Tonfo azioni MPS, -5%, la banca conferma. Caltagirone, Milleri e Lovaglio indagati per aggiotaggio e ostacolo a Consob e BCE

Laura Naka Antonelli

27 Novembre 2025 - 16:48

Alert nel mondo delle banche, azioni MPS-Monte dei Paschi di Siena le peggiori del Ftse Mib di Piazza Affari.

Tonfo azioni MPS, -5%, la banca conferma. Caltagirone, Milleri e Lovaglio indagati per aggiotaggio e ostacolo a Consob e BCE

Sono alcuni dei player della grande operazione di risiko bancario che ha portato MPS a conquistare Mediobanca, decretando la fine dell’era della fortezza inespugnabile di Piazzetta Cuccia. E sono ora tutti indagati per aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza della Consob e della BCE.

Sono l’amministratore delegato di MPS-Monte dei Paschi di Siena Luigi Lovaglio, l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e il Presidente di Luxottica e di Delfin, quest’ultima holding della famiglia Del Vecchio, Francesco Milleri.

MPS conferma i rumor con un comunicato stampa sottolineando di “aver ricevuto la notifica da parte della Procura della Repubblica di Milano di un decreto di perquisizione”.

Così la banca senese, in relazione alle indiscrezioni di stampa apparse oggi:

“In tale contesto è stato notificato un avviso di garanzia al Dr Luigi Lovaglio in qualità di Amministratore Delegato; le ipotesi di reato indicate nel documento fanno riferimento all’ostacolo alle funzioni di vigilanza ed alla manipolazione di mercato. La Banca è confidente di poter fornire tutti gli elementi a chiarimento della correttezza del proprio operato e manifesta piena fiducia nelle Autorità competenti, a cui conferma completa collaborazione”.

MPS-Mediobanca, Caltagirone, Milleri, Lovaglio indagati per aggiotaggio e ostacolo alla Consob e alla BCE

Luigi Lovaglio, Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, ergo tutti e tre grandi attori della partita di risiko che ha tenuto con il fiato sospeso Piazza Affari, sono finiti nel mirino della Procura di Milano, per avere “concordato l’«OPS-Offerta pubblica di scambio» da 13,5 miliardi di euro (accolta in Borsa dal 62% di adesioni) con la quale Monte dei Paschi di Siena, di cui il governo era il primo azionista, tra gennaio e ottobre 2025 ha conquistato il controllo di Mediobanca, a sua volta prima azionista con il 13,2% di Generali in cui possiedono già corpose quote Caltagirone e Delfin”. Così ha riportato oggi Il Corriere della Sera,

Idem il sito MF-Milano Finanza, che ha reso noto che “la Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, il numero uno di Delfin Francesco Milleri e il CEO della banca senese Luigi Lovaglio”.

La notizia ha scosso subito i nervi di Piazza Affari, facendo scivolare immediatamente le azioni della regista della grande operazione di Borsa, ergo della banca senese MPS che, nel giro di pochi mesi, si è trasformata da istituto bancario controllato dal Tesoro - a seguito della ricapitalizzazione precauzionale del 2017 lanciata dal MEF per salvare per il rotto della cuffia Rocca Salimbeni - in banca predatrice di Mediobanca.

Tutto, attraverso una OPS annunciata alla fine di gennaio di quest’anno, che poi è diventata OPAS con il rilancio dell’offerta in cash.

Il boom di adesioni degli azionisti di Mediobanca ha certificato la fine dell’era di Piazzetta Cuccia in versione standalone, mandando a casa Alberto Nagel, l’ex CEO che ha scritto per anni la storia dell’istituto e portando le azioni MPS a brindare più volte, fiutando nuove sorprese dalla banca guidata dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio.

Oggi, la notizia dell’indagine aperta dalla Procura di Milano sul CEO dell’istituto Luigi Lovaglio, sul numero uno di Delfin Francesco Milleri e sul costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, arriva come un fulmine a ciel sereno.

OPS MPS su Mediobanca, quell’OPS di Stato che ha fatto scattare subito grandi sospetti sulla vera preda

24 gennaio 2025. Bisogna partire da questa data per capire cosa sta succedendo oggi a MPS e a Mediobanca e il motivo per cui la Procura di Milano ha messo nel mirino Lovaglio, Milleri e Caltagirone.

È questa la data in cui è arrivato di fatto l’annuncio che ha preso in contropiede tutti, a Piazza Affari: quella in cui è arrivato l’annuncio shock di MPS-Monte dei Paschi di Siena, relativo alla decisione di promuovere un’OPS su Mediobanca, banca decisamente più grande.

Già quel giorno era nato il grande sospetto che l’operazione fosse in realtà una sorta di OPS di Stato, orchestrata dal governo Meloni, insieme a Caltagirone e a Delfin - questi ultimi tra i principali azionisti di MPS, così come anche di Mediobanca e di Generali - per puntare alla vera preda, quella che qualcuno avrebbe poi chiamato “Trono di Spade”, in quanto oggetto del desiderio e motivo alla base della scommessa di MPS: Generali Assicurazioni, per l’appunto.

Così era stato detto da chi aveva guardato subito con grande diffidenza all’OPS del Monte e al contempo al possibile vero target: Generali, ’colpevole’ secondo l’intera politica italiana e soprattutto secondo i sovranisti più convinti, sia del governo Meloni che delle opposizioni, di avere commesso il terribile errore di siglare un accordo con la francese Natixis e dunque - in particolare secondo Palazzo Chigi e stando a diverse fonti - di aver messo in pericolo i risparmi degli italiani. Risparmi, sempre secondo la logica del governo Meloni, da destinare all’Italia e soprattutto ai BTP.

