MPS + Banco BPM, il governo Meloni ci riprova

Laura Naka Antonelli

19 Novembre 2025 - 15:24

Indiscrezioni stampa segnalano come il governo Meloni abbia solo rimandato, e mai riposto nel cassetto, il piano di una fusione tra MPS e Banco BPM.

MPS + Banco BPM, il governo Meloni ci riprova

Il governo Meloni non avrebbe affatto accantonato, ma solo rimandato, l’idea di promuovere un’integrazione tra MPS-Monte dei Paschi di Siena e Banco BPM. È quanto ha riportato un articolo di Reuters, sulla base di quanto riferito da due fonti vicine al dossier.

Il piano di dare MPS in sposa a Banco BPM, va ricordato, era stato concepito da Palazzo Chigi verso la metà di novembre dello scorso anno dopo che il MEF, ancora maggiore azionista di MPS, aveva lanciato il terzo e ultimo atto di privatizzazione della banca senese, mollando una partecipazione del 15% di quella detenuta ancora nel capitale del Monte, e scendendo così dal 26,7% ancora in suo possesso all’11,7% circa del capitale sociale.

Nel frattempo, nuovi rumor sono circolati sulle possibili prossime mosse di UniCredit, che non avrebbe rinunciato ai piani di espansione in Italia.

MPS + Banco BPM, la genesi del piano di Meloni, saltato poi in aria a causa dell’OPS di UniCredit

Con quella operazione di (“Accelerated Book Building – ABB”), il Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti aveva fatto un altro passo per spogliare MPS di quel marchio che, dal 2017, in quanto banca controllata dallo Stato, l’aveva resa nota agli occhi del mondo come Monte di Stato.

Proprio in quell’occasione, oltre alla holding della famiglia Del Vecchio Delfin e a Francesco Gaetano Caltagirone, era entrata nel capitale di Rocca Salimbeni Banco BPM: una mossa che aveva fatto sperare il governo Meloni di poter creare un terzo polo bancario , untando sulle nozze tra MPS e Piazza Meda.

Il piano era poi saltato a causa dell’OPS che, pochi giorni dopo, UniCredit aveva lanciato su Banco BPM.

L’OPS di Orcel aveva fatto scattare subito l’ira del governo Meloni e aveva gettato le basi di quell’altra grande partita di risiko bancario che sarebbe stata promossa, agli inizi del 2025, da MPS, stanca di aspettare un ipotetico cavaliere bianco pronto ad accollarsela: quella con cui il Monte, svestendo i panni di banca target, avrebbe preso la situazione in mano, puntando a inglobare Mediobanca.

Quest’ultima operazione è andata in porto, mentre il dossier UniCredit-Banco BPM si è scontrato con il golden power del governo Meloni, traducendosi in un nulla di fatto.

MPS impegnata ora in integrazione con Mediobanca. Ma per il MEF c’è ancora spazio per Banco BPM

L’uscita di scena di UniCredit ha subito e inevitabilmengte riacceso le scommesse di Piazza Affari sul ritorno del dossier relativo a una operazione di M&A tra MPS e Banco BPM.

Il Monte è tuttavia occupato, ora, a gestire l’integrazione con il target appena centrato che porta il nome di Mediobanca.

Ciò non toglie che il governo Meloni possa riattivarsi in futuro per tornare a puntare su una futura integrazione tra il Monte e l’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Ed è quanto le due fonti anonime hanno indicato all’agenzia di stampa Reuters.

Lo stesso Castagna, d’altronde, nel commentare il flop dell’OPS di UniCredit, ha ricordato che due sono le strade che Banco BPM potrà a questo punto decidere di prendere, anche se agli investitori non è sfuggito quel “mai” che il banchiere ha proferito qualche settimana fa.

Una strada porta il nome proprio dell’istituto senese, anche se i riflettori di Piazza Affari si sono spostati ultimamente sull’altra opzione, in particolar modo nella giornata di ieri.

Il Tesoro detiene ora il 4,9% nel Monte dei Paschi di Siena. Pronto a scaricare anche questa partecipazione?

Detto questo, quale sarebbe il piano del MEF? Reuters ha intanto precisato che, a seguito del successo dell’OPAS promossa da MPS su Mediobanca e della conseguente diluizione del capitale detenuto dagli azionisti del Monte, ora il MEF ha in mano una partecipazione pari al 4,9% nel capitale della ’nuova’ banca senese. Partecipazione che il Tesoro potrebbe decidere di far scendere ulteriormente, guardando proprio al possibile desiderio di Banco BPM di rafforzarsi ulteriormente in MPS.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non avrebbe tuttavia alcuna fretta di uscire dal Monte, ben consapevole che il processo di integrazione con Mediobanca terrà la banca gestita da Luigi Lovaglio impegnata per ancora un po’ di tempo.

Detto questo, così hanno riferito le fonti, una volta che il processo di integrazione sarà completato, il Tesoro potrebbe decidere di sostenere una nuova partita di risiko che veda la banca senese, forte del tesoretto di Mediobanca, di nuovo protagonista, con un interesse potenzialmente rivolto a Banco BPM.

Vero però che a quel punto il governo Meloni potrebbe scontrarsi con l’altro dossier che sta già maturando: quello di una possibile combinazione tra Banco BPM e l’azionista di maggioranza francese Crédit Agricole.

In questo caso, tuttavia, hanno precisato le fonti interpellate dalla Reuters, l’esecutivo non avrebbe basi legali per cercare di bloccare una fusione tra le due banche, contrariamente a quelle che ha rivendicato nel decidere di sfoderare l’arma del golden power contro la partita UniCredit-Banco BPM dove, alla fine, è riuscito ad avere la meglio.

Ma gli analisti riflettono anche sulle ultime dichiarazioni rilasciate dalla pedina Crédit Agricole

Nel frattempo oggi, nel commentare le ultime novità che riguardano Banco BPM, gli analisti di Equita SIM - che sulle azioni di Piazza Meda hanno un rating neutrale con target pari a € 12,50 (inferiore alla chiusura di ieri di € 12,6) - hanno rimarcato che Crédit Agricole ha aperto per l’appunto alla possibilità di una fusione delle attività italiane con BAMI, con il CEO che ha tuttavia “escluso in modo categorico qualsiasi ipotesi di cessione cash di Crédit Agricole Italia, alla luce della volontà del gruppo di mantenere una presenza strategica e stabile nel Paese”.

Equita ha fatto notare anche che “Crédit Agricole ha inoltre ribadito un approccio paziente, anche nell’eventualità in cui da Banco BPM non dovesse arrivare nel breve termine alcuna proposta”.

Sulla base di questi presupposti, gli esperti hanno ricordato che, nel “corso della recente call di presentazione dei risultati del terzo trimestre del 2025, Banco BPM aveva osservato come una nuova fase di consolidamento nel settore bancario potrebbe prendere avvio dalle partecipazioni incrociate presenti tra alcuni istituti (con riferimento implicito alla quota di Crédit Agricole in BPM e alla partecipazione detenuta dal Banco in MPS) precisando però di non aver mai discusso l’acquisizione della rete italiana di Crédit Agricole né valutato una fusione”. Per Equita, “è comunque improbabile che eventuali iniziative concordate possano concretizzarsi prima del rinnovo del CdA di Banco BPM” previsto per il prossimo mese di aprile 2026.

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