Pensioni, l’allarme dei sindacati: prepariamoci al ritorno della Fornero

Simone Micocci

27 Giugno 2023 - 10:29

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Sindacati insoddisfatti per l’ultimo incontro avuto con il governo Meloni sul tema della riforma delle pensioni: dobbiamo prepararci al ritorno della legge Fornero?

Pensioni, l’allarme dei sindacati: prepariamoci al ritorno della Fornero

Continua lo scontro tra sindacati e governo in merito alla riforma delle pensioni: l’incontro andato in scena nella giornata di ieri, lunedì 26 giugno, è l’ennesimo capitolo di una faida che va avanti ormai da inizio anno e che potrebbe sfociare in uno sciopero generale.

Dopo mesi di promesse, infatti, il governo non è stato ancora in grado di presentare una proposta concreta per quanto riguarda la riforma delle pensioni, in un contesto che potrebbe portare al ritorno integrale della legge Fornero già nel 2024.

All’incontro di ieri i sindacati si erano presentati con le idee chiare chiedendo al governo essenzialmente due cose: un cronoprogramma per la riforma che verrà e le risposte in merito a quante risorse intende destinare. Tuttavia, su questi aspetti l’incontro è stato infruttuoso con i sindacati che di fatto hanno lanciato un allarme sulle pensioni sottolineando che a oggi l’esecutivo non sembra avere le idee chiare su come risolvere i problemi indicati.

Pensioni, il quadro è cambiato: possibile ritorno della Fornero nel 2024

Poco prima del suo ingresso al ministero del Lavoro per incontrare Marina Calderone e i suoi delegati, Maurizio Landini (Cgil) ha spiegato le ragioni per cui una riforma delle pensioni è quanto mai necessaria:

La situazione è peggiorata, c’è il rischio di tornare alla legge Fornero.

Dichiarazioni allarmanti, specialmente alla luce di come poi è effettivamente andato l’incontro, definito “inconcludente” dallo stesso Landini.

Di fatto la legge Fornero non è mai andata via, in quanto ancora oggi disciplina la gran parte dei pensionamenti in Italia. Tuttavia, ci sono delle misure alternative a quelle previste dalla riforma del 2011 che danno maggiore flessibilità al sistema: è il caso, ad esempio, di Quota 103, come pure dell’Ape Sociale, entrambe però in scadenza nel 2023. E lo stesso vale per Opzione donna, profondamente riformata dall’ultima legge di Bilancio tanto da limitarne l’accesso a poche centinaia di lavoratrici e nemmeno menzionata nell’incontro di ieri.

Va detto che non tutti i sindacati si sono detti delusi dall’esito del confronto: se Landini (Cgil) e Bombardieri (Uil) sono d’accordo sul fatto che a oggi non si possono registrare risultati concreti, “su nessun tema”, Sbarra (Cisl) - pur confermando che si è trattato di un incontro interlocutorio - ha comunque apprezzato l’impegno del governo a rivedere la legge Fornero “superando le rigidità e aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività”.

Ma si aspetta i primi interventi già in legge di Bilancio, una volta che il governo avrà quantificato le risorse a disposizione.

Come il governo intende superare la legge Fornero

Nonostante la delusione di Cgil e Uil che non vedono nel governo delle risposte concrete sul come intende evitare un ritorno alla Fornero, delle proposte ci sono state: ad esempio sembra che il governo stia lavorando a un’alternativa di Opzione donna, una sorta di scivolo pensionistico (simile all’Ape sociale) che consentirebbe alle over 60 di ritirarsi in anticipo percependo nel contempo un’indennità sostitutiva della pensione a carico dello Stato.

Ma prima bisognerà valutarne le coperture così da verificare che rientri nei paletti fissati dal governo.

E ancora, la possibilità che ancora per un anno si vada avanti con Quota 103, consentendo il pensionamento con 62 anni di età e 41 anni di contributi per tutto il 2024. Una misura che oggi sta raccogliendo meno rispetto a quelle che erano le stime contenute dalla Relazione tecnica: rispetto ai 41 mila pensionamenti previsti, infatti, oggi se ne registrano appena 17 mila. Ma l’obiettivo futuro resta Quota 41 per tutti, che potrebbe essere resa più sostenibile attraverso l’introduzione di un sistema di penalizzazione: così come previsto dal disegno di legge depositato dalla Lega nella scorsa legislatura, per coloro che andranno in pensione con 41 anni di contributi potrebbe esserci un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, con tutte le conseguenze del caso.

E ancora, il governo è tornato sul tema degli scivoli, anticipando ai sindacati di voler riunire tutte le misure oggi in vigore - dall’isopensione al contratto di espansione, in un unico strumento in grado di anticipare l’accesso alla pensione di 7 anni (ma solo con il supporto delle aziende).

Insomma, le proposte ci sono ma al momento sono prettamente teoriche: a questo punto è difficile credere a un accordo in tempo per la fine di settembre, quando bisognerà approvare la nota di aggiornamento al Def. Più probabile che solamente dopo - e in base alle risorse a disposizione - si comincerà a discutere concretamente delle misure da finanziare con la legge di Bilancio 2024 utili per evitare il ritorno integrale alla legge Fornero.

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