Italia di nuovo nel mirino dell’Ue. I motivi sono 2

Violetta Silvestri

28/09/2023

28/09/2023 - 14:41

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Deficit e spread sono i nuovi (vecchi) problemi dell’Italia: per questi 2 motivi il nostro Paese è tornato sotto la lente di osservazione in Europa. C’è massima allerta sui nostri conti pubblici.

Italia di nuovo nel mirino dell’Ue. I motivi sono 2

L’Italia torna a essere il problema dell’Ue? I motivi di allerta per il Belpaese sono almeno 2.

La domanda sulla stabilità dei conti italiani è di nuovo di attualità e qualcuno sulla stampa estera pone dei dubbi dopo che il Governo Meloni ha svelato le previsioni economiche del Paese nella Nadef.

La delusione sull’aumento del deficit c’è e potrebbe irritare Bruxelles, soprattutto in vista della necessità di ritornare a parlare di Patto di Stabilità, seppure con la determinazione a cambiare gli attuali limiti. Inoltre, la frenesia sui mercati obbligazionari sta spingendo su nuovi massimi i rendimenti dei titoli di Stato, con lo spread Btp-Bund di nuovo osservato speciale.

Per questi 2 motivi, l’Italia appare ancora intrappolata nei suoi vecchi problemi, con l’Europa che osserva.

1. Più deficit, così l’Italia sfida l’Europa

Il primo motivo di rinnovata preoccupazione sui conti pubblici italiani è la previsione, al rialzo, del deficit, accompagnata dalle stime al ribasso sulla crescita.

Nessuna sorpresa, in realtà, è emersa da queste cifre ampiamente stimate prima dell’approvazione in Consiglio dei ministri. Tuttavia, è scattata nuovamente l’allerta sull’efficienza nella spesa pubblica.

Nello specifico, nel suo Documento economico e finanziario, che costituirà il quadro di riferimento per il bilancio, il Tesoro prevede che il Pil nella terza economia della zona euro aumenterà dello 0,8% quest’anno, in calo rispetto alla proiezione dell’1% fatta in Aprile. L’obiettivo di crescita per il prossimo anno è stato tagliato dall’1,5% all’1,2%.

Le prospettive sono cambiate principalmente a causa di due fattori: la politica monetaria restrittiva (della Banca Centrale Europea) e la guerra in Ucraina, ha detto ai giornalisti il ​​ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

La nota più dolente è stata quella dell’aumento del target di deficit per il 2023, passando dal 4,5% al ​​5,3% del Pil, per effetto del rallentamento economico sui conti statali esacerbato soprattutto dai costi del Superbonus.

L’obiettivo del deficit del 2024 è stato alzato al 4,3% del Pil, rispetto al precedente 3,7%.

La stima per il debito pubblico, proporzionalmente il più alto della zona euro dopo la Grecia, è che rimanga stabile intorno al 140% del Pil fino al 2026.

In sostanza, come sottolineato da Bloomberg, l’Italia riuscirà a riportare il deficit di bilancio al di sotto del limite fissato dall’Unione Europea solo nel 2026, ritardando un obiettivo precedente e rischiando uno scontro con Bruxelles. Da evidenziare che, in realtà, il nostro non è l’unico Paese che fatica a rispettare le regole fiscali dell’Ue. Secondo le previsioni di Bloomberg, quest’anno la Francia avrà un deficit del 4,7% e la Spagna del 4,1%.

Tuttavia, da sempre Roma è osservata speciale. Un’analisi di Reuters, per esempio, sottolinea oggi che l’Italia è uno dei Paesi della zona euro più riluttanti a dare ascolto alle richieste della Banca Centrale Europea ai governi di ridurre le politiche espansive introdotte per aiutare le persone a far fronte all’impennata dei prezzi dell’energia che ha seguito l’inizio della guerra in Ucraina.

Più netto il giudizio su Politico.eu, secondo il quale “l’Eurozona si trova di fronte alla prospettiva che la sua terza economia più grande diventi ancora una volta il suo maggiore grattacapo”.

Il Governo Meloni sta lottando per pareggiare i suoi conti e l’ultima mossa di alzare il deficit “non solo metterà alla prova la fiducia degli investitori, ma susciterà anche nervosismo tra i politici europei poiché supererebbe i limiti dell’Ue in un momento in cui la crescita economica sta rallentando”.

Al momento, Giorgetti ha voluto precisare: “Credo che le persone della Commissione [europea] facciano politica e quindi capiranno sicuramente la situazione come fanno molti colleghi ministri delle Finanze europei, che si trovano a dover gestire una situazione di rallentamento economico o, in alcuni casi, addirittura una recessione”.

Il quadro è di certo complesso. “Il Governo Meloni si trova ad affrontare un dibattito sul bilancio molto impegnativo e farà sicuramente fatica a conciliare i suoi impegni di spesa con i crescenti vincoli fiscali guidati da una crescita più lenta e dall’aumento dei costi del servizio del debito”, ha commentato Mujtaba Rahman, direttore per l’Europa di Eurasia Group.

Il punto interrogativo sull’Italia è sempre lo stesso, come suggerito da analisti su Politico.eu: dopo due anni di crescita al di sopra della media dell’Eurozona, si prevede che l’Italia ritorni ai tassi di crescita anemici, che l’hanno afflitta per decenni e che è diventata un freno per il blocco valutario mentre allo stesso tempo è alle prese con una montagna di debiti.

2. Spread verso i 200 punti

Lo spread Btp-Bund si sta pericolosamente avvicinando ai 200 punti base, viaggiando sui 195 punti a metà mattinata del 28 settembre e dopo aver toccato anche quota 197. Il differenziale è salito di circa 30 punti base questo mese, il massimo da aprile 2022.

Il rendimento del titolo di Stato decennale è vicino al 5,0% alle ore 11.10. In generale, i costi del servizio del debito stanno aumentando a causa del forte rialzo dei tassi di interesse e questo è un allarme per l’Italia. Più volte, infatti, vari esponenti del Governo hanno espresso criticità nei confronti dell’operato della Bce. Intanto, gli oneri annuali per il servizio del debito dovrebbero superare la soglia di 100 miliardi di euro all’anno.

Alcuni analisti commentano che mentre i mercati hanno mantenuto la calma nel primo anno del governo Meloni, c’è una rinnovata attenzione su ciò che il Governo farà dopo in politica economica, soprattutto ora che la Bce sta riducendo il suo programma di acquisto di obbligazioni che ha fornito copertura ai Paesi dell’Eurozona fortemente indebitati.

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