L’intelligenza artificiale potrebbe frenare l’ascesa del debito USA, ma la storia e i rischi sociali impongono cautela alla scommessa di Trump.
Negli Stati Uniti il debito pubblico ha già raggiunto il 100% del PIL, e le proiezioni del Congressional Budget Office (CBO) indicano un aumento al 156% entro il 2055 nello scenario di “politiche invariate”. L’arrivo del BBB (“Big, Beautiful Bill”), il pacchetto di tagli fiscali da trilioni di dollari voluto da Donald Trump, ha rafforzato i timori dei critici, che vedono all’orizzonte una traiettoria di indebitamento insostenibile.
Tuttavia, il CBO ha elaborato otto scenari alternativi, meno noti ma cruciali. In uno di questi, un incremento della produttività annuale dello 0,5% rispetto alle stime di base — dovuto in parte all’intelligenza artificiale — porterebbe il debito a stabilizzarsi al 113% del PIL, evitando l’escalation prevista. All’opposto, un aumento graduale dei tassi di interesse di 5 punti base l’anno porterebbe il debito oltre il 200%.
L’ottimismo sull’AI come motore di crescita non è condiviso da tutti. Tra il 1995 e il 2005 la digitalizzazione portò la produttività USA a crescere di circa il 3% annuo; tra il 2005 e il 2022, invece, il ritmo è sceso all’1,5%. Anche in passato, innovazioni epocali come elettricità o internet hanno richiesto decenni per incidere sui dati macroeconomici: JPMorgan stima che l’AI potrebbe farlo in soli 7 anni, ma senza un’adeguata strategia di politiche industriali e sociali il cambiamento rischia di essere destabilizzante. [...]
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