iPhone e Samsung: aggiornamenti rischiosi, rovinano smartphone e lo invecchiano (ma non è una novità)

Matteo Novelli

25 Ottobre 2018 - 09:53

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Apple e Samsung multate dall’Antitrust per obsolescenza programmata: in cosa consiste questa pratica già ben nota e cosa possiamo fare per non cadere nella trappola.

iPhone e Samsung: aggiornamenti rischiosi, rovinano smartphone e lo invecchiano (ma non è una novità)

Gli aggiornamenti per iPhone e Samsung nascondono delle insidie che rovinano i dispositivi: è questa la tesi al centro della maxi sanzione emessa dall’Antitrust ai due colossi leader nel mercato degli smartphone.

Il motivo si chiama obsolescenza programmata, una pratica di cui si parla da anni e che consiste nel rendere il device (in questo caso iPhone e smartphone Samsung) inutilizzabile (poiché privi di funzionalità importanti) o semplicemente obsoleto agli occhi dei consumatori, che desiderano il prodotto più nuovo e moderno.

Il Garante italiano dei consumatori è intervenuto proprio in merito a questo, multando per 10 milioni di euro Apple e 5 milioni di euro Samsung: l’accusa è quella di aver imposto agli utenti iOS e Android l’obbligo di scaricare aggiornamenti software in grado di rendere più lenti e meno prestanti i costosi smartphone in breve tempo.

Secondo l’indagine dell’Antitrust gli aggiornamenti di Apple e Samsung avrebbero provocato gravi malfunzionamenti riducendo in modo significativo le prestazioni, costringendo i consumatori a comprare modelli sempre più nuovi e sempre più costosi.

iPhone e Samsung si rovinano davvero con gli aggiornamenti? Sembrerebbe proprio di sì, essendo questa dell’Antitrust la prima sentenza al mondo, vincente, in merito all’obsolescenza programma.

Un problema di cui si parla da anni, quella del deterioramento prestabilito dei nostri smartphone (e dei nostri dispositivi tecnologici) per fini puramente commerciali e consumistici. Ecco di cosa parliamo quando sentiamo il termine obsolescenza programmata.

iPhone e Samsung: cos’è l’obsolescenza programmata

L’obsolescenza programmata: un termine di difficile comprensione, ma che nasconde un problema quanto mai vicino al nostro quotidiano. Pensiamo a tutte le volte in cui ci lamentiamo del nostro smartphone, del nostro PC o del nostro tablet accusandoli di lentezza e prestazioni carenti.

Un caratteristica che, in realtà, va ben oltre i dispositivi informatici estendendosi anche agli elettrodomestici più disparati. Si parla di obsolescenza programmata da anni, e con essa si intende la pianificazione a monte di una strategia economica rivolta alla definizione precisa del ciclo vitale di un prodotto.

In questo modo la durata dello stesso sarebbe limitata nel tempo, andando incontro a piccoli, lenti (ma inesorabili) deterioramenti che indurrebbero il consumatore ad acquistare un prodotto nuovo in breve tempo, permettendo all’economia di non fermarsi.

Questo, unito al bombardamento pubblicitario e ad accattivanti modifiche di design, che indurrebbero i nostri occhi a percepire come vecchi dei device ancora perfettamente funzionanti, farebbe il resto.

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Un problema che danneggia non solo le tasche dei consumatori, ma incrementa anche quello in merito alla questione rifiuti: ogni volta che ci convinciamo, tramite la cosiddetta obsolescenza percepita, a gettar via uno smartphone ancora funzionante o a conservarlo in quei famosi cassetti pieni di vecchi fili e vecchi device, aggraviamo inconsapevolmente l’impatto sul nostro ecosistema.

Come invecchiano i nostri iPhone e Samsung

Secondo la recente sanzione dell’Antitrust, Apple sarebbe colpevole di aver condannato al lento disuso gli iPhone 6/6Plus/6s/6s Plus di appena tre anni fa, obbligandoli a metà 2016 a installare iOS 10, il vecchio aggiornamento pensato per l’arrivo di iPhone 7. La sua installazione, con le seguenti patch, avrebbe portato un telefono di fascia alta a ridurre la propria velocità di risposta, consumare eccessiva batteria (ripensiamo alle accuse ad Apple in merito alle batterie al litio) e un abbassamento delle prestazioni sensibilmente alto e ingiustificato.

Samsung invece è accusata in merito al Samsung Galaxy Note 4, i cui numerosi aggiornamenti (obbligatori) pensati per il Note 7 avrebbero invecchiato in fretta il dispositivo in termini sia hardware e software.

Come difendersi dall’obsolescenza programmata

Come difendere i nostri dispositivi dall’obsolescenza programmata? Il discorso può prendere due direzioni.

La prima, più pratica, riguarda i famosi aggiornamenti: data la loro natura incerta, che promette meraviglie e poi crea problemi, è molto difficile scegliere se aggiornare il nostro iPhone o Samsung sia un bene o un male; in generale è meglio cercare di aspettare e di non aggiornare subito il nostro dispositivo, attendendo il più possibile con la vecchia versione del nostro sistema operativo (fin quando le applicazioni ci supporteranno con i propri aggiornamenti).

La seconda, riguarda la morale: pensiamo bene a sostituire il nostro smartphone, optando per un nuovo acquisto solo se ne abbiamo seriamente bisogno. In alternativa, cerchiamo di arginare i piccoli problemi correndo a riparazioni, limitando anche l’impatto sul nostro portafogli.

Oppure, se proprio desiderate un nuovo modello, vendete il vostro dispositivo o scambiatelo con le aziende produttrici in cambio di eventuali permute: in questo modo eviterete di trasformare il vostro vecchio iPhone o Samsung in un rifiuto, optando per un riciclo intelligente.

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