Orcel al Senato. Dal monito all’Italia ai BTP e a Banco BPM, cosa ha detto il CEO di UniCredit

Laura Naka Antonelli

27 Novembre 2025 - 17:59

Orcel, CEO di UniCredit, in audizione al Senato. I commenti sull’Italia, sul caso BPM, sui BTP e sulla Russia. Con tanto di strigliate all’Italia.

Orcel al Senato. Dal monito all’Italia ai BTP e a Banco BPM, cosa ha detto il CEO di UniCredit

Oggi, giovedì 27 novembre 2025, è stato anche il giorno di Andrea Orcel al Senato. Anche, per quanto riguarda il mondo delle banche italiane, vista la scossa improvvisa che ha fatto tremare Piazza Affari, con la notizia relativa all’indagine che la Procura di Milano ha deciso di lanciare sul CEO di MPS Luigi Lovaglio, sul presidente di Delfin Francesco Milleri e sul costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone.

Tutti e tre sono accusati di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza della BCE e della Consob nell’ambito dell’OPS (divenntata poi OPAS) promossa dal Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca. Partita che, come si sa, è andata a segno, contrariamente all’OPS promossa da UniCredit su Banco BPM, che ha finito per fare invece un grande flop.

Di cose da dire il CEO di UniCredit Andrea Orcel ne aveva sicuramente tante, e anche da un bel po’ di mesi: almeno da quando il governo Meloni, che fin da subito molto critico nei confronti della decisione di UniCredit di lanciarsi alla conquista di Banco BPM, aveva attaccato frontalmente Piazza Gae Aulenti, sfoderando l’arma del golden power.

Un’arma che ha dato i risultati sperati da Palazzo Chigi, visto che UniCredit è stata costretta a gettare la spugna e a chiudere il capitolo dell’OPS su Banco BPM, che aveva aperto poco più di un anno fa, il 24 novembre 2025.

È questa la data in cui UniCredit ha scoperto le proprie carte, mettendo ufficialmente nel mirino Piazza Meda, l’istituto di credito gestito da Giuseppe Castagna che, nei piani iniziali del governo Meloni, più che essere preda, avrebbe dovuto vestire i panni della banca predatrice, fagocitando MPS e dando così vita al terzo polo agognato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. MPS poi, come si sa, ha seguito un’altra strada, puntando alla grande preda Mediobanca e portando anche a termine l’impresa (e non è detto che ora non torni a guardare proprio a Banco BPM).

Nel caso di UniCredit e di Banco BPM, i nove mesi di trepidazione che sono stati vissuti da Piazza Affari si sono dunque conclusi con un nulla di fatto, proprio a causa della determinazione del governo Meloni a far saltare i piani di Orcel. Un rospo difficile da mandare giù, per il banchiere romano.

E così, nel corso della sua audizione al Senato, il CEO Andrea Orcel non ha fatto sconti all’Italia di Meloni, che tanto si è data da fare per affossare i suoi piani, imponendo a UniCredit perfino prescrizioni pesanti sui BTP attraverso l’esercizio del golden power. Mentre lui parlava, a Piazza Affari arrivava intanto la notizia bomba su MPS.

Orcel al Senato su UniCredit. Altro che minaccia per la sicurezza nazionale

Le strigliate non sono mancate, così come è mancato il grande appunto: UniCredit non è certo una minaccia per la sicurezza nazionale, diversamente da quanto ha lasciato intendere il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti nel motivare l’utilizzo del golden power.

È stato soprattutto per chiarire questo punto, ha ribadito oggi Orcel, che UniCredit ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato contro quella sentenza del TAR che ha dato ragione alla banca solo su alcuni punti.

Così il banchiere al Senato, nel corso della sua audizione al Senato:

“Questa decisione è stata presa per proteggere i nostri azionisti e la nostra banca, per chiarire vari punti che riteniamo basati su un’informativa non corretta e per definire meglio il quadro in cui operiamo e opereremo in caso di future operazioni, respingendo formalmente l’affermazione secondo la quale potremmo rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale di questo Paese. Detto questo, la nostra preferenza continua a essere per una soluzione negoziata e costruttiva”.

A riprova di come non abbia senso considerare UniCredit una minaccia per la sicurezza nazionale, Orcel ha chiarito alcuni punti, al cospetto della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo del Senato, ricordando tra le varie cose tutti quei Titoli di Stato, BTP & Co. che Piazza Gae Aulenti detiene.

Per non parlare del fatto che UniCredit non ha chiuso neanche uno sportello da quando il Ronaldo dei banchieri, così come è stato ribattezzato, è al suo timone. “Da quando ci sono io, non ha chiuso nessun sportello in aree remote del Paese”.

UniCredit, Orcel: nostro DNA è italiano. Tutti i numeri che lo confermano e la frase sui BTP

A dispetto delle continue stoccate contro l’istituto di credito arrivate in più di una occasione dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, che ha dato a UniCredit anche della straniera, Orcel ha ricordato inoltre diverse volte al Senato il DNA italiano dell’istituto:

Le nostre origini sono italiane come il nostro DNA, il nostro presente e il nostro futuro. Operiamo in questo mercato da oltre 150 anni e l’Italia è e sarà sempre il centro da cui si irradiano le nostre attività”.

Per chi avesse dubbi, l’AD ha snocciolato numeri che parlano da soli:

“All’Italia destiniamo circa il 45% del nostro bilancio; il 30% a Germania e Austria e il restante 25% ai mercati dell’Europa Orientale. In Italia lavorano con noi più di 30.000 colleghi, di cui circa 25.000 nel perimetro commerciale e circa 5.000 nelle strutture centrali a supporto del gruppo. Serviamo oltre 8 milioni di clienti attraverso circa 2.000 filiali e canali remoti e digitali, perfettamente integrati tra loro”.

