Pensione a 58 anni con Opzione uomo: come funziona l’idea del nuovo governo

Simone Micocci

17/10/2022

02/12/2022 - 15:05

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Pensioni, il governo Meloni riflette su Opzione uomo: così si potrà smettere di lavorare già a 58 anni (ma con un assegno più basso).

Pensione a 58 anni con Opzione uomo: come funziona l’idea del nuovo governo

Matteo Salvini vorrebbe quota 41 per tutti, Giorgia Meloni sembra essere più favorevole all’idea di un’Opzione uomo.

Con il governo che deve ancora insediarsi, le consultazioni inizieranno questa settimana, Giorgia Meloni e Matteo Salvini cominciano a discutere su cosa fare delle pensioni. L’obiettivo è rendere la riforma Fornero più flessibile, visto che per il momento cancellarla non appare possibile, puntando però ancora sul sistema contributivo, vero e proprio caposaldo del nostro sistema pensionistico come ha spiegato qualche mese fa il presidente del Consiglio uscente, Mario Draghi.

Tuttavia, c’è un problema non di poco conto da superare: le poche risorse a disposizione, in quanto con la legge di Bilancio 2023 ci sono una serie di emergenze da affrontare, dalle misure per far fronte al caro energia a quelle per l’aumento degli stipendi.

Per questo motivo bisognerà pensare a una riforma delle pensioni sostenibile, requisito che quota 41 per tutti non sembra soddisfare; ecco perché Fratelli d’Italia sta pensando, secondo quanto riportato da Repubblica, di estendere l’attuale Opzione donna anche agli uomini, così da consentire di andare in pensione all’età di 58 anni, accettando però un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.

Cos’è Opzione donna

Opzione donna è una misura che si rivolge a tutte le lavoratrici, sia dipendenti che autonome. Tale misura consente di andare in pensione a 58 anni, 59 anni nel caso delle lavoratrici autonome, a patto di aver maturato almeno 35 anni di contributi.

Tuttavia, per chi accede alla pensione con Opzione donna c’è una penalizzazione sull’assegno, visto che questo viene ricalcolato interamente con le regole del contributivo.

Come noto, infatti, il sistema retributivo, che si applica per la parte di contributi antecedente al 1 gennaio 1996 (o 1 gennaio 2012 in alcuni casi), è più vantaggioso rispetto al contributivo; ragion per cui un ricalcolo interamente con il contributivo comporta una riduzione dell’assegno che a seconda dei casi (molto dipende da quanti sono gli anni di contributi che riferiscono al retributivo) può portare a una penalizzazione del 30%.

Va detto poi che con Opzione donna la pensione non decorre immediatamente dopo dall’acquisizione al diritto. Infatti, è prevista una finestra mobile molto ampia: nel dettaglio, per le lavoratrici dipendenti la pensione decorre dopo 12 mesi, mentre per le autonome persino dopo 18 mensilità.

Proroga di Opzione Donna e poi Opzione Uomo?

Condizione necessaria per poter accedere a Opzione donna nel 2022 è di averne maturato i requisiti entro la data del 31 dicembre 2021. Oggi, quindi, a potervi accedere sono solamente le nate entro il 1963 (1962 nel caso delle autonome).

Da mesi si ragiona sulla possibilità di estendere la platea delle beneficiarie di Opzione donna, almeno alle nate nel 1964 (spostando il suddetto limite di un anno), ma la crisi del governo Draghi ha rimesso tutto in discussione.

Le ultime indiscrezioni, però, ci dicono che il governo Meloni potrebbe fare persino di più, non solo prorogando Opzione donna ma introducendo anche un’Opzione uomo.

D’altronde, i numeri di Opzione donna di questi anni ci dicono che si tratta di una misura sostenibile, visto che il costo del pensionamento anticipato lo ripaga la penalizzazione conseguente al ricalcolo contributivo dell’assegno.

Ragion per cui Opzione uomo sembra soddisfare tutti i requisiti che il governo Meloni cerca nella prossima riforma delle pensioni: flessibilità, in quanto consentirebbe anche agli uomini di smettere di lavorare già all’età di 58 anni, e sostenibilità.

Una ricetta che tuttavia non sembra piacere ai sindacati, i quali chiedono che una riforma delle pensioni ci sia a prescindere da eventuali ricalcoli contributivi per chi decide di anticipare il collocamento in quiescenza. Una richiesta che al momento contrasta con lo stato delle finanze, con il nuovo governo che sul fronte pensione non può permettersi voli pindarici.

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