“Se la bolla AI scoppia, nessuna azienda sarà immune”. Il CEO di Google lancia l’avvertimento

P. F.

19 Novembre 2025 - 13:10

Sundar Pichai, CEO di Google e Alphabet, ne è certo. Se la bolla dell’intelligenza artificiale scoppierà, nessuna azienda sarà completamente al sicuro. Ecco perché.

“Se la bolla AI scoppia, nessuna azienda sarà immune”. Il CEO di Google lancia l’avvertimento

Se scoppia la bolla dell’intelligenza artificiale, nessuna azienda sarà immune. Nemmeno le “big” della Silicon Valley. Sono le rivelazioni preoccupanti di Sundar Pichai, CEO di Google che, in un’intervista esclusiva con BBC News, ha affermato che, sebbene la crescita degli investimenti nel settore AI abbia rappresentato un “momento straordinario”, questo boom presenterebbe degli “elementi irrazionali” da non sottovalutare.

Interrogato sull’eventualità che Google possa essere immune a un eventuale scoppio della bolla AI, il dirigente indiano ha riconosciuto che neppure il colosso informatico sarebbe completamente al riparo da un simile scenario. “Penso che nessuna azienda sarà immune, noi compresi”, ha affermato, invitando a mantenere prudenza.

L’attenzione del mercato nei confronti di Alphabet

Le azioni di Alphabet, società madre di Google, hanno raddoppiato il loro valore negli ultimi sette mesi, toccando una capitalizzazione di 3.500 miliardi di dollari, grazie alla rinnovata fiducia degli investitori nella capacità dell’azienda di reggere la concorrenza di OpenAI, società sviluppatrice di ChatGPT.

L’attenzione del mercato si concentra anche sugli investimenti di Alphabet nello sviluppo di superchip dedicati all’intelligenza artificiale, un segmento dominato da Nvidia, guidata da Jensen Huang, che di recente ha raggiunto la soglia record dei 5.000 miliardi di dollari di capitalizzazione.

Parallelamente, alcuni analisti guardano con sospetto alla complessa rete di accordi, dal valore complessivo di 1.400 miliardi di dollari, costruita attorno a OpenAI, i cui ricavi attesi per l’anno in corso risultano invece inferiori a un millesimo dell’investimento complessivo previsto.

Il rischio di una nuova “dot-com”

Queste dinamiche hanno riacceso il timore di una possibile replica del boom e successivo crollo della bolla dot-com di fine anni Novanta, quando l’entusiasmo nei confronti di Internet portò le valutazioni a livelli insostenibili, prima dello scoppio della bolla speculativa nel 2000. Il crollo causò fallimenti aziendali, licenziamenti e un impatto significativo sui risparmi degli investitori.

Richiamando l’allarme sulla “esuberanza irrazionale” dei mercati lanciato nel 1996 da Alan Greenspann, allora presidente della Federal Reserve, Pichai ha sottolineato come il settore tech tenda a “esagerare” nei cicli di investimento più euforici. “Possiamo guardare all’epoca di Internet: è evidente che ci furono investimenti eccessivi, ma nessuno ne mette in dubbio l’impatto. Mi aspetto che l’intelligenza artificiale segua un percorso simile, con elementi razionali e altri di evidente irrazionalità”, ha spiegato.

Le sue considerazioni fanno eco a quelle di Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, che alla BBC ha dichiarato che gli investimenti nell’intelligenza artificiale produrranno risultati nel lungo periodo, ma che gran parte del capitale allocato andrà inevitabilmente perduto.

Nonostante lo stato di allerta, Pichai rivendica la solidità del modello di Google, fondato su un controllo integrale della propria infrastruttura tecnologica, dai chip proprietari ai dati di YouTube, dai modelli linguistici alla ricerca scientifica di frontiera. Questo “stack completo”, sostiene il CEO, garantirebbe all’azienda un vantaggio strategico che potrebbe attenuare gli effetti di un’eventuale fase di turbolenza nei mercati dell’intelligenza artificiale.

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