La Fed sarà ancora aggressiva. E i mercati smorzano l’entusiasmo

Violetta Silvestri

10/01/2023

10/01/2023 - 09:18

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I mercati abbandonano il tono ottimista e oscillano: la Fed non ha finito con la sua politica aggressiva di rialzo dei tassi, come emerso da nuovi commenti. E la Cina in riapertura è un’incognita.

La Fed sarà ancora aggressiva. E i mercati smorzano l’entusiasmo

Le azioni asiatiche oscillano, con gli investitori che valutano i commenti da “falco” dei funzionari della Federal Reserve e guardano con sempre maggiore interesse il rilascio dei dati sull’inflazione negli Stati Uniti di giovedì, per avere chiarezza sulla traiettoria dei tassi di interesse.

La banca centrale Usa e la Cina restano gli indiscussi driver degli asset di rischio, in questo inizio 2023 ancora piuttosto incerto su quello che accadrà nelle piazze finanziarie mondiali.

Nella seduta odierna, le azioni cinesi hanno ottenuto una serie di vittorie consecutive di sei sessioni, mentre Hong Kong ha visto un balzo al massimo di sei mesi. Tuttavia, qualsiasi ottimismo può essere di breve durata, ha affermato Trinh Nguyen, economista presso Natixis a Hong Kong. Il punto è capire quanto duratura e senza intoppi sarà la ripresa economica del dragone.

Intanto, sul finire della giornata asiatica, alcuni indici sono in flessione. I mercati fiutano ancora troppi fattori di incertezza.

La novità della Fed è che sarà ancora aggressiva. Mercati in bilico

I trader che sperano in una rapida fine degli aumenti dei tassi di interesse mentre l’inflazione globale si raffredda, lunedì hanno verificato la realtà, quando il presidente della Fed di San Francisco Mary Daly ha detto che si aspetta che la banca centrale alzi i tassi sopra il 5%.

La sua controparte di Atlanta, Raphael Bostic, ha accentuato il concetto, affermando che i responsabili politici dovrebbero superare il 5% all’inizio del secondo trimestre e poi rimanere in quello spazio “per molto tempo” (tradotto, nessun taglio dei tassi in vista).

Questi commenti lasciano coloro che scommettono su aumenti più lenti in attesa del rapporto sull’inflazione statunitense di giovedì, che uscirà quasi una settimana dopo che gli ultimi dati sull’occupazione Usa hanno mostrato una crescita dei salari in rallentamento. Le cifre saranno tra le ultime letture di questo tipo che i responsabili politici vedranno prima del loro incontro di fine gennaio.

Intanto, l’indice del dollaro e il rendimento del Treasury a 10 anni riprendono slancio, con il titolo di Stato che rende il 3,54% dal 3,517% di lunedì.

Chris Larkin di E*Trade di Morgan Stanley ha commentato che “oltre alla probabilità che i tassi di interesse rimangano alti e un possibile rallentamento economico, qualsiasi rialzo innescato dal rallentamento dell’inflazione può essere compensato da valutazioni ancora elevate e aspettative di utili eccessivamente ottimistiche”. Si intravedono ancora scambi instabili per l’esperto.

La Cina osservata con incertezza

Le preoccupazioni per le recessioni negli Stati Uniti e in Europa quest’anno sono state contrastate da un rinnovato ottimismo sulla Cina. La seconda economia più grande del mondo ha fatto un’inversione sulle rigide restrizioni Covid a dicembre e ha rapidamente seguito altri cambiamenti favorevoli al mercato.

L’economia cinese dovrebbe ora espandersi del 4,8% quest’anno, secondo i dati raccolti da Bloomberg. Tuttavia, la pressione deflazionistica è peggiorata nel quarto trimestre, con la crescita dei prezzi probabilmente contenuta anche quando l’economia si riprenderà entro la fine dell’anno, secondo China Beige Book International.

C’è ancora un certo scetticismo nella riapertura del dragone. “Penso che ciò che può attenuare molto questo ottimismo in arrivo sia la realtà di questa apertura. Anche a Hong Kong, sebbene sia ufficialmente aperta, il rilascio dei visti è stato piuttosto lento”, ha sottolineato Trinh Nguyen.

Non a caso, i prezzi della maggior parte dei metalli di base sono scesi martedì dai recenti rally guidati dalla riapertura del principale consumatore cinese, mentre i trader hanno valutato i rischi di una recessione economica globale e di un consumo debole.

Il rame a tre mesi sul London Metal Exchange è sceso dello 0,8% a 8.786 dollari la tonnellata. Lunedì i prezzi del rame hanno toccato il massimo da oltre sei mesi, mentre lo zinco è salito del 5% nella stessa giornata, al punto più alto dal 15 dicembre.

Anche il petrolio è in calo sulla scia di aumenti dei tassi ancora aggressivi da parte della Fed.

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