Meta, maxi-sanzione in Spagna. €479 milioni per abuso dei dati utenti

P. F.

21 Novembre 2025 - 16:24

Guai per Meta in Spagna. Il colosso guidato da Mark Zuckerberg è stato multato da un tribunale di Madrid per 479 milioni di euro per pratiche di concorrenza sleale nei confronti dei media iberici.

Meta, maxi-sanzione in Spagna. €479 milioni per abuso dei dati utenti

Un tribunale di Madrid ha condannato Meta a pagare quasi mezzo miliardo di euro a 87 editori e agenzie di stampa digitali spagnole, tra cui El Pais, La Vanguardia, Marca, El Mundo, gruppo Vocento e l’agenzia Europa Press.

Secondo la sentenza, il gigante dei social media guidato da Mark Zuckerberg avrebbe messo in atto pratiche di concorrenza sleale attraverso l’uso illecito dei dati personali degli utenti, violando il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Meta ha annunciato che impugnerà il provvedimento.

Questa controversia si inserisce in un quadro più ampio di pressioni regolamentari nei confronti di Meta in Europa. Soltanto lo scorso anno, l’Unione Europea aveva imposto alla società una multa di oltre 800 milioni di euro per pratiche anticoncorrenziali legate all’integrazione di Facebook Marketplace nel social network. Nel frattempo, il governo spagnolo ha avviato un’ulteriore indagine parlamentare su presunti sistemi di tracciamento utilizzati da Meta sui dispositivi Android.

Le origini del contenzioso tra Meta e i media spagnoli

Il tribunale spagnolo ha accusato la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp di aver ottenuto un “vantaggio competitivo significativo” nel mercato pubblicitario online elaborando i dati personali degli utenti senza un consenso valido, con l’obiettivo di alimentare la pubblicità comportamentale.

Le contestazioni si concentrano sul periodo compreso tra maggio 2018 e luglio 2023, durante la big tech statunitense avrebbe sfruttato un “enorme volume” di dati, generando un utile stimato in oltre 5 miliardi di euro.

Il risarcimento complessivo - 479 milioni destinati agli editori, circa 60 milioni calcolati come interessi legali e 2,5 milioni riconosciuti all’agenzia Europa Press - è stato definito sulla base della posizione economica sfavorevole in cui si sono trovati gli operatori locali a causa del vantaggio acquisito da Meta.

In una nota, Meta ha contestato la sentenza, dichiarando l’intenzione di fare ricorso:

“Si tratta di un’affermazione infondata, priva di qualsiasi prova di presunto danno e ignora deliberatamente il funzionamento del settore della pubblicità online. Meta rispetta tutte le leggi applicabili e ha fornito scelte chiare, informazioni trasparenti e ha fornito agli utenti una serie di strumenti per controllare la propria esperienza sui nostri servizi”.

Il nodo sul consenso per il trattamento dei dati personali

Il nodo centrale del contenzioso ha riguardato la modifica della base giuridica scelta da Meta per il trattamento dei dati personali. Con l’entrata in vigore del GDPR, nel maggio 2018, l’azienda ha abbandonato la richiesta per il consenso degli utenti, sostenendo che la pubblicità personalizzata fosse indispensabile per offrire il servizio e integrandola di fatto come parte del contratto con l’utente.

Le autorità di controllo e il tribunale hanno giudicato questa impostazione inadeguata, perché non ha mai effettivamente garantito un consenso informato e trasparente. Solo cinque anni dopo, nell’agosto 2023, Meta è tornata a un modello basato sul consenso, ma il periodo precedente è stato comunque considerato una piena violazione del regolamento.

Iscriviti a Money.it