La più importante rete televisiva inglese rischia di chiudere. Arriva la minaccia di Trump

P. F.

11 Novembre 2025 - 19:18

Donald Trump minaccia di querelare la BBC per $1 miliardo. Il presidente USA accusa la rete inglese di aver manipolato le sue parole affinché sembrassero un incitamento all’assalto di Capitol Hill.

La più importante rete televisiva inglese rischia di chiudere. Arriva la minaccia di Trump

La BBC (British Broadcasting Corporation) è finita nel mirino di Donald Trump. In una lettera indirizzata alla principale emittente radiotelevisiva britannica, il presidente degli Stati Uniti ha minacciato una querela da 1 miliardo di dollari, accusando la rete di aver manipolato il montaggio di due frammenti di un suo discorso del 2021 per far sembrare che avesse incitato direttamente i suoi sostenitori all’assalto di Capitol Hill.

A innescare la vicenda è stata Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, che ha definito la BBC “una fonte di notizie false al 100%” e una “macchina di propaganda”. I media britannici hanno cavalcato l’onda delle dichiarazioni di Leavitt, spingendo il direttore generale Tim Davie e la direttrice di BBC News Deborah Turness - definiti da Trump “persone molto disoneste che hanno cercato di alterare l’esito di un’elezione presidenziale” - a rassegnare le loro dimissioni.

In seguito, il presidente della BBC Samir Shah ha presentato delle scuse ufficiali per il montaggio incriminato, definendolo un “errore di giudizio” e manifestando il timore di una possibile minaccia legale da parte del presidente americano. E così è stato.

La lettera di minacce alla BBC da parte di Donald Trump

Secondo NBC News, in possesso di una copia della lettera inviata dai legali di Donald Trump, la BBC avrebbe tempo fino a venerdì 14 novembre alle 23 italiane per esaudire le richieste del presidente, tra cui figura una ritrattazione ufficiale. Se così non fosse, gli avvocati del tycoon avvertono che la BBC dovrà affrontare un’imponente azione legale da almeno 1 miliardo di dollari:

In caso contrario, il presidente Trump non avrà altra scelta se non quella di far valere i propri diritti legali ed equitativi, tutti espressamente riservati, anche attraverso un’azione legale per non meno di 1.000.000.000 di dollari in danni. La Bbc è stata avvertita.

La lettera sostiene inoltre che il presidente abbia subito “danni finanziari e reputazionali enormi”, pur non essendo stato segnalato alcun errore al momento della trasmissione del 2021. Attualmente, non ci sono prove che il montaggio sia stato motivato da ragioni politiche, né che Davie o Turness ne fossero a conoscenza prima della messa in onda.

Il documentario contestato e le critiche ai servizi della BBC

La scintilla è partita dal Telegraph, testata britannica da tempo critica nei confronti della BBC. In un inchiesta, il quotidiano ha portato alla luce un rapporto interno in cui veniva rivelato un presunto montaggio scorretto all’interno di un documentario dedicato a Donald Trump.

Secondo quanto emerso, nel filmato sarebbero state assemblate alcune parti del discorso che il presidente aveva tenuto il 6 gennaio 2021 alla Casa Bianca per dimostrare come avesse incitato la folla a “camminare con lui fino al Campidoglio” e a “combattere come dannati”.

Nella versione integrale del discorso, però, le parole di Trump avevano tutt’altro tono. Il presidente stava incitando i suoi sostenitori a “fare il tifo per i nostri coraggiosi senatori e deputati”, mentre il verbocombattere” era stato usato in senso politico, non letterale. Questo dettaglio, osservando il documentario della BBC così come è stato trasmesso, avrebbe completamente stravolto il senso del discorso.

Consapevole della gravità dell’errore, Shah ha ammesso in una lettera al Parlamento inglese che “il modo in cui il discorso è stato modificato ha dato l’impressione di un invito diretto ad azioni violente”. Ma le polemiche non si sono fermate al presidente americano.

A peggiorare la situazione, il Telegraph ha citato anche una nota di Michael Prescott, consulente della BBC per gli standard editoriali, in cui si parlava di “gravi problemi” nella copertura delle notizie e di una presunta “inazione” dei vertici.

La reazione dei conservatori britannici: “La BBC mostra il suo vero volto”

Le scuse non sono bastate a placare la bufera. A cavalcare la polemica è stata anche l’ex premier britannica Liz Truss, che ha attaccato l’emittente in un post pubblicato su X:

Sono felice che il Presidente degli Stati Uniti e il resto del mondo stiano finalmente vedendo la BBC per quello che è. L’incapacità di dire la verità su tutto, dall’ideologia transgender all’economia, fino a Gaza, ha danneggiato profondamente la politica britannica. Questa dovrebbe essere la fine delle trasmissioni nazionalizzate.

Le parole dell’ex leader del Partito Conservatore hanno inoltre riacceso il dibattito su un tema caldo nel Regno Unito: la questione del canone televisivo, obbligatorio per tutte le famiglie inglesi. Il governo ha già avviato una revisione della Royal Charter della BBC, il documento costituzionale concesso dalla Corona britannica che definisce gli scopi, la missione, i poteri e l’organizzazione della rete televisiva. Date le recenti controversie, l’imminente scadenza dell’atto, prevista per il 2027, potrebbe portare dei cambiamenti radicali nel sistema di finanziamento e nella governance dell’emittente pubblica.

La difesa della BBC: “Siamo in lotta per la sopravvivenza”

Ma la BBC non è priva di sostenitori, anzi. Numerosi collaboratori e giornalisti hanno espresso il loro supporto alla rete sui social media, accusando conservatori e repubblicani di aver attuato una vera e propria campagna denigratoria nei suoi confronti.

La BBC è sotto un attacco coordinato e politicamente motivato”, ha scritto su X il corrispondente John Simpson, difendendo Davie e Turness e aggiungendo: “Ora dobbiamo combattere per difendere il servizio pubblico radiotelevisivo, perché anche quello è in pericolo

Il giornalista Alan Rusbridger ha scritto che la BBC è ora “in lotta per la propria sopravvivenza” e che l’errore sul documentario, nonostante sia stato “grave”, sarebbe un pretesto per i nemici dell’emittente che vogliono “vederla avvizzire o morire”. Anche Robert Shrimsley del Financial Times ha sottolineato su X che “la BBC può aver commesso errori, ma questo non nega l’esistenza di una campagna mediatica di destra per distruggerla”.

Il supporto è arrivato anche dall’Ucraina, dove il corrispondente diplomatico James Landale ha voluto difendere l’emittente: “Non siamo perfetti; dobbiamo sempre impegnarci per migliorare. Ma in un mondo che si oscura, restiamo un raggio di luce”.

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