Goldman Sachs annuncia nuovi target price S&P 500 a 3, 6 e 12 mesi. C’entrano tassi Fed

Laura Naka Antonelli

8 Luglio 2025 - 10:09

Goldman Sachs ha annunciato i nuovi target price sull’indice S&P 500, motivando la decisione con la direzione dei tassi decisi dalla Fed.

Goldman Sachs annuncia nuovi target price S&P 500 a 3, 6 e 12 mesi. C’entrano tassi Fed

La divisione di ricerca di Goldman Sachs ha annunciato i nuovi target price a 3, 6 e 12 mesi per l’indice azionario benchmark di Wall Street S&P 500, motivando la propria decisione con le aspettative sulla direzione dei tassi di interesse che sarà decisa dalla Fed di Jerome Powell e, anche, con la solidità delle mega cap quotate sulla Borsa USA.

I target price dello S&P 500 sono stati rivisti tutti al rialzo: ora Goldman Sachs stima un incremento del listino azionario USA pari a +3% nei prossimi tre mesi a 6.400 punti; uno scatto a 6 mesi pari a +6%, a quota 6.600 (rispetto al target precedentemente atteso a quota 6.100); e un balzo dell’11% nei prossimi 12 mesi, a 6.900 punti.

Goldman Sachs e i nuovi TP di S&P 500 a 3, 6 e 12 mesi. Il motivo si chiama anche tassi Fed

Così gli analisti di Goldman Sachs, in una nota che è stata diramata nella giornata di ieri:

L’allentamento monetario (alias tagli dei tassi) più significativo e in anticipo da parte della Fed ”, insieme ai “ rendimenti dei bond più bassi rispetto a quanto atteso in precedenza”, alla “continua solidità dei fondamentali delle azioni più grandi” e al “desiderio degli investitori di guardare oltre alla probabile debolezza degli utili di breve termine, supportano la nostra previsione di un P/E forward per lo S&P 500 pari a 22 volte, rispetto alle 20,4 volte ” precedenti.

L’effetto inflazionistico dei dazi inflitti dal presidente americano Donald Trump contro il resto del mondo, hanno commentato ancora gli analisti di Goldman Sachs, dovrebbe d’altronde essere inferiore a quanto temuto, consentendo di conseguenza alla Fed di tagliare i tassi sui fed funds - finalmente per molti, per Trump in primis - per la prima volta nel corso del 2025 e dall’ultima sforbiciata di dicembre 2024.

Gli ultimi dati relativi all’inflazione (USA) e i sondaggi a cui hanno partecipato le aziende indicano un trasferimento dei dazi (sui prezzi) inferiore rispetto a quanto ci aspettassimo ”, si legge ancora nella nota di Goldman Sachs.

Gli analisti hanno aggiunto di prevedere che “ l’assorbimento dei dazi sarà un processo graduale ”, facendo notare tra l’altro che “le società a larga capitalizzazione sembrano essere dotate di un qualche cuscinetto rappresentato dalle scorte, prima dell’aumento delle tariffe”.

Arriva la decisione di Trump, tutto rimandato al 1° agosto per questi Paesi

Tutto, mentre sempre nella giornata di ieri si è appena appreso che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fissato ora al prossimo 1° agosto la data in cui scatteranno le tariffe sui beni che gli Stati Uniti importano da 14 Paesi, annunciando di avere inviato altre sette lettere ai governi di Bosnia ed Herzegovina, Tunisia, Indonesia, Bangladesh, Serbia, Cambogia e Thailandia.

Stando al contenuto di altre missive che Trump ha annunciato, i dazi imposti ai prodotti importati dal Giappone, Corea del Sud, Malesia, Kazakistan e Tunisia saranno pari al 25%.

Contro i prodotti del Sud Africa e della Bosnia le tariffe ammonteranno al 30%, mentre le importazioni dall’Indonesia costeranno il 32% in più.

I dazi contro il Bangladesh e la Serbia sono stati fissati al 35%, mentre quelli contro la Cambogia e la Thailandia al 36%.

Tornando alla nota di Goldman Sachs, gli esperti del gigante americano hanno annunciato anche di aver mantenuto inalterate le previsioni per la crescita degli EPS delle società quotate sullo S&P 500, in media, al ritmo del 7% sia per il 2025 che per il 2026, aggiungendo al contempo che rischi rimangono sia al rialzo che al ribasso.

Gli analisti hanno infine reso noto che rivaluteranno le previsioni appena annunciate alla fine della stagione degli utili societari della Corporate America relativi al secondo trimestre del 2025.

Ieri sessione negativa per i principali indici azionari USA, con il Dow Jones Industrial Average che ha ceduto lo 0,94%, a quota 44.406,36 punti; lo S&P 500 che ha perso lo 0,79% a 6.229,98 punti e il Nasdaq Composite che ha lasciato sul terreno lo 0,92% a 20.412.52 punti. I dietrofront sono arrivati dopo i recenti record riportati da Wall Street.

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