Pensioni, arriva l’intelligenza artificiale. E non è detto sia una buona notizia

Simone Micocci

22 Luglio 2025 - 09:32

Pensioni, intelligenza artificiale integrata nei servizi Inps. Controlli sempre più efficienti, soldi da restituire.

Pensioni, arriva l’intelligenza artificiale. E non è detto sia una buona notizia

L’intelligenza artificiale è entrata con prepotenza nelle nostre vite e anche le istituzioni ne stanno facendo un utilizzo sempre più importante al fine di migliorare i processi. A tal proposito, in questi giorni l’Inps ha comunicato di aver integrato l’intelligenza artificiale negli strumenti a propria disposizione, come potrebbero essere ad esempio i controlli sulle pensioni.

A confermarlo è stato il presidente dell’Istituto a margine della presentazione del Rapporto annuale Inps, di cui abbiamo già parlato in riferimento al fatto che da lì è emersa un’età media effettiva della pensione molto più bassa rispetto ai 67 anni richiesti dalla pensione di vecchiaia. Qui Fava ha colto l’occasione per annunciare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale come “infrastruttura strategica”, al servizio di un welfare che sia allo stesso tempo “predittivo, inclusivo e orientato alla gestione attiva delle transizioni”.

Gli effetti potrebbero portare a pessime notizie per alcuni pensionati i quali per “colpa” dell’intelligenza artificiale dovranno restituire dei soldi già percepiti. Grazie a questa nuova tecnologia, infatti, i controlli dell’Inps si fanno più puntuali e sfuggire alla “mannaia” delle pensioni sarà sempre più difficile.

Pensioni, arriva l’intelligenza artificiale. Ecco perché non è una buona notizia

Va detto che l’intelligenza artificiale rappresenta una svolta importante per l’efficienza dei servizi dell’Inps. L’integrazione di questi strumenti tecnologici avanzati consentirà all’Istituto di gestire in modo più rapido e preciso le pratiche previdenziali, offrendo un servizio maggiormente orientato al cittadino.

L’AI sarà infatti in grado di analizzare grandi quantità di dati in tempi molto ridotti, segnalare anomalie in tempo reale e prevenire eventuali errori futuri, contribuendo così a costruire un welfare più trasparente e affidabile.

Tuttavia, accanto a questi aspetti positivi, rischia di esserci anche un rovescio della medaglia che non va sottovalutato. L’adozione dell’intelligenza artificiale non si limiterà a migliorare le procedure future, in quanto potrebbe essere utilizzata anche per passare al setaccio il passato.

D’altronde, l’Inps sistematicamente avvia dei controlli retroattivi per individuare eventuali somme percepite indebitamente negli anni precedenti, i quali interessano soprattutto pensionati che, nel corso del tempo, potrebbero aver comunicato redditi inferiori a quelli effettivi o che, a causa di errori o mancate comunicazioni, hanno beneficiato di integrazioni e maggiorazioni non spettanti.

Tra le prestazioni maggiormente interessate ci sono l’integrazione al minimo, l’incremento al milione e la quattordicesima. In tal caso, laddove dai nuovi controlli emergesse che il reddito reale era superiore ai limiti previsti, i pensionati coinvolti si vedrebbero costretti a restituire quanto percepito in più. In altre parole, l’efficienza dell’AI non lascia scampo a chi, volontariamente o meno, ha incassato somme superiori al dovuto: l’Istituto potrà infatti agire per il recupero delle prestazioni erogate senza che se ne avesse diritto. Una pessima notizia per chi si ritroverà a fare i conti con richieste di rimborso che, a seconda dei casi, potrebbero essere anche di qualche migliaia di euro.

Gli ultimi controlli Inps, ecco chi deve restituire i soldi

Che l’Inps abbia già avviato controlli stringenti è un dato di fatto.

Lo dimostra la campagna attualmente in corso sulle pensioni riferite all’anno 2021, annunciato con messaggio dello scorso 14 luglio, per le quali l’Istituto ha avviato un’operazione di recupero nei confronti di coloro che non hanno ancora comunicato i redditi personali relativi a quell’anno.

A questi soggetti è stata applicata una trattenuta del 5% sulla pensione di luglio, che proseguirà anche nei mesi di agosto e settembre 2025, come sollecito a presentare la dichiarazione reddituale mancante.

In caso di ulteriore inadempienza, la revoca definitiva delle prestazioni collegate al reddito, come la quattordicesima o l’integrazione al minimo, scatterà il 19 settembre. Non è stato chiarito se in questa fase sia già stata impiegata l’intelligenza artificiale, ma appare evidente che il processo di controllo e verifica sia ormai sistematico e capillare.

Quel che è certo è che l’Istituto si sta trasformando: grazie anche alle risorse del Pnrr, sta potenziando i propri strumenti tecnologici e digitali per garantire un welfare più preciso e trasparente.

Un passo avanti per l’efficienza amministrativa, ma che per i pensionati può tradursi tanto in una maggiore tutela quanto in un rigido accertamento degli indebiti, con conseguenze economiche significative.

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