Pensione non ritirata, cosa succede?

Ilena D’Errico

1 Aprile 2023 - 16:46

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Ecco cosa succede quando la pensione non viene ritirata e cosa è possibile fare per ottenere il pagamento.

Pensione non ritirata, cosa succede?

Nei giorni di accredito delle pensioni gli uffici postali ospitano spesso code interminabili, a dimostrazione del fatto che di norma le pensioni vengono ritirate il prima possibile. La maggior parte delle volte si tratta di necessità per far fronte alle spese, altre semplice diffidenza. In effetti non c’è un tempo illimitato a disposizione per ritirare la pensione; quindi, è importante sapere cosa si rischia se la pensione non viene ritirata.

Quanto tempo ho per ritirare la pensione?

Nonostante ci sia un limite di tempo per ritirare la pensione presso l’ufficio postale, questo non significa che bisogna preoccuparsi troppo per qualche giorno di ritardo. Può capitare un imprevisto, un malanno o semplicemente il tentativo di evitare la folla e le code aspettando qualche giorno prima di andare in Posta. Nulla di problematico, perché la pensione può essere ritirata entro 60 giorni.

Allo stesso tempo, trascorsi i 60 giorni il pensionato non perde il suo diritto e può quindi recuperare la pensione ma la procedura diventa decisamente lunga e a tratti complicata.

Cosa succede se la pensione non viene ritirata in tempo?

Supponendo che dall’arrivo della pensione trascorrano 60 giorni senza che il pensionato si rechi in un ufficio postale per riscuoterla in contanti (entro il limite di 1.000 euro, da cui sono però escluse alcune somme aggiuntive come la tredicesima o gli arretrati) o versarla su un libretto postale, la pensione viene mandata indietro all’Inps. Per riaverla sarà quindi necessario contattare direttamente l’Istituto di previdenza, senza più poter usufruire dell’intermediazione degli uffici postali.

In sintesi, dopo 60 giorni la pensione non può più essere pagata dalla Posta, ma è necessario rivolgersi all’Inps, il quale invierà una seconda comunicazione per il ritiro. Le tempistiche possono quindi allungarsi, ma in ogni caso la rata non viene persa. È invece molto più rischioso non ritirare la pensione per più di una volta, in quanto se non vengono ritirate 3 rate (di cui almeno una relativa all’anno precedente) la pensione può essere eliminata.

Per ovviare a questi problemi è possibile delegare una persona di fiducia, ma anche la delega deve essere richiesta presso l’Inps, in quanto la firma del pensionato deve essere autenticata da un funzionario autorizzato e la documentazione deve essere inoltrata all’ufficio postale. La delega, comunque, ha valore sia per le rate giacenti che per quelle future; perciò, può essere un’ottima alternativa per chi è impossibilitato al ritiro.

Nel caso in cui non si avesse nessuna persona a cui delegare il ritiro della pensione, si può optare per l’accredito su conto corrente, carta prepagata con Iban o libretto postale (ed evitare così sia le code che i contanti). Anche in questo caso bisogna comunque comunicare la scelta all’Inps, anche in via telematica. Indicare un conto corrente, peraltro, è obbligatorio al momento di richiesta della pensione, in quanto l’accredito in contanti non è possibile oltre il limite legale pensionistico.

Pensione non ritirata ed eredità

Nelle ipotesi affrontate finora, il pensionato che non ha ritirato la pensione era ancora in vita, ma è altrettanto importante sapere cosa fare se il pensionato ormai deceduto non ha ritirato alcune rate della pensione, maturate comunque finché era in vita.

In questo caso sono gli eredi che devono presentare l’apposita domanda all’Inps per ricevere la liquidazione degli arretrati. Bisogna comunque considerare che gli arretrati vengono erogati d’ufficio al coniuge o al figlio a cui spetta la pensione di reversibilità, a meno che la domanda di pagamento degli eredi sia antecedente alla liquidazione. In quest’ultimo caso, l’erogazione d’ufficio si interrompe e gli arretrati vengono pagati a tutti gli eredi che ne hanno fatto richiesta, in proporzione alla quota ereditaria. In ogni caso, la liquidazione d’ufficio è possibile soltanto quando il richiedente della reversibilità è unico: solo il coniuge oppure solo il figlio.

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