Le vere ragioni degli spiragli di pace commerciale tra USA-Cina. Intervista a Federico Giuliani

Redazione

28 Ottobre 2025 - 11:08

Dopo mesi di tensioni e minacce di nuovi dazi, Washington e Pechino compiono un passo verso la distensione. Con Federico Giuliani analizziamo i retroscena di questa inattesa apertura.

Le vere ragioni degli spiragli di pace commerciale tra USA-Cina. Intervista a Federico Giuliani

Dopo mesi di tensioni, accuse reciproche e minacce di nuovi dazi, tra Stati Uniti e Cina sembra finalmente profilarsi una fase di distensione. La notizia è arrivata da Washington, dove il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha annunciato un passo concreto verso la ricostruzione del dialogo economico tra le due maggiori potenze mondiali. Secondo quanto dichiarato, Pechino ha accettato di rinviare di un anno le restrizioni sulle esportazioni di terre rare, materiali fondamentali per l’industria tecnologica e militare statunitense, e di riprendere gli acquisti di soia dagli Stati Uniti, un prodotto chiave per l’agricoltura americana.
La decisione rappresenta una vera boccata d’ossigeno per il settore agricolo degli Stati Uniti, fortemente penalizzato negli ultimi anni dalle tensioni commerciali e dalla conseguente perdita di quote di mercato in Asia. Ma è anche, e soprattutto, un segnale politico di distensione: un gesto che indica la volontà di Pechino di evitare una nuova escalation economica proprio mentre la congiuntura globale si mostra fragile.

Con Federico Giuliani analizziamo in questa intervista i retroscena di questa inattesa apertura e le sue possibili conseguenze sullo scenario globale. Il dialogo tra Washington e Pechino resta fragile e condizionato da molte variabili politiche e strategiche, ma il clima sembra mutato: dopo anni di scontro e diffidenza, un primo, timido spiraglio di cooperazione sembra finalmente possibile.

Il riavvicinamento non è frutto del caso. Nelle ultime settimane, una serie di incontri riservati tra funzionari dei due Paesi si è svolta in Malesia, dove è stato raggiunto quello che entrambe le delegazioni definiscono un “consenso preliminare”. Secondo indiscrezioni, al centro dei colloqui ci sarebbero state le questioni legate al commercio tecnologico, alla sicurezza dei semiconduttori e all’accesso ai mercati. Sebbene i dettagli non siano stati resi pubblici, le fonti parlano di un clima più costruttivo rispetto ai mesi precedenti.
L’obiettivo di questa fase di dialogo è preparare il terreno a quello che potrebbe essere un incontro storico tra Donald Trump e Xi Jinping, previsto per il 30 ottobre in Corea del Sud. Un vertice che, se confermato, potrebbe sancire non solo la fine della lunga guerra commerciale, ma anche l’inizio di una nuova stagione di cooperazione economica e geopolitica. Entrambe le parti sembrano consapevoli che un ulteriore irrigidimento avrebbe effetti negativi sull’economia globale, già messa alla prova da crisi energetiche, instabilità dei mercati e tensioni regionali.

Dietro le quinte, si muovono anche i grandi interessi industriali e finanziari. Negli Stati Uniti, la lobby agricola e quella tecnologica spingono da tempo per una distensione che consenta di riaprire i canali commerciali con la Cina. A Pechino, invece, cresce la consapevolezza che le restrizioni sulle esportazioni di terre rare, pur rappresentando una leva strategica, rischiano di danneggiare nel medio periodo l’immagine internazionale del Paese e di accelerare la ricerca di alternative da parte delle aziende occidentali.

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