Le 5 fasi di vita di una startup

Giorgia Paccione

8 Settembre 2025 - 09:55

Dall’idea iniziale fino all’exit, ogni startup attraversa un ciclo di crescita composto da cinque fasi, ciascuna con obiettivi e sfide ben precisi da affrontare consapevolmente. Ecco quali sono.

Le 5 fasi di vita di una startup

Ogni startup nasce da un’intuizione, ma per trasformarsi in un’impresa solida e potenzialmente scalabile deve affrontare un percorso lungo e fatto di momenti cruciali.

Sebbene il ciclo di vita di una startup non sia mai identico per tutti, si articola in tappe ben definite che ne determinano le probabilità di successo o fallimento. Ciascuna ha caratteristiche, criticità e obiettivi specifici che influiscono su aspetti come la ricerca di finanziamenti, la composizione del team, il modello di business, le strategie di marketing e la relazione con il mercato.

Conoscerle e saperle distinguere è quindi fondamentale per affrontare ogni aspetto con gli strumenti migliori.

Ciclo di vita startup: le 5 tappe fondamentali

Il percorso di una startup è scandito da alcune tappe principali, che rappresentano una vera e propria “roadmap” imprenditoriale.

Ecco le 5 fasi di vita di una startup:

1. Fase di Bootstrap e Pre-Seed

È il momento zero, in cui tutto inizia. In questa fase l’idea è ancora embrionale, spesso non esiste ancora un team definito né una struttura aziendale vera e propria. Il fondatore (o i co-founder) lavorano per dare concretezza all’idea iniziale, cercando di costruire un MVP (Minimum Viable Product), ovvero una prima versione semplificata del prodotto o servizio da proporre al mercato. Gli investimenti sono ridotti al minimo e provengono perlopiù da risparmi personali o supporto di familiari e amici. Il focus è tutto sulla validazione dell’idea, ovvero capire se l’intuizione ha un potenziale reale e se esiste un pubblico disposto a pagarla. In questa fase è importante anche definire un primo business model e iniziare ad analizzare i competitor.

2. Fase Seed

Superata la fase iniziale, la startup entra in una fase in cui inizia a strutturarsi maggiormente. Viene costituita formalmente l’azienda, si lavora per sviluppare il prodotto in modo più solido e si effettuano i primi test di mercato reali. L’obiettivo è dimostrare che esiste una domanda concreta per il prodotto o servizio offerto. È in questo momento che si cercano i primi clienti e si comincia a misurare la cosiddetta traction, ovvero la risposta del mercato. In parallelo si cercano anche i primi investitori esterni, come business angel o piccoli fondi, disposti a finanziare lo sviluppo del progetto in cambio di equity. È una fase molto delicata in cui l’azienda è ancora fragile, ma deve dimostrare di poter crescere.

3. Early Growth

In questa terza fase la startup ha validato il proprio prodotto, ha un primo mercato e genera i primi ricavi. È qui che comincia la scalata vera e propria. Si lavora per ampliare il team, migliorare l’offerta e acquisire nuovi clienti. L’obiettivo è strutturare i processi interni, implementare strategie di marketing più complesse e rafforzare la presenza sul mercato. I capitali necessari aumentano e si accede a round di investimento di Serie A o B, rivolgendosi a venture capital più strutturati. In questo stadio l’attenzione si concentra su crescita, sostenibilità del modello di business e consolidamento operativo. È fondamentale prendere decisioni basate sui dati, misurare le metriche chiave e iniziare a costruire una reputazione solida nel proprio settore.

4. Growth

La startup ora è un’azienda a tutti gli effetti, ha una base clienti solida, ricavi ricorrenti e un team strutturato. In questa fase l’obiettivo principale è scalare il business su larga scala, sia a livello nazionale che internazionale. Il prodotto viene migliorato, differenziato e adattato a nuove esigenze. È anche il momento in cui si investe pesantemente in marketing, tecnologia e risorse umane. I finanziamenti sono di Serie C o successivi e possono arrivare da fondi di private equity o investitori istituzionali. La gestione del rischio, la capacità organizzativa e la cultura aziendale diventano elementi centrali. Il focus è su ottimizzazione, automazione e leadership di mercato.

5. Exit

Dopo anni di crescita e consolidamento, la startup può arrivare alla fase di exit. A questo punto l’azienda è matura e ha generato valore sufficiente da attrarre potenziali acquirenti o considerare una quotazione in borsa (IPO). Le modalità più comuni di exit sono:

  • acquisizione da parte di un’azienda più grande;
  • IPO con accesso ai mercati pubblici;
  • secondary sale, ovvero la vendita delle quote da parte degli investitori iniziali;
  • buyback, in cui i fondatori riacquistano le quote per avere pieno controllo.

L’exit rappresenta un traguardo importante sia per i fondatori che per gli investitori, ma deve essere pianificata con cura. In alcuni casi, l’exit può avvenire anche in modo negativo, con il cosiddetto “write-off” e la chiusura del progetto.

Perché è importante conoscere le fasi del ciclo di vita di una startup

Comprendere le fasi di crescita di una startup è dunque necessario e utile per guidare in modo strategico ogni scelta. Come abbiamo visto, ogni fase ha una “logica” diversa e cercare di anticiparla o di forzare i tempi può portare a errori gravi, che possono essere determinanti. Sapere sempre dove ci si trova consente invece di:

  • chiedere i finanziamenti giusti al momento giusto;
  • costruire il team con le competenze adeguate;
  • definire obiettivi realistici e misurabili;
  • evitare sprechi e pivot inutili;
  • comunicare con chiarezza a investitori e stakeholder.

Iscriviti a Money.it