L’unico modo per pagare meno tasse in modo legale è spendere per ridurre la pressione fiscale. Non tutte le spese sono uguali, però, e ce ne sono alcune che permettono di versare meno imposte.
La ricerca di un modo per pagare meno tasse è, probabilmente, quella che ogni contribuente compie. Tutti, sia gli imprenditori che i lavoratori (ma anche i pensionati) sono tenuto a pagare le tasse: è unobbligo previsto dalla Legge a cui non ci si può sottrarre per non diventare un evasore fiscale.
Se è vero che le tasse devono essere pagate, però, è anche vero che esistono diversi modi per pagarne meno e risparmiare nel rispetto della legge e senza incorrere nell’elusione.
Ricordiamo, infatti, che le tasse pagate da tutti i contribuenti servono a permettere alla macchina “Stato” di garantire i servizi ai propri cittadini. Anche rispettando la legge, però, è possibile pagare meno tasse, vediamo come fare.
Per pagare meno tasse basta scegliere la flat tax
La percezione di ogni cittadino è quella di pagare troppe tasse. Sicuramente è vero, in Italia la pressione fiscale è molto alta e spesso si ha la sensazione di non avere difese di fronte alle richieste del Fisco.
Se si è lavoratori autonomi si ha la possibilità di pagare meno tasse scegliendo il sistema della flat tax con il regime forfetario per le partite Iva, introdotto con la legge 190/2014. Si tratta di un regime fiscale accessibile per tutti coloro che hanno una partita Iva e un fatturato non superiore agli 85mila euro, a cui si applica un’aliquota del 15% (che si abbassa al 5% nei primi 5 anni di attività in alcuni casi specifici).
L’aliquota non viene applicata sull’ammontare complessivo dei ricavi, ma sul coefficiente di redditività stabilito dalla legge per ogni categoria professionale. Questo permette di pagare le tase a forfait, mantenendo una percentuale dei guadagni esentasse.
Il coefficiente di redditività per le attività professionali varia in base al tipo di attività dal 67% al 78%. Se, ad esempio, un avvocato nel 2021, ha fatturato 30mila euro, calcolerà l’aliquota su 23.400,00 euro (il 78% di 30mila euro) e quindi dovrà versare:
- 3.510,00 euro (il 15% di 23.400,00 euro) se è almeno al sesto anno di attività professionale;
- 1.170,00 euro (il 5% di 23.400,00 euro) se è nei primi cinque anni di attività.
Per capire quanto sia conveniente tale regime fiscale basti pensare che l’aliquota ordinaria più bassa dell’Irpef è del 23% per i redditi fino a 28.000,00 euro. Va tenuto presente, però, che nel regime forfettario non è possibile portare in detrazione nessuna spesa (a eccezione dei contributi previdenziali obbligatori), neanche quelle legate all’attività professionale che dovrebbero essere ammortizzate dalla percentuale di guadagni su cui non si applica la tassazione grazie al coefficiente di redditività.
Ecco cosa comprare per pagare meno tasse
Molte partite Iva in regime ordinario, non curano in maniera precisa e dettagliata i costi inerenti alla propria attività e, quindi, non agiscono in modo capillare sul proprio reddito per ridurre la pressione fiscale. In questo caso vale il principio che chi può spende meno tasse paga, sembra assurdo ma è così.
Nel caso di liberi professionisti o lavoratori autonomi esiste il principio di inerenza, ovvero una clausola generale dell’ordinamento tributario ricavabile dall’articolo 109, comma 5, del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi).
Una partita Iva sostiene dei costi (biglietto del treno, l’aggiornamento professionale, il pranzo al ristorante, il rifornimento di carburante solo per citarne alcuni) che sono caratterizzati da importi magari di entità non così rilevante, ma se sommati a fine anno possono formare un importo abbastanza importante.
Per poter sottrarre dal reddito tali spese, in quanto oneri deducibili, è necessario che il costo sia effettivamente sostenuto dal lavoratore autonomo titolare di partita Iva e documentato da una fattura o dal cosiddetto “documento commerciale”, ossia lo scontrino con l’indicazione della partita Iva del professionista.
Per il professionista sono deducibili dal reddito imponibile tutte le spese sostenute nell’esercizio della propria attività e inerenti alla stessa, come ad esempio:
- l’acquisto di libri e di riviste professionali;
- i corsi di aggiornamento professionale;
- l’acquisto di materiale di cancelleria e di valori bollati;
- i costi per lavoro dipendente e prestazioni di lavoro autonomo occasionale;
- l’acquisto di beni strumentali per l’esercizio dell’attività professionale.
