Pensione di cittadinanza, con la riforma importi più bassi e meno beneficiari

Simone Micocci

29 Marzo 2023 - 07:30

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Che fine farà la Pensione di cittadinanza dopo l’addio al Reddito? Con il passaggio alla nuova Mia potrebbe esserci una riduzione della platea dei beneficiari, della durata e dell’importo percepito.

Pensione di cittadinanza, con la riforma importi più bassi e meno beneficiari

C’è un interrogativo che riguarda non il Reddito bensì la Pensione di cittadinanza. In queste settimane, infatti, ci siamo concentrati perlopiù sull’addio al Reddito di cittadinanza senza soffermarci su quello della Pensione di cittadinanza che in questi tre anni ha aiutato molte famiglie di pensionati (e non) ad arrivare alla fine del mese grazie a un sostegno aggiuntivo che - su richiesta - può essere pagato direttamente nel cedolino della pensione.

Nel dettaglio, ad avere accesso alla Pensione di cittadinanza sono quelle famiglie composte da soli over 67, indipendentemente dal fatto che siano titolari o meno di pensione. In alternativa, tale misura può essere richiesta laddove nel nucleo ci sia un solo over 67 più altri componenti disabili. Di fatto non c’è il rischio che nelle famiglie che prendono il Reddito di cittadinanza siano presenti componenti i cosiddetti “occupabili”, ossia persone che anziché godere del sostegno di Stato dovrebbero - secondo quanto dichiarato più volte dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni - “trovarsi un lavoro”.

Secondo gli ultimi dati Inps a oggi sono 124.691 le famiglie che godono della Pensione di cittadinanza, per un totale di 141.137 persone coinvolte e un importo medio dell’assegno pari a 308,56 euro mensili. Ne avranno diritto ancora fino a dicembre 2023, dopodiché con l’abrogazione effettuata con la legge di Bilancio 2023 degli articoli che vanno dall’1 al 13 del decreto n. 4 del 2019 anche per la Pensione di cittadinanza sarà addio.

A tal proposito, chi oggi ha goduto di questo sostegno si chiede se ci sarà un “dopo” per la Pensione di cittadinanza, ossia se come il Reddito di cittadinanza verrà rimpiazzato da una nuova misura. Ebbene, fermo restando che a oggi non c’è ancora nulla di ufficiale, visto che il governo Meloni sta facendo le dovute valutazioni, sembra proprio che non ci sarà più alcuna distinzione tra percettori di Reddito e Pensione di cittadinanza: per entrambi dovrebbe esserci un solo sostegno, che potrebbe chiamarsi Mia (Misura d’inclusione attiva).

Tuttavia questo passaggio potrebbe non essere indolore per i titolari di Pensione di cittadinanza in quanto una parte degli attuali beneficiari potrebbe non accedere alla nuova Misura per mancanza di requisiti, mentre per altri potrebbe esserci una riduzione dell’importo attualmente percepito.

Pensione di cittadinanza, chi verrà escluso dalla nuova Mia

Come anticipato, il funzionamento della Misura d’inclusione attiva deve essere ancora definito. Per il momento è solo “abbozzato” in un testo di provvedimento sul quale si stanno facendo le dovute valutazioni (e modifiche). Tant’è che non è neppure detto che alla fine la Mia si chiami davvero così.

Tuttavia, il testo in bozza è comunque utile per svelare quelle che sembrerebbero essere le intenzioni del governo. Intanto una riduzione dell’attuale platea dei percettori di Reddito e Pensione di cittadinanza attraverso l’abbassamento della soglia Isee entro cui stare per accedere al sostegno: dagli attuali 9.360 euro - validi tanto per Rdc che per la Pdc - si dovrebbe passare infatti a 7.200 euro, tagliando fuori tutte quelle famiglie che superano tale soglia.

Pensione di cittadinanza, con la Mia ne diminuisce l’importo?

Oggi l’importo della Pensione di cittadinanza parte da 630 euro mensili (7.560 euro l’anno), somma che viene moltiplicata per il parametro di scala di equivalenza assegnato in base al numero dei componenti.

Ne risulta, ad esempio, che per una famiglia con due persone l’importo può essere di 756 euro, mentre con tre si arriva anche a 1.134 euro. Va detto che non si tratta di un importo fisso, bensì di un’integrazione che tiene conto anche degli altri redditi percepiti. Dalla somma che eventualmente può essere riconosciuta a titolo di Pensione di cittadinanza va tolto infatti il reddito complessivo del nucleo familiare. Ad esempio, Tizio prende 300 euro di pensione ed è solo in famiglia: avrà diritto a 330 euro di Pensione di cittadinanza, più un rimborso fino a 150 euro laddove viva in affitto.

Si tratta di fatto di un trattamento di maggior favore rispetto a chi prende il Reddito di cittadinanza, per i quali la quota di partenza è di 500 euro mensili (ma il rimborso per la componente affitto può arrivare a 280 euro). Con il passaggio alla Mia, stando a quanto si legge nella bozza, non ci saranno però distinzioni, in quanto il nucleo in cui sono presenti over 60 viene trattato al pari di quelli in cui ci sono minorenni o disabili. Nel dettaglio, l’importo di partenza sarà per tutti di 500 euro, quindi fino a 130 euro in meno rispetto a quanto oggi spetta con la Pensione di cittadinanza.

Senza dimenticare poi che oggi la Pensione di cittadinanza spetta per un massimo di 18 mesi ma prorogabili all’infinito e in automatico: non dovrebbe essere così, invece, per la Mia, visto che si parla di 18 mesi più altri 12 mesi a seguito del rinnovo.

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