Le obbligazioni non agganciate al tasso di inflazione adeguano i rendimenti tramite i movimenti dei prezzi sul mercato secondario
Sui mercati finanziari il sentiment dominante sulle future politiche monetarie delle Banche Centrali è contrastato. Da un lato c’è il gruppo di chi scommette sul rientro definitivo dei tassi dopo l’esplosione del recente passato. Dall’altro c’è chi teme che l’attuale fase di correzione sia al capolinea è che sia concreto il rischio di un futuro rialzo dl costo del denaro.
Cosa centra tutto questo con le decisioni di investimento del piccolo risparmiatore? Tanto, forse molto più di quanto comunemente non si possa credere. Vediamolo di comprenderlo meglio presentando l’ultima obbligazione arrivata in casa Unicredit. Bene, la struttura dei rendimenti di questo bond bancario parte forte del 6% fisso i primi 2 anni.
Tassi fissi e crescenti e tassi fissi e decrescenti
Dall’emissione al rimborso finale, i prezzi dei bond fluttuano sul mercato secondario per adeguarne il rendimento al contesto dominante. Gli operatori ne “aggiornano” il ritorno effettivo comprando e vendendo i titoli in base a quanto suggerisce la yield curve al tempo dell’analisi.
Questo discorso vale soprattutto per i titoli a cedola fissa, costante o meno, mentre per quelli a cedola variabile il discorso è molto sfumato. Qui, infatti, il rendimento variabile della cedola di periodo assorbe molte di queste dinamiche sottostanti.
Pertanto, “sbagliare” timing di ingresso sul reddito fisso e/o la struttura dei rendimenti può riservare brutte sorprese in corso d’opera. Prendiamo il caso dei sottoscrittori delle 4 serie dei BTP Futura, per esempio. Qui il mix di tassi fissi e crescenti, la lunga durata e l’essere nati in un’epoca di tassi nulli, ne ha compresso i corsi sul MOT. Dalla loro emissione ad oggi sono stati quasi perennemente sempre sotto cento, con il Futura 2037 anche “di tanto” sotto cento nell’autunno 2023.
L’obbligazione Unicredit a tassi fissi e decrescenti
Lunedì 9 giugno banca Unicredit ha emesso una nuova obbligazione (ISIN IT0005654626) a tasso fisso del tipo Step-Down, ossia fisso e decrescente. Il bond è negoziabile sul MOT di Borsa Italiana e Bond-X di EuroTLX, e fino a venerdì 27 giugno il titolo sarà in offerta a 100, ossia al prezzo di emissione. Poi da lunedì 30 i corsi fluttueranno in base alla forza dominante sul mercato fino a naturale scadenza, il 9 giugno 2038. Si tratta quindi di un investimento di lungo termine (13 anni), senza callable da parte dell’emittente.
Il taglio minimo di sottoscrizione è di 1.000 €, per cui non c’è il rischio di cambio trattandosi di un bond in valuta comunitaria. Le spese di gestione dipendono invece dalle condizioni previste dall’intermediario presso cui si detiene il conto titoli.
Il payout è del tipo fisso e decrescente, cioè tassi robusti in principio che vanno scemando nel corso del tempo. Nel dettaglio l’emittente paga quanto segue:
- 6,00% lordo (4,44% netto, aliquota fiscale del 26%) sia il 1° che il 2° anno;
- 5,00% (3,70% netto) il 3°;
- 4,50% e 3,33%, nell’ordine: lordo e netto, il solo 4° anno;
- 3,50% lordo (2,59% netto) il 5°;
- 3,00% annuo lordo (2,22% netto) dal 6° al 10° anno incluso;
- 2,50% annuo lordo (1,85% netto) per l’11°, il 12° e 13°.
La struttura dei rendimenti di questo bond bancario parte forte del 6% fisso i primi 2 anni
Sommando tutte le cedole e dividendole per i 13 anni di vita utile ne verrebbe fuori un’ipotetica (teorica e non reale) cedola media ponderata del 3,6538% annuo lordo.
Giusto per avere un ordine di raffronti, vediamo il BTP con ISIN IT0005321325 in scadenza il 1° settembre 2038. L’obbligazione sovrana ha la cedola fissa e costante del 2,95%, mentre rende effettivo a scadenza il 3,68% (dati: Borsa Italiana) per via dell’attuale prezzo a 92,77 centesimi. Anzi, lo scorso marzo ha sfiorato il 4% di ritorno effettivo quando i corsi erano in area 88. Inoltre va tenuta in considerazione la diversa aliquota fiscale (12,50 vs 26%) tra il corporate e il sovereign bond.
Dunque, l’obbligazione Unicredit parte fortissima in principio con tassi ben sopra l’attuale media di mercato. Limitando l’analisi ai soli primi 5 anni della vita utile complessiva del titolo, l’ipotetica cedola media ponderata sarebbe del 5,00% lordo. Al netto di cataclismi, il payout garantirebbe un ritorno reale (cioè al netto di tasse e inflazione) decisamente più che positivo in base ai dati attuali di mercato.
Sarebbe questa la parte più ricca del bond, mentre dal 6° anno i ritorni si sgonfiano, e per un numero di anni che coprono più della metà della vita complessiva. Al riguardo ricordiamo che l’obbligazione non è callable. È in questa seconda fase che, potenzialmente, potrebbe risultare più influente il rischio di volatilità del prezzo sul secondario. La certezza del rimborso a 100, infine, sta solo a naturale scadenza, salvo il caso default emittente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA