quota 103 e le modifiche a Opzione donna, potrebbe trovare spazio l’estensione della platea degli usuranti con relativa possibilità di accedere alla cosiddetta Quota 97,6, con la quale si può andare in pensione a poco più di 61 anni.

Ad anticipare una tale possibilità è stato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon che rispondendo a un’interpellanza in commissione Lavoro avanzata dal deputato Franco Mari di Alleanza Verdi e Sinistra, ha parlato del possibile coinvolgimento nella platea degli usuranti anche per chi svolge la professione di portalettere.

Nuovi usuranti con la legge di Bilancio 2024?

Oggi l’elenco dei lavoratori usuranti conta solamente delle seguenti categorie:

  • lavoratori notturni;
  • addetti alla “linea catena”;
  • conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.

A questi si aggiungono i lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti, quali:

  • lavori in galleria, cava o miniera
  • lavori nelle cave
  • lavori nelle gallerie
  • lavori in cassoni ad aria compressa
  • lavori svolti dai palombari
  • lavori ad alte temperature
  • lavorazione del vetro cavo
  • lavori espletati in spazi ristretti
  • lavori di asportazione dell’amianto

Per chi svolge una professione che soddisfa le caratteristiche per essere configurata in una delle suddette categorie c’è il vantaggio di poter andare in pensione ai sensi del d.lgs n. 67 del 2011 (legge Fornero), ossia una volta che la somma tra età anagrafica (che deve essere almeno pari a 61 anni e 7 mesi) e contributi (almeno 35) restituisce come risultato 97,6.

Gli usuranti, quindi, non vanno confusi con i precoci, i quali invece possono accedere alla pensione con Quota 41 oppure smettere di lavorare in anticipo approfittando dell’Ape sociale.

L’elenco dei precoci, ai soli fini dell’Ape sociale, è stato ampliato con la legge di Bilancio 2022, mentre per gli usuranti potrebbe esserlo con quella per il 2024. Intanto potrebbero entrare a farne parte i portalettere, come confermato da Durigon a Franco Mari, il quale ritiene che sia doveroso “riconoscere la qualità usurante di questo lavoro che si svolge tutto all’aperto, in mezzo al traffico urbano, e comporta diverse patologie come artrosi, ernie, bronchite, polmoniti e purtroppo molte altre”.

Ma oltre ai portalettere potrebbero esserci altre categorie che verranno inserite tra i lavoratori usuranti, permettendo loro di andare in pensione con la cosiddetta Quota 97,6. D’altronde, da tempo si parla della necessità di garantire maggiore flessibilità in uscita perlomeno a coloro che svolgono lavori usuranti: la prossima legge di Bilancio potrebbe essere l’occasione giusta per farlo.

Cos’è Quota 97,6

Come anticipato, Quota 97,6 prende il nome dal risultato richiesto per la somma tra l’età anagrafica e gli anni di contributi, i quali a loro volta non possono essere inferiori, rispettivamente, a 61 anni e 7 mesi e a 35 anni.

Quindi, le combinazioni possibili per andare in pensione con Quota 97,6 sono:

  • 62 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi
  • 61 anni e 7 mesi e 36 di contributi

Ciò vale per i lavoratori dipendenti, mentre per gli autonomi si parla di Quota 98,6, dove il requisito contributivo minimo è sempre di 35 anni mentre quello anagrafico aumenta a 62 anni e 7 mesi.

In entrambi i casi il requisito contributivo va raggiunto al netto dei contributi figurativi accreditati nei periodi di malattia o disoccupazione.

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