Mutui, confermato nuovo aumento dei tassi: di quanto sale la rata da marzo 2023

Ilena D’Errico

06/03/2023

06/03/2023 - 00:03

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In arrivo un nuovo aumento dei tassi, ecco fino a quanto potranno salire le prossime rate per il mutuo e quali sono i possibili rimedi.

Mutui, confermato nuovo aumento dei tassi: di quanto sale la rata da marzo 2023

Secondo le dichiarazioni di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, è in arrivo un nuovo aumento dei tassi per i mutui, il sesto consecutivo. L’aumento, una volta confermato, avrà un ulteriore incremento delle rate, probabilmente già a partire da quella di marzo 2023. La riunione decisiva, infatti, è attesa per il 16 marzo, a poco più di un mese dall’aumento più recente del 2 febbraio, all’interno della politica monetaria restrittiva iniziata dalla Bce nel mese di luglio 2022. Di quanto saliranno le rate?

Di quanto saliranno le rate?

L’aumento sarà con tutta probabilità pari a 50 punti percentuali, analogamente a quanto già accaduto a febbraio. Il valore preciso dell’incremento è tuttavia variabile a seconda della tipologia di mutuo, con un’evidente differenza fra quelli a tasso fisso e quelli a tasso variabile. Questi ultimi saranno infatti colpiti pesantemente dall’aumento, fino ad arrivare – secondo le previsioni – a un incremento di ben 255 euro in più.

In particolare, la rata media di un mutuo sottoscritto all’inizio dell’anno scorso dovrebbe salire già nei prossimi mesi di 35 euro in più rispetto al momento attuale. Nel giro di un anno o poco meno, la rata mensile sarà quindi gravata da ben 197 euro in più, con un incremento del 43% rispetto alla rata originaria. Oltretutto, gli esperti hanno previsto l’ulteriore crescita dell’Euribor a 3 mesi, fino ad arrivare al 3,4% per giugno 2023. Secondo queste previsioni, la rata media per il mutuo salirà a 711 euro mensili, per l’appunto con un aumento di 255 euro rispetto alla rata di gennaio 2022.

Implicazioni per i mutui a tasso fisso

I mutui a tasso fisso non dipendono dall’Euribor, che è il tasso di mercato attualmente più preoccupante insieme a quello Bce, bensì dall’Irs. L’Interest rate swap che rileva è quello della data in cui il mutuo viene stipulato. Trattandosi di tasso fisso, infatti, l’aliquota rimane stabile e immutata fino all’estinzione del mutuo stesso. Di conseguenza non ci sono problemi per chi ha già sottoscritto un mutuo con tasso fisso, mentre le condizioni sono poco rassicuranti per coloro che devono ancora richiederlo. Anche l’Irs, infatti, presenta una tendenza di crescita allarmante, infatti è triplicato rispetto a gennaio 2022. Di conseguenza, anche un mutuo a tasso fisso non è particolarmente appetibile in questo particolare periodo, anche perché si auspica nel futuro una discesa dei tassi.

Soluzioni contro l’aumento delle rate

L’aumento del costo delle rate non è del tutto evitabile, proprio in ragione dell’oggettivo aumento dei tassi di interesse di riferimento. Allo stesso tempo, con qualche scelta strategica è possibile almeno contenere il rincaro e limitare le ripercussioni sulle tasse future.

I mutuatari possono infatti chiedere una surroga per passare dal tasso variabile a quello fisso, trasferendo il debito presso un’altra banca, e fissare il prezzo delle rate future. In questo modo non si evita di certo l’aumento del costo, ma perlomeno ci si può mettere al riparo da nuovi incrementi. In alternativa, è possibile la rinegoziazione del mutuo con la propria banca, per valutare le alternative:

Il mutuo a tasso misto è sostanzialmente un piano di ammortamento suddiviso in due regimi di pagamento, uno dei quali a tasso fisso e l’altro a tasso variabile, con un passaggio regolato dalle condizioni contrattuali. Il mutuo a rata protetta, invece, fissa l’importo delle rate mensili senza modificare il debito nei confronti della banca, realizzando così delle rate fisse ma un periodo di ammortamento più lungo. Il tetto massimo, infine, permette di stabilire il valore più alto del tasso di interesse del mutuo.

La banca, tuttavia, non è obbligata a concedere il cambiamento, però in alcuni casi è possibile procedere alla rinegoziazione di Stato. Quest’ultima è concessa – solo a determinate condizioni – dalla Finanziaria 2023, in vigore fino al 31 dicembre, e consente di rinegoziare il mutuo senza l’assenso della banca.

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