Pensioni, addio Fornero. In Italia non si smette di lavorare a 67 anni, ecco la verità

Simone Micocci

17 Luglio 2025 - 09:32

Pensioni, i dati Inps confermano che in Italia si va in pensione prima di 67 anni. Ecco perché e con quali misure.

Pensioni, addio Fornero. In Italia non si smette di lavorare a 67 anni, ecco la verità

Siamo soliti pensare che in Italia si vada in pensione più tardi rispetto agli altri Paesi d’Europa. Tuttavia, quando si fa un confronto tra la varie età pensionabili si commette un errore: si prende come riferimento la sola pensione di vecchiaia, dimenticando che questa non è l’unica opzione prevista per smettere di lavorare in anticipo.

Tant’è che se si guarda all’età effettiva in cui si va in pensione in Italia, facendo quindi una media tra tutti i pensionamenti, ne risulta che si smette di lavorare ben prima dei 67 anni. Non bisogna quindi pensare che la riforma Fornero abbia reso così severe le regole di pensionamento, visto che al raggiungimento di determinati requisiti - in particolare dopo tanti anni di lavoro - si riesce ad anticipare il collocamento in quiescenza.

A confermarlo è il Rapporto annuale dell’Inps presentato mercoledì scorso alla Camera, dove tuttavia è emerso un incremento dell’età effettiva per la pensione rispetto agli ultimi anni. Il paradosso è che in questo caso la colpa non è della riforma Fornero, bensì delle decisioni prese dal governo che per alcuni aspetti ha peggiorato le regole per andare in pensione.

Quel che spicca dall’analisi dei dati è anche la differenza che c’è tra uomini e donne, con quest’ultime che - nonostante alcune regole più favorevoli per il pensionamento anticipato - smettono di lavorare più tardi.

Pensioni, Fornero ha messo in sicurezza i conti

Come anticipato, spesso si è soliti pensare che in Italia si vada in pensione solamente al raggiungimento di 67 anni età, e in quelle occasioni si dà anche la colpa alla riforma Fornero per aver innalzato così tanto l’età pensionabile.

Tuttavia, basterebbe informarsi per rendersi conto che in Italia la possibilità di smettere di lavorare prima dei 67 anni è reale e concreta. Basti pensare ad esempio alla pensione anticipata, il cui diritto si raggiunge indipendentemente dall’età anagrafica, guardando solo agli anni di contributi versati. Chi ha iniziato molto presto di lavorare, quindi, riesce ad andare in pensione abbondantemente prima dei 67 anni, a patto di aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne. E per i lavoratori precoci, ossia per chi all’età di 19 anni aveva già maturato 12 mesi di contributi, ne bastano appena 41. Ci sono poi altre misure come Quota 103, Opzione Donna o la pensione anticipata per i contributivi puri, le quali consentono di andare in pensione tra i 60 e i 64 anni, riducendo quindi di diversi anni le tempistiche di pensionamento.

Ma in dati reali, come si traduce questa situazione? A rispondere è il nuovo Rapporto Inps, dove si parte con una buona notizia: la spesa per le pensioni, 364 miliardi di euro, appare essere sotto controllo, merito anche delle riforme effettuate negli ultimi anni, tra cui appunto quella firmata da Elsa Fornero che ha contribuito alla salvaguardia dei conti pubblici.

A preoccupare è invece la spesa assistenziale, 355 miliardi, in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione che, ad esempio, ha portato a un aumento dei trattamenti per invalidità (dell’11,8% rispetto all’ultimo anno).

Pensioni, a quanti anni si va davvero in Italia?

Ma torniamo ai dati sui pensionamenti e rispondiamo alla domanda con cui abbiamo aperto questo articolo: a che età si va davvero in pensione in Italia? Secondo i dati Inps già prima dei 65 anni, a 64,8 anni per l’esattezza.

Un dato superiore però a quello registrato lo scorso anno, quando si smise di lavorare a 64,2 anni. Un incremento che come anticipato è dovuto ad alcune decisioni prese dal governo Meloni, specialmente per la stretta a Quota 103 che ha richiesto un ricalcolo interamente contributivo, con conseguente penalizzazione, per poter smettere di lavorare a 62 anni.

Come anticipato, le donne hanno però maggiori difficoltà a raggiungere il requisito richiesto per il pensionamento anticipato (che per loro è persino di un anno più basso), ed è per questo che la loro età effettiva di pensionamento è di 5 mesi più alta.

Dimostrazione che servirebbe un maggiore riconoscimento dei periodi privi di contribuzione nonché dei lavori di cura svolti dalle donne, così da dar loro degli strumenti migliori per smettere di lavorare in anticipo.

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