Pensione per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni. Ottime notizie

Simone Micocci

28 Luglio 2025 - 09:46

Se hai iniziato a lavorare da minorenne per te ci sono ottime notizie. Dal pensionamento anticipato all’importo maggiorato, ecco cosa devi sapere.

Pensione per chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni. Ottime notizie

Chi ha iniziato a lavorare prima di compiere 18 anni può contare su alcune agevolazioni previste dall’attuale normativa sulle pensioni. Il sistema pensionistico italiano riconosce, infatti, il valore di una carriera cominciata in giovane età, offrendo in determinati casi la possibilità di accedere prima alla pensione oppure di ottenere un trattamento più favorevole per quanto riguarda il calcolo dell’importo spettante.

Come più volte abbiamo avuto modo di spiegare, infatti, le regole variano a seconda del regime in cui ricade la propria carriera contributiva: a seconda dei casi, infatti, chi ha lavorato già prima del 1996 potrebbe trovarsi nel sistema misto, mentre chi ha iniziato dopo rientra interamente nel sistema contributivo. E attenzione, perché questa distinzione è fondamentale per comprendere a quale forma di vantaggio si ha diritto.

Nel dettaglio, nel primo caso, si può beneficiare di una via preferenziale per l’uscita anticipata dal lavoro, conosciuta come Quota 41, pensata proprio per chi ha accumulato una lunga anzianità; nel secondo caso invece, cioè per chi rientra nel contributivo puro, la normativa consente di valorizzare meglio i periodi lavorativi svolti prima della maggiore età, aumentando l’importo della pensione futura.

Si tratta, in entrambi gli scenari, di misure che mirano a riconoscere il contributo di chi ha affrontato il mondo del lavoro in età precoce, spesso in contesti e settori impegnativi. Ma vediamo come funzionano.

Quota 41 per la pensione dei precoci

Chi ha iniziato a lavorare prima del compimento dei 18 anni rientra nella categoria dei cosiddetti lavoratori precoci, e può accedere a un canale preferenziale per la pensione, noto come Quota 41. Questa misura consente di lasciare il lavoro con quasi 2 anni di anticipo rispetto alla normale pensione anticipata, che invece richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne.

Nel caso specifico dei lavoratori che hanno maturato almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni, il requisito contributivo si abbassa a 41 anni. Tuttavia, non è sufficiente aver cominciato a lavorare presto per ottenere automaticamente questo beneficio. È infatti necessario rientrare anche in una delle categorie considerate meritevoli di una maggior tutela.

Tra queste rientrano, ad esempio, le persone disoccupate che hanno terminato da almeno 3 mesi la fruizione della Naspi, anche se su questo vincolo è intervenuta di recente la Corte di Cassazione, mettendone in discussione la rigidità. Possono rientrare nella misura anche gli invalidi civili con un grado di riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%, oppure coloro che si prendono cura, da almeno 6 mesi, di un familiare convivente affetto da grave disabilità, come previsto dalla legge 104. Un altro caso riguarda chi ha svolto attività considerate particolarmente gravose o usuranti, secondo quanto definito dal decreto legislativo n. 67 del 21 aprile 2011.

Va ricordato, infine, che per accedere a Quota 41 è indispensabile che almeno un contributo settimanale sia stato versato prima del 1° gennaio 1996, data che segna il passaggio al sistema contributivo puro.

Importo maggiorato della pensione per i lavoratori precoci

Per chi invece rientra esclusivamente nel sistema contributivo - e pertanto non può accedere a Quota 41 - e ha cominciato a lavorare prima dei 18 anni, esiste un meccanismo che consente di ottenere un assegno pensionistico più alto. La legge, infatti, riconosce un valore aggiuntivo ai contributi versati durante la minore età, attribuendo loro un peso maggiore nel calcolo della pensione futura.

Questo vantaggio nasce con la riforma Dini del 1995, che ha segnato il passaggio dal sistema retributivo a quello interamente contributivo. In quel contesto normativo si è stabilito che i contributi versati prima della maggiore età vengano incrementati del 50%. In termini pratici, ciò significa che l’importo complessivo di quanto accantonato in quei primi anni di lavoro viene moltiplicato per 1,5 ai fini del calcolo dell’importo pensionistico.

È importante chiarire che questa maggiorazione non incide sul raggiungimento dei requisiti anagrafici o contributivi per accedere alla pensione. In altre parole, i mesi lavorati da minorenni valgono esattamente come sono stati versati quando si tratta di maturare il diritto alla pensione, ma assumono un valore più elevato nel momento in cui si calcola l’importo dell’assegno mensile.

Per fare un esempio, se una persona ha accumulato 10.000 euro di contributi prima dei 18 anni, nel calcolo del montante individuale ai fini pensionistici ne verranno considerati 15.000. Oppure, si pensi a un ragazzo di 16 anni che ha lavorato per 2 anni guadagnando circa 1.300 euro al mese. Con una retribuzione annua pari a 16.900 euro e una contribuzione del 33%, avrà versato circa 11.154 euro in totale, che grazie alla maggiorazione del 50% verranno trasformati in 16.731 euro da accreditare nel suo montante.

Si tratta, anche in questo caso, di un riconoscimento importante al valore del lavoro precoce, che pur non incidendo sui tempi di uscita, consente perlomeno di ottenere una pensione più dignitosa.

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