Angela Merkel e Francois Holland, in barba alla retorica occidentale, hanno ammesso che gli accordi di Minsk furono solo uno stratagemma della Nato per permettere all’Ucraina di prepararsi alla guerra.
Nell’ultimo anno della guerra in Ucraina è stato detto e scritto di tutto. Da noi però sono passate sostanzialmente sotto traccia due intervista che invece, per il loro contenuto e per il pulpito autorevole, avrebbero dovuto perlomeno suscitare qualche interrogativo.
Prima di capire quale sarebbe il retroscena “svelato” da Angela Merkel e da Francois Hollande in merito alla guerra in Ucraina, bisogna però fare una necessaria premessa e una dovuta precisazione.
Nel 2014 a seguito dell’annessione unilaterale della Crimea da parte della Russia, in Ucraina è scoppiata la guerra nel Donbass che ha visto fronteggiarsi l’esercito ucraino da una parte e i ribelli indipendentisti filo-russi dall’altra; per cercare di arrivare a un cessate il fuoco, nel settembre dello stesso anno è stato siglato il Protocollo di Minsk tra Kiev e Mosca.
L’accordo prevedeva oltre a delle elezioni locali nel breve termine, uno status speciale per il Donbass sempre all’interno dello Stato ucraino; non è un mistero che Kiev ha disatteso sostanzialmente questi dettami, tanto che la guerra nella tormentata regione è andata avanti in pratica fino allo scorso 24 febbraio.
Il mancato rispetto degli accordi di Minsk da parte dell’Ucraina è stato il pretesto che Vladimir Putin ha utilizzato per dare il via alla sua “operazione speciale”, ma ciò non toglie che le responsabilità di questa guerra siano ascrivibili quasi esclusivamente a Mosca.
Guerra in Ucraina: le parole di Merkel e Hollande
Lo scorso dicembre Angela Merkel, intervistata dal settimanale Zeit, ha svelato un retroscena del Protocollo di Minsk che andrebbe a ribaltare in qualche modo la narrazione occidentale della genesi della guerra in Ucraina.
“Gli accordi di Minsk sono serviti a dare tempo all’Ucraina. [...] - ha dichiarato l’allora cancelliera Merkel come riportato da noi dal Corriere della Sera -. Tempo che ha usato per rafforzarsi, come possiamo vedere oggi. L’Ucraina del 2014-2015 non era l’Ucraina di oggi. Come abbiamo visto all’inizio del 2015 durante i combattimenti intorno a Debaltsevo [una città del Donbass, Oblast’ di Donetsk], Putin avrebbe potuto vincere facilmente. E dubito fortemente che all’epoca la Nato sarebbe stata in grado di aiutare l’Ucraina come lo è oggi... Era ovvio per tutti noi che il conflitto sarebbe stato congelato, che il problema non era risolto, ma questo ha solo dato tempo prezioso all’Ucraina”.
In sostanza il Protocollo di Minsk sarebbe stato una sorta di stratagemma dell’Occidente per permettere di preparare l’Ucraina - e la Nato - alla guerra con la Russia che già da allora probabilmente appariva ai loro occhi come inevitabile se non addirittura necessaria.
Alcuni giorni dopo l’intervista rilasciata da Angela Merkel, la versione degli accordi di Minsk raccontata dalla ex cancelliera è stata sostanzialmente confermata da Francois Hollande, nel 2014 presidente della Francia.
“Sì, Angela Merkel aveva ragione su questo punto” ha spiegato Hollande al Kyiv Independent, con gli accordi di Minsk che “servirono a fermare la Russia per un pò”. “Dal 2014 l’Ucraina ha rafforzato la sua posizione militare - ha proseguito poi l’ex presidente francese -. In effetti, l’esercito ucraino era completamente diverso da quello del 2014. Era meglio addestrato ed equipaggiato. È merito degli accordi di Minsk aver dato all’esercito ucraino questa opportunità. Inoltre, l’Europa non si è divisa e ha subito sostenuto l’Ucraina e gli Stati Uniti hanno fornito un aiuto considerevole”.
Tutto era chiaro da tempo?
Le parole di Angela Merkel e Francois Hollande non sono una assoluzione per Vladimir Putin come sono state spacciate in Russia dai media, ma una ammissione di una sostanziale piena consapevolezza della Nato che nel 2014 la guerra non è stata evitata con gli accordi di Minsk, ma soltanto rimandata.
Soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi del conflitto, con gli Stati Uniti pronti a fornire anche missili a lungo raggio a Kiev nonostante il concreto pericolo di una escalation che potrebbe condurci dritti verso una terza guerra mondiale potenzialmente nucleare, queste dichiarazioni mettono inquietudine.
La Nato vuole utilizzare questa guerra per sbarazzarsi una volta per tutte di Vladimir Putin e indebolire la Cina? Perché non è stato fatto nulla di concreto nell’ultimo anno per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina?
Domande queste al momento senza risposta e che assomigliano a delle autentiche sciarade; nel frattempo i soldati al fronte continuano a morire e i civili ucraini a patire enormi sofferenze, mentre noi europei subiamo i riflessi economici del conflitto proprio mentre cercavamo di riprenderci dallo tsunami-Covid.
Se quelle rese note da Merkel e Hollande sono state le premesse, il sentore è che in Ucraina ci siamo addentrati in un tunnel dove l’unica via di uscita è quella militare con tutti i rischi del caso: le colpe di tutto questo, seppur mastodontiche, non sembrerebbero albergare però soltanto al Cremlino.
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