Mercati, ecco i 5 temi caldi dell’estate

Violetta Silvestri

5 Luglio 2025 - 11:36

La prossima settimana potrebbero emergere con più forza le 5 questioni calde dell’estate finanziaria globale. Quali sono i temi da monitorare con attenzione?

Mercati, ecco i 5 temi caldi dell’estate

Dazi e non solo: i mercati aspettano la prossima settimana concentrati soprattutto su 5 temi caldi che possono influenzare tutta l’estate finanziaria.

Come indicato dagli analisti interpellati da Reuters, con un calendario piuttosto scarno di dati macro eclatanti, nei prossimi giorni tutti i riflettori sono puntati su eventi e potenziali sviluppi di questioni ormai cruciali.

Dalla guerra commerciale di Trump alla fragile economia nel Regno Unito, fino alla tenuta dei mercati europei, ci sono alcune questioni davvero prioritari e imprevedibili che gli investitori sono tenuti a monitorare.

Il rischio è di nuove ondate di incertezza in questa estate rovente, non solo nelle temperature. Ecco 5 temi caldi che possono muovere i mercati.

1. Ultimatum dazi

A pochi giorni dalla scadenza, gli investitori sono in trepidante attesa di vedere se gli Stati Uniti stringeranno accordi con i partner commerciali nel tentativo di evitare imposte più elevate.

La data del 9 luglio è attesa da mesi. Trump ha sospeso molti dei dazi più severi degli Stati Uniti per 90 giorni dopo che il suo annuncio del “Giorno della Liberazione” del 2 aprile ha sconvolto i mercati globali.

I prossimi giorni potrebbero presentare diversi scenari. Alcuni investitori hanno ipotizzato ulteriori rinvii per consentire la prosecuzione dei colloqui, ma Trump ha dichiarato di non voler prorogare la scadenza. Ha persino suggerito di imporre dazi del 30% o del 35% sulle importazioni dal Giappone, ben al di sopra del 24% annunciato ad aprile.

E, inoltre, ha già annunciato l’invio di lettere - veri e propri ultimatum - ai Paesi senza un accordo. La minaccia è di aumentare le tariffe anche al 70%.

2. Giappone nel mirino

Il Giappone è uno dei Paesi maggiormente in attesa della scadenza del 9 luglio prima che le ingenti tariffe entrino in vigore sulla sua economia, dipendente dalle esportazioni.

Trump ha accennato a un “potenziale” accordo a fine aprile, ma dopo diversi round di colloqui non ne è emerso alcuno. La scorsa settimana ha affermato che potrebbe imporre una tariffa del “30% o 35% o giù di lì” sulle importazioni giapponesi, molto più alta di quella annunciata il 2 aprile.

Automobili e riso sono punti critici. Il Giappone ha promesso di “non sacrificare” il suo settore agricolo cruciale. E poiché le automobili giocano un ruolo chiave nell’export giapponese verso gli Stati Uniti, con quasi il 30% del totale, Tokyo potrebbe ritenere di non avere altra scelta che lottare per un accordo migliore.

3. Europa regina dei mercati?

Il 2025 avrebbe dovuto essere l’anno dei mercati europei. L’incertezza e l’instabilità piombate sull’economia statunitense e un cambiamento di bilancio senza precedenti in Germania hanno infatti spinto gli investitori a spostare i loro soldi in Europa.

Per l’euro è ancora così, ma nel mercato azionario Wall Street sta recuperando rapidamente terreno.

L’indice di riferimento STOXX 600 è in rialzo del 6,9% nel 2025, appena un punto percentuale in più rispetto all’S&P 500, in calo rispetto al divario di circa 10 punti percentuali registrato a marzo.

Un ultimo mese tempestoso per le grandi aziende tecnologiche, in cui l’Europa non può competere, sta influenzando gran parte delle performance degli Stati Uniti. Un esempio lampante è Nvidia che ha raggiunto giovedì 3 luglio un valore di mercato di 3,92 trilioni di dollari.

Gli sviluppi tariffari favorevoli agli Stati Uniti, o contrari all’Europa, nei prossimi giorni potrebbero portare Wall Street a superare l’Europa da inizio anno. A parte un giorno di vendite tariffarie di aprile, ciò non accadeva da inizio gennaio.

4. Rivoluzione stablecoin USA

La storica legge del Senato sulle stablecoin, nota come GENIUS Act, dovrebbe arrivare presto sulla scrivania di Trump.

Le stablecoin sono un tipo di criptovaluta progettata per mantenere un valore costante. La legge potrebbe farle “esplodere” dagli attuali 250 miliardi di dollari a una cifra compresa tra 500 miliardi e 2.000 miliardi di dollari nei prossimi anni, a seconda di chi si chiede, ma sta mettendo sotto torchio molte banche centrali e anche la Cina.

Un timore, soprattutto nei mercati emergenti, è che ciò inneschi la “dollarizzazione” delle loro economie, mentre molti nel mondo industrializzato avvertono che le stablecoin danno troppo controllo sul denaro alle aziende private che, come dimostra l’esperienza, possono diventare molto instabili molto rapidamente.

5. Crisi UK?

Gli obbligazionisti britannici non sono estranei alle crisi. La decisione del governo britannico di ridimensionare una riforma impopolare del sistema di welfare, creando così un buco di 5 miliardi di sterline nei suoi piani di bilancio, e il visibile disappunto del ministro delle finanze Rachel Reeves in parlamento sono stati tutto ciò di cui gli operatori hanno avuto bisogno per scatenare un’ondata di vendite che ha fatto rivivere i ricordi del 2022.

I rendimenti dei titoli di Stato di riferimento a 10 anni sono schizzati di 21 punti base a un certo punto e la sterlina è scesa perché gli investitori erano preoccupati che Reeves potesse essere a rischio, ma hanno cambiato rotta dopo che il Primo Ministro Keir Starmer l’ha pubblicamente sostenuta.

Reeves sta esaurendo il suo margine di manovra e potrebbe essere costretta ad aumentare le tasse entro la fine dell’anno. I consumatori britannici sono già sotto pressione. I dati della prossima settimana su prezzi delle case, vendite di auto e crescita economica potrebbero mostrare altre crepe.

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