L’Unione europea usa il pugno duro con le big tech, tra multe, dialoghi perentori e nuove regole in arrivo. I consumatori hanno la priorità.
Per le grandi aziende tecnologiche non sono mai davvero tempi duri, visti i profitti alle stelle e l’incredibile frequenza di lancio dei nuovi prodotti, ma Bruxelles sta dando loro parecchio filo da torcere. Negli ultimi tempi difendere i consumatori comunitari da pratiche monopolistiche, concorrenza sleale e conseguenti imposizioni nei prezzi sono diventate delle priorità per la Commissione europea, che presto inizierà i lavori per nuove regole relative agli smartphone e alle loro funzioni. Nel frattempo, nei dialoghi e nelle procedure d’infrazione portate avanti, mostra una linea intransigente anche dinanzi alle principali aziende tech.
Le regole Ue per vendere gli smartphone
Con un chiaro obiettivo di trasparenza e regolarità, l’Unione europea è già intervenuta sulla vendita degli smartphone, apportando svariati cambiamenti per tutelare i consumatori comunitari in modo più efficace. Si occupa proprio di questo il Regolamento Ue n. 2023/1669, entrato in vigore nel mese di giugno 2025, con nuovi impegni per i produttori. La novità principale è l’etichetta energetica europea, che deve essere presente su smartphone e tablet per comunicare in maniera chiara la classe energetica (come con gli elettrodomestici) e le varie informazioni che consentono di valutare la vita del dispositivo e la sostenibilità dello stesso per il cliente.
Oltre ad apporre l’etichetta, i produttori dovranno anche garantire aggiornamenti del software per almeno 5 anni e la disponibilità dei pezzi di ricambio per almeno 7 anni. L’evidente utilità di queste nuove regole, indispensabili per rendere i consumatori consapevoli e informati sui propri acquisti, si può scontrare con un aumento dei costi e la riduzione delle feature.
In ogni caso, le nuove regole sono ormai entrate in vigore e impongono a tutti i produttori di smartphone che operano sul mercato europeo di adeguarsi. Bruxelles non conosce mezzi termini su questi temi, dando un’assoluta priorità alla tutela dei consumatori quanto a consapevolezza e trasparenza, soprattutto quando al contempo riesce a promuovere prodotti più sostenibili e meno inquinanti.
Nuove regole europee per le app
L’Unione europea sta portando avanti vere e proprie battaglie per tutelare i cittadini comunitari da pratiche dubbie dei soggetti che operano nel mercato della tecnologia, in particolar modo i colossi stranieri che basano il loro agire su regole proprie, spesso poco coerenti con l’impianto normativo europeo. Proprio da questo obiettivo era nato il Digital markets act, il regolamento europeo studiato per limitare le pratiche monopolistiche delle aziende più imponenti.
Un insieme di regole a dir poco respinto dai gatekeepers (come vedremo Apple ha anche avviato un contenzioso legale che lo riguarda), ma che la Commissione Ue non esita ad applicare con rigidità. Le maxi multe applicate e la fermezza nel dialogo con le aziende hanno in ogni caso portato a degli effetti precisi, tanto che proprio Apple ha introdotto regole conformi per gli sviluppatori che operano nell’area europea. Novità che riguardano principalmente le commissioni Apple, ora chiare e delimitate, e la possibilità per gli sviluppatori di indirizzare verso acquisti esterni dallo store senza troppe peripezie.
Pur adeguandosi, Apple ha comunque deciso di agire in giudizio contestando il Digital market act, in particolar modo per quanto riguarda la privacy e la sicurezza degli utenti. Queste ultime verrebbero infatti compromesse, secondo Apple, dal livello di apertura del sistema operativo iOs e dell’App store richiesto da Bruxelles. La Commissione Ue, però, rappresentata dall’avvocato Paul-John Loewenthal presso il tribunale del Lussemburgo, sostiene che la tesi del ricorrente sia una scusa per difendere il proprio modello (dannoso) di business.
Secondo l’Unione europea Apple ostacola deliberatamente e volontariamente i concorrenti, rendendo eccessivamente complesso accedere dallo smartphone a servizi terzi. Bisogna quindi attendere che la giustizia faccia il suo corso, ma è probabile che nuovi contenziosi si apriranno fino alla revisione delle norme prevista per il 2026. Tutte le maggiori aziende tech devono infatti subire notevoli rallentamenti e limitazioni nel lancio di prodotti e servizi sui mercati Ue, come conseguenza delle regole più stringenti adottate. Nel concreto, quindi, gli utenti devono attendersi dei disagi in questo senso, dovendo attendere o addirittura rinunciare ad alcune delle novità tecnologiche se contrastanti con la normativa.
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