Nuove tasse nascoste per le partite IVA nella Legge di Bilancio 2020

Anna Maria D’Andrea

30 Ottobre 2019 - 17:01

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Tasse nascoste per le partite IVA, imprese e professionisti, nella Legge di Bilancio 2020: è la stretta sulle compensazioni fiscali Irpef, Ires ed Irap la vera stangata in arrivo, ma nessuno ne parla.

Nuove tasse nascoste per le partite IVA nella Legge di Bilancio 2020

Il 2020 non si preannuncia un anno positivo per i titolari di partita IVA. La Legge di Bilancio ed il decreto fiscale collegato nascondono vere e proprie nuove tasse per imprese e professionisti.

Nella lotta contro l’evasione fiscale, a pagarne le conseguenze saranno tutte le partite IVA, anche quelle che - nonostante le difficoltà - pagano tasse, imposte e contributi regolarmente.

Se negli ultimi giorni si fa un gran parlare delle nuove tasse previste dal 2020, nessuno parla della stretta alle compensazioni fiscali, la vera stangata in arrivo per tutti i titolari di partita IVA.

Nuove tasse nascoste per le partite IVA nella Legge di Bilancio 2020

Nel panorama delle novità fiscali in arrivo il prossimo anno, di seguito vogliamo soffermarci su una di queste: le novità sulle compensazioni dei crediti relativi alle imposte sui redditi.

Il decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020 ne parla come una misura volta a contrastare le indebite compensazioni, ma i più “maliziosi” affermano che i nuovi limiti introdotti dai primi articoli del provvedimento altro non siano che un prestito forzoso che lo Stato chiede alle partite IVA.

La novità è ormai nota: a partire dai crediti relativi alle imposte dirette maturati a decorrere dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, l’utilizzo in compensazione di importi superiori ai 5.000 euro sarà subordinato alla preventiva presentazione della dichiarazione dei redditi, accanto all’apposizione del visto di conformità da parte di un professionista abilitato.

Perché crediamo si tratti di una nuova tassa nascosta a carico dei titolari di partita IVA? Partiamo da un esempio per capire la gravità della misura.

Consideriamo un’impresa che vanta un credito fiscale di importo pari a 7.000 euro e che, a giugno 2020 dovrà versare l’acconto Imu e Tasi, ovvero un’altra tipologia di imposta.

La situazione che verrà a crearsi dal prossimo 1° gennaio sarà paradossale: nonostante titolare di un rimborso da parte dell’Erario, l’impresa o il professionista si troverà nei fatti costretto a pagare ancora, senza la possibilità di compensare i crediti spettanti con i debiti maturati.

Si applicheranno alle compensazioni Irpef, Ires e Irap le stesse regole previste ad oggi per l’IVA, ma con effetti differenti.

Nuove tasse per le imprese, compensazioni bloccate fino a fine anno

Applicare anche alle compensazioni delle imposte dirette le regole già previste per l’IVA appare come una mossa assurda. Sono diverse infatti le scadenze per l’invio della dichiarazione, “lasciapassare” per l’uso dei crediti maturati dall’impresa.

La dichiarazione IVA può essere presentata già dal mese di febbraio, ma per le dichiarazioni dei redditi l’invio parte (o meglio dovrebbe partire) soltanto dal mese di giugno. Se ci mettiamo poi le continue modifiche, e le attese sul rilascio dei tracciati da parte dell’Agenzia delle Entrate, si arriva - se tutto va bene - a settembre. La stessa Amministrazione Finanziaria pare prendersela sempre più comoda, anche considerando che la scadenza per la trasmissione è ormai fissata al 30 novembre.

Nella sostanza, quindi, l’effetto della nuova stretta alle compensazioni fiscali sarà che i crediti maturati da imprese e professionisti saranno di fatto congelati per più di metà dell’anno.

Una nuova tassa mascherata da misura volta a contrastare l’evasione fiscale, ma che produrrà vantaggi soltanto per l’Erario.

La relazione tecnica al Decreto Fiscale (che è possibile visionare sul sito della Camera) spiega come nel 2020, per via del differimento del termine a decorrere dal quale potranno essere utilizzati i crediti in compensazione, sarà nei fatti impossibile compensare tutti i crediti entro la fine dell’anno, con la conseguenza che si ridurrà la spesa per il bilancio dello Stato (effetto “slittamento”). Un prestito forzoso che porterà nelle casse dell’Erario circa mezzo miliardo di euro.

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