Se ci si riflette, in ogni caso, le spese che possono essere rimprese nel principio di inerenza nell’attività autonoma o professionale sono molte.
Sono deducibili dalle imposte anche le spese di rappresentanza, mentre l’eventuale Iva documentata per le stesse e detraibile dall’Iva al 100%. Ma cosa rientra nelle spese di rappresentanza deducibili al 75%? Spese per pasti e pernottamenti, ma deve essere dimostrabile l’inerenza della spesa (se sostenute nell’espletamento di un incarico di propri clienti non vige neanche il limite del 2% dei compensi percepiti). Quindi viaggi di affari e pasti al ristorante possono essere dedotti dal reddito.
Anche l’acquisto di una vettura è deducibile al 20% del costo sino a un massimo di 18.076 euro (Iva in questo caso detraibile dall’Iva al 40%). Attenzione queste spese sono deducibili all’80% (100% di Iva) per agenti di commercio e rappresentanti. Allo stesso tempo è deducibile al 20% anche la spesa per riparazione, manutenzione e carburante dell’automobile (per rappresentanti e agenti all’80%).
Possono essere portati in deduzione anche omaggi per beni non rientranti nell’attività di impesa per un valore unitario che non superi i 50 euro (anche se non si rispetta il requisito di inerenza) è detraibile al 100% anche l’Iva. Per valore unitario che supera i 50 euro sono previsti limiti nel calcolo dell’importo deducile e l’Iva è indetraibile.
Può essere portata in deduzione anche la spesa per immobili a uso promiscuo se si utilizza una parte dell’abitazione come studio o sede dell’impresa. In questo caso la deducibilità è al 50%, ma l’Iva è indetraibile.
Per le spese di telefonia è prevista la deducibilità all’80% per l’acquisto, il canone, il noleggio, la manutenzione e le ricariche di telefoni cellulari; Iva è detraibile secondo il principio di inerenza. Se l’uso è promiscuo l’Iva è detraibile al 50%.
Come abbiamo già accennato, però, questo non è vero per il libero professionista o per il lavoratore autonomo che ha scelto il regime forfettario.
Come pagare meno tasse nel 2024 se hai una ditta individuale?
Se sei imprenditore e hai una ditta individuale è importante, per pagare meno tasse, scegliere il giusto regime fiscale. La pianificazione fiscale deve essere fatta con gli strumenti giusti per risparmiare e beneficiare di tutte le opportunità previste dalla legge.
Per esempio, calcolare le tasse a scaglioni con una ditta individuale o una società di persone senza avere una protezione patrimoniale è molto pericoloso.
Sicuramente la prima valutazione che è necessaria riguarda proprio la costituzione della società: quale conviene maggiormente?
Le società a responsabilità limitata (S.r.l) hanno una struttura più flessibile, rispetto alle S.p.a e si adattano meglio a imprese di piccole e medie dimensioni. Il capitale non è diviso in azioni come nelle S.p.a., ma in quote di partecipazione e il capitale sociale minimo per fondare una S.r.l. è di 10mila euro.
Particolare attenzione è importante anche nella pianificazione dell’attività della società o ditta per controllare soprattutto le spese ordinarie e straordinarie, ma anche quelle che possono derivare da viaggi e trasferte.
È importante sapere che le indennità di trasferta sono totalmente deducibili per le imprese e per chi li percepisce sono esentasse fino a un massimo di 46,48 euro al giorno, che possono aumentare a 77,64 se si è all’estero.
Come abbassare le tasse in busta paga nel 2024
Anche per il lavoratori autonomi sono le spese a permettere di pagare meno tasse: sono previste, infatti, delle detrazioni di imposta per alcuni oneri sostenuti durante l’anno. Partiamo dall’inizio, però. Parte della busta paga ogni mese viene trattenuta per pagare le tasse. A provvedere al pagamento per il lavoratore dipendente è il datore di lavoro che deve obbligatoriamente procedere in quanto sostituto di imposta.
In generale le trattenute che ogni lavoratore è obbligato a versare ogni mese sono:
- contributi previdenziali Inps a carico del lavoratore;
- trattenute Irpef;
- addizionali Irpef regionali e comunali;
- contributi Inail.