E che dire poi della partecipazione di Piazza Gae Aulenti al debito pubblico dell’Italia, ovvero ai Titoli di Stato di casa di cui UniCredit ha continuato a fare incetta nel corso degli anni?

La banca, ha ricordato l’AD, “ detiene circa 40 miliardi di euro in titoli di Stato italiani - più di qualsiasi altra banca - e gestisce risparmi in Italia per un totale di quasi 500 miliardi”.

Altro che minaccia per la sicurezza nazionale, così come è stata marchiata con il golden power del governo Meloni.

UniCredit storia di successo italiana verso l’Europa

Il banchiere romano ha presentato tutte le prove che dimostrano piuttosto il contrario, tessendo contestualmente le lodi del Paese in cui è nato, per la precisione di Roma, città dove si è ritrovato oggi a dar prova, per l’ennesima volta, dell’italianità dell’istituto che gestisce:

Sono un cittadino italiano. Sono nato in questa splendida città e, nonostante i molti anni trascorsi a Londra e i progetti internazionali che ho guidato negli Stati Uniti, in America Latina, Asia e Australia, è qui che affondano le mie radici ed è qui che mi sento a casa. Essere alla guida di UniCredit è per me motivo di grande orgoglio. Così come sono fiero di essere qui oggi a raccontare tutto ciò che facciamo, ogni giorno, per creare valore per tutti i nostri stakeholders - azionisti, persone, clienti e comunità - sostenendo al tempo stesso la crescita del nostro Paese e delle sue singole regioni”.

Ancora: “Una volta che l’Italia è nel tuo cuore e nella tua storia, non puoi più separartene ”, e la “la storia di UniCredit è una storia di successo italiana ”.

Ciò significa che “questa banca esisterà sempre per continuare a sostenere le famiglie, le persone e gli imprenditori italiani, aiutandoli a realizzare i loro sogni”.

Italia Paese dunque amato da Orcel, ma Italia che ha anche tradito le sue ambizioni. Tanto che tra gli appunti non è passato inosservato il seguente:

L’Italia “ non può diventare un limite. Deve essere il vantaggio competitivo che porta l’Italia nel mondo, oltre ai confini nazionali”, ha ammonito il banchiere, ricordando allo stesso tempo che UniCredit è una banca che punterà sempre anche all’Europa, una banca che traghetterà di fatto l’Italia proprio verso l’Europa, che incoraggerà le stesse famiglie, persone e imprenditori che sostiene “a pensare ancora più in grande: oltre l’Italia e verso l’Europa ”.

E che questo guardare all’Europa non venga travisato, in quanto il proiettarsi di Piazza Gae Aulenti verso una visione paneuropea delle banche è qualcosa che “facciamo non a detrimento del nostro Paese, ma a suo grande vantaggio”, ha insistito il CEO, facendo notare che “una banca italiana, leader nel suo Paese, e che rappresenta anche una forza sulla scena europea, può portare solo benefici all’Italia e agli italiani ”.

Banco BPM capitolo chiuso, il riferimento ai francesi di Crédit Agricole

Detto questo, ormai Banco BPM è un capitolo chiuso. Dopo averlo detto qualche giorno fa, Andrea Orcel è tornato a ripeterlo oggi al Senato:

“Nella vita non si esclude mai niente ma per noi Banco BPM è un capitolo chiuso”.

Tra l’altro il CEO di UniCredit ha ricordato che l’azionariato di Piazza Meda “ormai è cambiato”, visto che “avete notato anche voi, che esiste un azionista (i francesi di Crédit Agricole) che de facto ha il controllo relativo”, fattore che implica che “la possibilità di valutare l’operazione con questa situazione di azionariato, e rispetto anche al valore cui sono rispetto a noi, non la rende più attraente ”.

Orcel su Generali e su presenza in Russia

UniCredit d’altronde non ha bisogno di Banco BPM, e può ballare anche da sola, come il banchiere romano ha più volte ripetuto in passato, nel sottolineare come, a suo avviso, le operazioni di M&A abbiano senso solo se sono un acceleratore della crescita:

Questo non vuol dire che se ci fossero possibilità di fare qualcosa in Italia non lo faremmo: lo faremmo ”, ha tenuto a precisare Orcel, rispondendo anche a un’altra domanda sulle possibili mosse di UniCredit nel capitale di Generali, dove la banca, ha confermato l’AD, “è scesa al 2% circa”.

Per ora, la partecipazione è quella, mentre “osserviamo la situazione e per il momento non c’è nulla ”. Orcel ha ricordato che UniCredit ha fatto in Generali Assicurazioni, per l’appunto. un investimento finanziario, che l’ha portata a salire fino al 6,7% del capitale, per poi chiarire:

La società è una buona società, per noi aveva anche un interesse dato lo stato di partnership con altri nostri partner e potevamo vedere situazioni nelle quali potevamo cooperare con loro”. Detto questo, “per cooperare con loro non ho necessariamente bisogno di avere una partecipazione ”, il che comporta che, “ visto che non ci sono stati gli estremi, la nostra partecipazione netta è scesa al 2% qualcosa ”.

Infine, sul capitolo Russia, il CEO di UniCredit ha tenuto il punto:

Noi adesso abbiamo 3,5-3,7 miliardi di capitale in Russia, che si è accumulato perché ovviamente, mentre c’è la guerra, non è che lo possiamo tirare fuori. La domanda che mi fanno spesso è: ma perché non butti le chiavi e chiudi tutto? Sì, ma chi ne beneficia? Io ho 3,5 miliardi lì, il giorno dopo chi ne beneficia? Il Paese che non vogliono aiutare.
Allora perché devo regalare 3,5 miliardi al Paese?

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