D’altronde, la benedizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a possibili nozze tra MPS e Mediobanca era arrivata subito: un approccio del tutto diverso alla forte contrarietà manifestata dal governo italiano verso l’altra partita ai tempi ancora aperta, che sarebbe poi naufragata del tutto: quella dell’OPS promossa da UniCredit su Banco BPM.

MPS-Monte dei Paschi di Siena, azioni subito giù dopo notizia indagine: -5% a Piazza Affari

Oggi, la notizia dell’indagine per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza della BCE e della Consob ha dunque portato qualcuno a sottolineare che, forse, alla fine i nodi sono venuti al pettine.

Immediato l’effetto sulle azioni di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena, scivolate subito sul fondo del listino benchmark di Piazza Affari Ftse Mib.

I titoli del Monte sono tuttora bombardati dai sell off, accelerando al ribasso fino soffrire una perdita di quasi il 5%.

Focus anche sui titoli di Mediobanca, diventata ormai una costola di Rocca Salimbeni, che scivolano di oltre il 3%, confermandosi anch’essi tra le azioni peggiori del Ftse Mib.

L’indagine scattata dalla Procura di Milano forse non sorprenderà qualcuno. Tra questi il Financial Times, che qualche mese fa aveva rivelato come l’agguato di MPS su Mediobanca avesse fatto scattare sull’attenti la stessa Generali, al punto da indurla a contattare la Consob.

Nell’articolo “Mediobanca reports two top shareholders in hostile bid battle”, l’FT era tornato sulle dinamiche della finanza italiana, che aveva affrontato qualche mese prima, quando aveva acceso i fari in particolare sul ruolo del costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, nel commentare la prima grande notizia di risiko bancario che era piombata a Piazza Affari: quella relativa alla decisione di UniCredit di lanciare una OPS su Banco BPM: proprio la banca che, nei piani del governo Meloni avrebbe dovuto indossare le vesti di cavaliere bianco di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena.

Già da allora, con l’ira del governo italiano scattata contro la mossa di UniCredit, si era parlato della presenza di strategie e piani vari di Meloni per cercare di blindare il risparmio degli italiani.

Era stata la stessa Mediobanca a far riferimento alle manovre e al piano lanciati da Delfin e da Caltagirone, parlando subito, nel definire l’OPS di MPS ostile e distruttiva di valore - di “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”.

Intrecci azionari che, in quei mesi in cui Mediobanca aveva rimandato subito al mittente l’OPS di MPS, erano così caratterizzati:

  • In Mediobanca, Delfin deteneva il 20% e Caltagirone il 7%.
  • In MPS, Delfin era il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone deteneva il 5%.
  • In Assicurazioni Generali, Delfin deteneva il 10% e Caltagirone il 7%.

Per capire i riflessi che il successo dell’OPS poi OPAS di MPS su Mediobanca ha avuto sulle partecipazioni azionarie, basta guardare al nuovo azionariato di Generali, la presunta vera preda del Monte dei Paschi di Siena.

Rocca Salimbeni detiene di fatto il controllo del Leone, attraverso Piazzetta Cuccia, confermandosi maggiore azionista con una partecipazione pari al 13,19%.

Il 'nuovo' azionariato di Generali Il ’nuovo’ azionariato di Generali Il nuovo azionariato di Generali dopo il successo dell'offerta di MPS su Mediobanca (Fonte Generali). Attraverso Mediobanca Monte dei Paschi di Siena detiene ora il 13,19% del Leone di Trieste (Fonte Generali).

Va ricordato che, oltre al CEO di MPS Luigi Lovaglio, erano stati alcuni stessi esponenti del governo Meloni a cercare di fugare i dubbi della Procura di Milano, che aveva voluto vederci chiaro, mesi fa, sulla stessa operazione con cui il MEF, principale azionista del Monte dei Paschi di Siena, aveva proceduto a piazzare sul mercato il 15% della sua partecipazione alla metà di novembre del 2024, allo scopo di accelerare il processo di privatizzazione dell’istituto senese.

La Procura di Milano aveva sospettato che quel collocamento era stato riservato in realtà ad alcuni acquirenti ben precisi e selezionati a priori, entrati poi, grazie all’acquisto delle azioni offerte dal Tesoro, nel capitale della banca senese: per l’appunto Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio.

Aveva ribattuto a quei sospetti, tra gli altri, anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni che, interpellato dalla Commissione Finanze della Camera in merito a quel caso, aveva assicurato che il governo Meloni non aveva “ mai esercitato un ruolo di regista nell’offerta pubblica di scambio promossa da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca”.

Le rassicurazioni, tuttavia, non sono bastate, visto che la Procura di Milano è tornata a muoversi, aprendo direttamente un’inchiesta su Lovaglio, Caltagirone e Milleri, dopo aver covato per tanto tempo il sospetto di un presunto accordo tra il MEF di Giorgetti, Caltagirone e Delfin per puntare a Mediobanca, in modo da arrivare a conquistare Generali, forziere dei risparmi degli italiani e dei BTP.

Piazza Affari a questo punto si interroga su cosa accadrà ora al dossier MPS-Mediobanca, in attesa di conoscere l’esito dell’inchiesta di Milano. Va tuttavia sottolineato che la diffusione del comunicato da parte del Monte dei Paschi ha arginato il panico, portando le azioni BPMS a risalire, sebbene in modo lieve, dai minimi della seduta.

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