Come risparmiare sulle tasse allora? Il modo principale per pagare meno tasse se si è un lavoratore dipendente è quello di chiedere accesso alle detrazioni fiscali sull’Irpef: i lavoratori dipendenti sono obbligati a presentare una dichiarazione dei redditi con tutte le informazioni sui guadagni percepiti nell’anno precedente.
Attraverso le detrazioni fiscali è possibile ottenere uno sconto sulle tasse o ricevere un credito aggiuntivo in busta paga. Le detrazioni fiscali permettono di accedere a una grande quantità di sconti, e le cose che bisogna pagare per averne diritto sono:
- Spese sanitarie
- Spese sanitarie sostenute per familiari non a carico, affetti da patologie esenti
- Spese sanitarie sostenute per persone con disabilità
- Spese per acquisto e riparazione di veicoli per persone con disabilità
- Spese per acquisto di cani da guida
- Interessi per mutui ipotecari per l’acquisto dell’abitazione principale
- Interessi per mutui ipotecari per la costruzione dell’abitazione principale
- Interessi per prestiti o mutui agrari
- Spese di istruzione
- Spese di istruzione universitaria
- Spese funebri
- Spese per addetti all’assistenza personale
- Spese per intermediazione immobiliare
- Spese per canoni di locazione sostenute da studenti universitari fuori sede
- Erogazioni liberali a favore delle popolazioni colpite da calamità pubbliche o eventi straordinari
- Erogazioni liberali alle società ed associazioni sportive dilettantistiche
- Erogazioni liberali alle società di mutuo soccorso
- Erogazioni liberali a favore delle associazioni di promozione sociale
- Spese relative ai beni soggetti a regime vincolistico
- Erogazioni liberali per attività culturali ed artistiche
- Erogazioni liberali a favore di enti operanti nello spettacolo
- Erogazioni liberali a favore di fondazioni operanti nel settore musicale
- Spese veterinarie
- Spese sostenute per servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordi
- Erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado
- Spese per i contributi versati per i familiari a carico relativi al riscatto degli anni di laurea
- Spese sostenute dai genitori per pagare le rette per la frequenza di asili nido
- Erogazioni liberali in denaro al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato
- Premi relativi alle assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni
- Premi relativi alle assicurazioni finalizzate alla tutela delle persone con disabilità grave
- Premi relativi alle assicurazioni per il rischio di non autosufficienza
- Spese sostenute per l’acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico
- Premi relativi alle assicurazioni aventi per oggetto il rischio di eventi calamitosi stipulate relativamente a unità immobiliari ad uso abitativo
- Spese mediche sostenute in favore dei minori o di maggiorenni con disturbo specifico dell’apprendimento (DSA)
- Erogazioni liberali in denaro per un importo non superiore a 30.000 euro annui a favore delle organizzazioni non lucrative di utilita’ sociale (ONLUS)
- Erogazioni liberali in denaro in favore dei partiti politici
- Spese per canoni di leasing di immobile da adibire ad abitazione principale
- Spese relative ai diversi bonus per la casa: superbonus 110%, bonus facciate, ecc;
- Spese per erogazioni liberali.
Come pagare meno tasse con i buoni pasto
I buoni pasto sono una soluzione a cui spesso non si pensa, ma che permette a tutti di risparmiare sulle tasse anche nel 2024. Non si tratta di una soluzione adatta solo alle aziende con molti dipendenti, ma anche alle imprese individuali e ai lavoratori autonomi che possono acquistarli per se stessi. I costi dei buoni, infatti, sono interamente deducibili dal reddito (fino a un determinato limite) e l’Iva al 10% applicata e interamente detraibile.
I buoni pasto per liberi professionisti e ditte individuali sono deducibili, come abbiamo detto, entro certi limiti, ovvero:
- per il 75% del loro costo;
- fino al 2% del fatturato annuo.
Vediamo un esempio concreto. Se un lavoratore autonomo ha un fatturato di 50.000 euro può portare in deduzione buoni pasto per un massimo del 2% del fatturato (1.000 euro). Ricordiamo, però, che si può portare in deduzione solo il 75% del costo dei buoni pasto e di fatto il lavoratore autonomo può acquistare 1.332 euro di buoni pasto portando in deduzione 999 euro (il 75% di 1.332 euro spesi).
Anche per il lavoratore dipendente ricevere i buoni pasto rappresenta un risparmio dalle tasse perché l’importo dei ticket è completamente esentasse fino a 8 euro al giorno per quelli elettronici, fino a 4 euro al giorno per quelli cartacei.
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