Pensioni, il borsino per il 2024: cosa ne sarà di legge Fornero, Quota 41 e Opzione donna

Simone Micocci

09/06/2023

09/06/2023 - 08:03

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Andare in pensione nel 2024, cosa cambiare con la riforma annunciata dal governo? Ecco cosa può succedere a legge Fornero, Opzione donna, Quota 41 e Quota 103.

Pensioni, il borsino per il 2024: cosa ne sarà di legge Fornero, Quota 41 e Opzione donna

Di fatto, al netto dei due incontri perlopiù interlocutori che ci sono stati a inizio anno, il confronto per la riforma delle pensioni 2024 non è ancora iniziato.

A tal proposito, Giorgia Meloni ha assicurato che il confronto sugli anticipi ci sarà non appena l’Osservatorio istituito presso il ministero del Lavoro, con il compito di valutare l’impatto di una riforma, fornirà le risposte necessarie. Ma il tempo stringe in quanto le risorse da destinare alla riforma dovranno essere individuate entro l’approvazione della nota di aggiornamento al Def (per la quale c’è tempo fino al 27 settembre).

I temi sul tavolo sono diversi: dal superamento della legge Fornero al destino di Opzione donna e Ape sociale, fino alla possibilità che possa essere estesa a tutti la possibilità di andare in pensione indipendentemente dall’età con soli 41 anni di contributi.

Nell’attesa che il confronto entri nel vivo, fornendo tutte le risposte attese da chi è prossimo al pensionamento, possiamo provare - sulla base delle indiscrezioni circolate in queste settimane, nonché tenendo conto delle dichiarazioni fatte dagli esponenti della maggioranza - a stilare un borsino, facendo chiarezza su quali sono le percentuali che le singole misure hanno di essere approvate o confermate.

Addio alla riforma Fornero - 0%

Non ci sono possibilità di un addio alla legge Fornero; questo lo sa anche la maggioranza. Si tratta infatti di una riforma che ancora per i prossimi anni garantirà importanti risparmi, necessari per la messa in sicurezza del sistema pensionistico italiano.

Rinunciare alla legge Fornero, rivedendo completamente le strade per andare in pensione e abolire alcuni strumenti come l’adeguamento biennale con le speranze di vita, non è infatti un’opzione sul tavolo.

Anche perché, come spiegato da Carmelo Barbagallo (Uil pensioni), per cancellare la Fornero servono “un bel po’ di soldi” che per adesso il governo non ha.

Quota 41 per tutti - 20%

In parte collegata con l’addio alla legge Fornero in quanto Quota 41 per tutti, consentendo a ogni lavoratore di poter andare in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi, aiuterebbe a superare perlomeno una parte della riforma del 2011, quella che ha fissato il requisito per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, uno in meno per le donne.

Tuttavia, con un costo tra i 4 e i 5 miliardi di euro l’anno, non sembrano esserci le condizioni per estendere a tutti la possibilità oggi riservata solamente ad alcuni precoci.

Opzione donna - 20%

Stessa percentuale per la proroga di Opzione donna. Di fatto possiamo dire che Opzione donna si è fermata al 31 dicembre 2021: con la proroga al 31 dicembre 2022 approvata dall’ultima legge di Bilancio, infatti, ne sono stati cambiati anche i requisiti riservando a poche centinaia di lavoratrici la possibilità di andare in pensione in anticipo nel 2023.

Ricordiamo che originariamente Opzione donna consentiva di andare in pensione all’età di 58 anni (59 anni per le autonome) e con 35 anni di contributi, accettando un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Con la proroga attuata con l’ultima legge di Bilancio la platea è stata notevolmente ristretta, ufficialmente per “mancanza di risorse”: il requisito anagrafico è stato aumentato a 60 anni, riducendolo di 12 mesi per ogni figlio fino a un massimo di 24 mesi, e nel frattempo l’accesso alla misura è stato limitato solamente a disabili, caregiver e dipendenti di aziende fallite o in fase di fallimento.

Inutili le richieste dei sindacati, con il governo che nonostante le promesse non ha provveduto a ripristinare Opzione donna così com’era. Anzi, Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha persino ammesso “di non essere fan della misura” in quanto la penalizzazione richiesta alle donne è troppo alta a causa del ricalcolo contributivo. Dichiarazioni che riducono notevolmente le possibilità che Opzione donna possa tornare nel 2024 (per coloro che ne maturano i requisiti entro il 31 dicembre prossimo).

Quota 103 - 50%

Per il momento Quota 103 - misura che consente l’accesso alla pensione una volta che la somma tra età e contributi dà come risultato 103, con un minimo di 62 anni di età e 41 anni di contributi - è in vigore solamente per il 2023.

Il suo destino è legato a quello di altre misure, specialmente di Quota 41 per tutti: semmai il governo non dovesse riuscire a individuare altre misure di flessibilità, allora la soluzione di comodo sarebbe quella di confermare Quota 103 per almeno un altro anno.

Ape sociale - 90%

In scadenza il 31 dicembre anche l’Ape sociale, misura che consente ai lavoratori fragili - disoccupati, disabili, caregiver e addetti a lavori usuranti - di smettere di lavorare all’età di 63 anni e con 30 anni di contributi (36 nel caso degli usuranti).

Tuttavia, vista la platea a cui si rivolge, nonché il costo contenuto, non sembrano esserci rischi per una non conferma dell’Ape sociale che quindi dovrebbe restare in vigore anche nel 2024. Non diamo il 100% perché non c’è ancora la conferma ufficiale, ma le probabilità sono davvero molto alte.

Aumento delle pensioni minime - 100%

È sicuro poi che un aumento delle pensioni minime ci sarà: resta da definire in che misura nonché quali saranno i pensionati interessati.

Come già confermato dalla legge di Bilancio 2023, infatti, nel 2024 è atteso un incremento di tutte le pensioni minime grazie a una rivalutazione del 2,7% (rispetto all’1,5% attuale). Resta da capire, invece, cosa ne sarà della rivalutazione straordinaria del 6,40% che nel 2023 ha portato le pensioni minime per gli over 75 a toccare quota 600 euro: per il momento le risorse sono state stanziate solo nel 2023, ma non sembrano esserci dubbi riguardo a una conferma nel prossimo anno con l’asticella che potrebbe innalzarsi ulteriormente. Da definire anche la possibilità che l’aumento delle pensioni minime possa interessare anche le pensioni d’invalidità.

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