Google sotto assedio? L’intelligenza artificiale cambia il modo di fare la ricerca

Dario Colombo

31 Gennaio 2023 - 13:30

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Con l’intelligenza artificiale Microsoft prova a scrivere il futuro dei motori di ricerca. E intanto TikTok dice che si può anche non usare Google per le proprie ricerche quotidiane.

Google sotto assedio? L’intelligenza artificiale cambia il modo di fare la ricerca

La crisi attuale delle Big Tech (anche dette Gafam, cioè Google, Amazon, Facebok, Apple e Microsoft), ha un grande protagonista: l’intelligenza artificiale.

Dopo la grande crescita registrata durante la pandemia, quanto il mondo si è fermato e tutti hanno utilizzato prodotti e soluzioni digitali facendo crescere i risultati di business delle società tecnologiche, ora le Big Tech, assieme alle altre aziende tecnologiche, stanno affrontando problemi economici e finanziari legati alla crisi congiunturale, all’inflazione, ma anche alla propria capacità di continuare a innovare.

Nel 2022 le quotazioni in borsa delle Big Tech crollate, con diminuzioni che sono andate dal 30% per Apple e Microsoft al 64% di Meta, mentre le azioni di Alphabet (Google) e Amazon hanno perso circa la metà del loro valore.

Questo si è riverberato in un’ondata di tagli di personale che hanno coinvolto tutto il comparto tecnologico da 18mila esuberi di Amazon agli 11mila di Alphabet, dai 10mila di Microsoft agli 8mila di Salesforce, passando per i 4mila di Cisco e i 3mila di Sap.

La reazione del comparto tecnologico a questa crisi e a questo ridimensionamento pare quindi avere un comune denominatore, che si chiama intelligenza artificiale.
Ma ha anche un obiettivo da colpire: Google. Se, infatti, per alcuni l’intelligenza artificiale può essere una leva per risollevarsi, per Google potrebbe rappresentare un’ulteriore aggravio della sua situazione. Vediamo perché.

Motore di ricerca con intelligenza artificiale: ecco Bing

Sull’onda travolgente dell’intelligenza artificiale generativa di ChatGPT, che in meno di un mese ha conquistato lo scena tecnologica globale, attirando miliardi di utenti, Microsoft, che era già azionista di OpenAI, ha annunciato un investimento monstre di 10 miliardi di dollari nella sua creatura, per integrarne la tecnologia in tutto il proprio software.

A livello business Microsoft ha in mente di far accedere agli strumenti di OpenAI attraverso il cloud nel suo servizio Azure, inclusa anche la versione professionale di ChatGPT.
Ma ciò che spicca è la volontà di integrare ChatGPT in Bing, ossia nel motore di ricerca, che ha sempre sviluppato ma che non è mai decollato.

I motori di ricerca nel 2022 I motori di ricerca nel 2022 Le quote di mercato dei motori di ricerca nel mondo, dati Statcounter

Il mercato mondiale dei motori di ricerca, infatti, vede stabilmente Google dominare con oltre il 92,5% (fonte: Statcounter), mentre Bing ha il 3%. Seguono Yahoo! con l’1,24, Yandex con l’1%, la cinese Baidu con lo 0,73% (ma ha oltre il 60% in Cina) e DuckandGo con lo 0,58%.

Divari che si ampliano ulteriormente se si considera l’utilizzo dei motori di ricerca da dispositivi mobili: Google sale a oltre il 96%, lasciando agli altri veramente solo le briciole.

Microsoft ha dunque visto in ChatGPT la possibilità unica di imprimere una svolta definitiva al proprio motore, integrando il chatbot per proporre Bing come strumento di ricerca su Internet, basato su un metodo nuovo, intuitivo, disintermediante, come il dialogo naturale con l’intelligenza artificiale.

La mossa ha allarmato Alphabet, tanto da spingere il ceo Sundar Pichai a richiamare la partecipazione dei fondatori di Google (Sergey Brin e Larry Page) alla costruzione delle nuove proposte tecnologiche in gradi di invertire la tendenza al ribasso.

Ma è sicuramente il motore di ricerca, che genera 209 dei 256 miliardi di fatturato della società (dati 2012) a preoccupare il ceo di Alphabet.
Se dovesse perdere in attrattività, perché le persone utilizzano ChatGPT o altri motori per le loro ricerche, Google avrebbe sicuramente un problema.

Intanto Google fa trapelare che sta sviluppando progetti di intelligenza artificiale (Aloud, per il doppiaggio dei video, Check, per la gestione della privacy e Liist per la ricerca di luoghi) e potrebbe lanciare nei prossimi mesi un software per competere direttamente con ChatGpt, creato da DeepMind, la società di intelligenza artificiale che fa capo ad Alphabet.

Si tratta di una versione di test del chatbot Sparrow, che potrebbe essere rilasciata nel 2023 e che rispetto a ChatGPT, attraverso il machine learning, dovrebbe avere la capacità di citare le fonti.

Come OpenAI, anche DeepMind sta lavorando sul raggiungimento dell’intelligenza generale artificiale, che punta a creare hardware o software in grado di emulare il più possibile il ragionamento umano.

Per Google si aprono altri fronti

Un ulteriore fronte di attacco contro l’egemonia di Google è quello di TikTok. Il social già utilizzato da oltre 1 miliardo di persone nel mondo ha recentemente lanciato una campagna che mostra due persone che usano TikTok invece di Google per le proprie ricerche.

Interessante il fatto che le due persone sono un papà e sua figlia intenti a sistemare un appartamento e risolvono i dubbi non cercando su Google, come normalmente fanno tutti, ma con il tiktoking: guardano video di TikTok su come pulire un tappeto, appendere una cornice, cucinare.

Si tratta di un attacco diretto all’egemonia di Google, con lo sdoganamento dal fatto che non sono solamente i giovani a utilizzare TikTok: nella campagna, infatti, è il padre a usare il social.

Al di là delle intenzioni del marketing di TikTok va registrato il fatto che forse sta rompendosi "il soffitto di cristallo”: dalla disponibilità globale in poi di ChatGPT pare proprio si stia modificando il modo di fare le ricerche.

E non va dimenticata Apple, che ha impiegato anni di programmazione e sviluppo nel proprio motore Apple Search. Negli ultimi mesi era dato ancora lontano dall’esordire (si prospettava il 2024) ma la spinta popolare dell’intelligenza artificiale generativa potrebbe far bruciare le tappe alla società di Cupertino, che ha di fronte a sé l’opportunità di rendere Search il motore di default di miliardi di dispositivi mobili.

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