Neuralink, Elon Musk vuole avviare i test clinici dei chip sull’uomo

Niccolò Ellena

30/03/2023

30/03/2023 - 13:58

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Neuralink, l’azienda di neurotecnologie di Elon Musk, vuole riprovare ad avviare i test clinici dei chip sull’uomo per la terza volta, nonostante le bocciature della Food and Drug Association.

Neuralink, Elon Musk vuole avviare i test clinici dei chip sull’uomo

Neuralink, l’azienda di neurotecnologie di Elon Musk che vuole curare le malattie grazie a dei chip impiantati nel cervello, ci riprova: dopo l’ennesima bocciatura da parte della Food and Drug Association degli Stati Uniti, vuole riprovare ad ottenere l’autorizzazione ad avviare i test clinici dei chip sull’uomo.

Fondata nel 2016 per provare a curare le malattie neuro degenerative, Neuralink ha già più volte fatto parlare di sé: è stata messa sotto indagine per aver trasporto illegalmente degli agenti patogeni durante la sua collaborazione con l’Università della California - Davies tra il 2018 e il 2020 ed è stata accusata di aver maltrattato degli animali durante i test su di essi.

Neuralink vuole collaborare con cliniche specialistiche

Neuralink non si arrende, vuole infatti provare a ottenere per la terza volta l’autorizzazione per procedere con i test sull’uomo. Secondo quanto riportato da Reuters, la società è attualmente alla ricerca di cliniche specialistiche con cui avviare la sperimentazione una volta ottenuta l’autorizzazione.

Tra gli istituti con cui vorrebbe collaborare Neuralink c’è il Barrow Neurological Institute, un prestigioso istituto a Phoenix (Arizona) che si occupa del trattamento delle malattie neurologiche.

Il Barrow Insitute ha già esperienze pregresse nell’impianto di chip all’interno del corpo umano, tuttavia questi non sono minimamante paragonabili a quelli di Neuralink, considerati molto più invasivi.

Neuralink ha poi dialogato anche con altri centri in cerca di opportunità di collaborazione, ma questi ultimi hanno preferito rimanere anonimi per non attirare l’attenzione su di sé e poter discutere in maniera riservata.

Probabilmente l’azienda non potrà procedere fino a quando non potrà dimostrare che i test non sono dannosi per coloro che si prestano come cavie. Questo obiettivo, attualmente, sembra molto complesso da raggiungere.

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