Trump avvia una nuova fase della guerra dei dazi, con le primi lettere arrivate a 14 Paesi: cosa ha deciso e perché ora la data cruciale per tutti è il 1° agosto?
Cambia ancora l’evoluzione della guerra commerciale globale, ormai in balia delle decisioni improvvise e sempre diverse del presidente USA.
Donald Trump ha presentato la prima di una serie di lettere in cui minaccia di imporre tariffe doganali più elevate ai principali partner commerciali, ma ha lasciato intendere di essere ancora aperto a ulteriori negoziati e ha rinviato l’aumento dei dazi almeno fino al 1° agosto.
La deadline, quindi, si è spostata dal 9 luglio al primo giorno del prossimo mese. I partner commerciali hanno dunque ottenuto un’altra proroga e possono ancora sperare in un negoziato. Sempre, ovviamente, se il presidente USA non cambierà di nuovo le carte in tavola con altre decisioni.
Il tycoon ha iniziato le notifiche con missive in cui annunciava la sua intenzione di imporre dazi del 25% sulle merci provenienti da Giappone e Corea del Sud. Nel pomeriggio ne sono seguite altre dodici, che delineavano i piani per imporre tariffe sui prodotti esteri provenienti da partner commerciali tra cui Sudafrica, Indonesia, Thailandia e Cambogia.
Questo è solo l’ultimo capitolo di una corsa al riordino delle politiche commerciali degli Stati Uniti durante il secondo mandato, che ha rappresentato anche una fonte costante di incertezza per i mercati, le banche centrali e i dirigenti che cercavano di valutarne l’impatto sulla produzione, sugli inventari, sulle assunzioni, sull’inflazione e sulla domanda dei consumatori.
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Guerra dei dazi, cambia tutto. Le nuove decisioni di Trump
Donald Trump ha rivelato lunedì che almeno 14 Paesi sono destinati ad affrontare tariffe doganali elevate a partire dal 1° agosto.
Il presidente USA, in una serie di post sui social media, ha condiviso screenshot di lettere standard che dettavano le nuove aliquote tariffarie ai leader di Giappone, Corea del Sud, Malesia, Kazakistan, Sudafrica, Laos e Myanmar.
Più tardi, nel corso della giornata, ha condiviso un’altra serie di sette lettere, indirizzate ai leader di Bosnia ed Erzegovina, Tunisia, Indonesia, Bangladesh, Serbia, Cambogia e Thailandia.
Secondo le missive pubblicate da Trump, le merci importate negli Stati Uniti da Giappone, Corea del Sud, Malesia, Kazakistan e Tunisia saranno ora soggette a dazi del 25%.
I beni provenienti dal Sudafrica e dalla Bosnia saranno appesantiti da una tariffa statunitense del 30%, mentre le importazioni dall’Indonesia saranno colpite da un’accisa del 32%.
Nelle lettere del presidente si legge che Bangladesh e Serbia hanno entrambi un’aliquota tariffaria del 35%, mentre Cambogia e Thailandia sono destinate al 36%.
Secondo le lettere pubblicate da Trump su Truth Social, le importazioni dal Laos e dal Myanmar saranno soggette a dazi del 40%.
Le tariffe più elevate entreranno in vigore il 1° agosto e, in particolare, non saranno cumulabili con le tariffe settoriali annunciate in precedenza, come quelle sulle automobili e su acciaio e alluminio.
La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che arriveranno ulteriori lettere nei prossimi giorni. Trump, nelle sue missive, ha anche messo in guardia le nazioni contro eventuali ritorsioni. “Se per qualsiasi ragione decideste di aumentare i dazi, allora l’importo che sceglierete di aumentare verrà aggiunto ai livelli minacciati”, ha scritto.
L’episodio è stato l’ultimo “giro di vite” per un programma che ha sconvolto mercati e scambi commerciali in tutto il mondo. Una settimana dopo l’annuncio dei dazi in occasione di un evento al Rose Garden, Trump ha offerto una proroga di 90 giorni, riducendo i dazi al 10% per consentire i negoziati.
Poche nazioni però sono riuscite a negoziare accordi con successo nel breve tempo a disposizione. Nel frattempo, Trump ha annunciato accordi quadro con Regno Unito e Vietnam e una tregua commerciale con la Cina.
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E l’Europa? Cosa sta per accadere
L’Unione Europea sta cercando di concludere in settimana un accordo commerciale preliminare con gli Stati Uniti che consentirebbe loro di bloccare un’aliquota tariffaria del 10% oltre la scadenza del 1° agosto, mentre negoziano un accordo permanente.
Secondo fonti vicine alla questione, l’UE sta cercando di ottenere un’esenzione dall’aliquota del 10% per alcuni prodotti chiave, tra cui aeromobili, componenti di aeromobili, nonché vino e alcolici. Si prevede una qualche forma di agevolazione come parte di un’intesa di massima.
Gli Stati Uniti hanno annunciato lunedì che i dazi universali, la cui entrata in vigore era prevista per il 9 luglio, sarebbero stati posticipati almeno fino all’inizio di agosto. Per l’UE, i dazi su quasi tutte le sue esportazioni verso gli Stati Uniti saliranno al 50% a partire da quella data se non si raggiungerà un accordo prima.
Secondo quanto riportato, l’UE sta anche spingendo gli Stati Uniti a introdurre quote ed esenzioni per ridurre di fatto i dazi del 25% imposti da Washington su automobili e componenti di automobili, nonché quelli del 50% su acciaio e alluminio. Ma una svolta su queste imposte non è imminente.
Le due parti stanno discutendo anche di un cosiddetto meccanismo di compensazione che consentirebbe alle aziende che producono automobili negli Stati Uniti di esportarne un certo numero senza dazi doganali, stando alle indiscrezioni.
Come riportato in precedenza da Bloomberg, alcuni funzionari temono che un simile accordo possa comportare lo spostamento degli investimenti e della produzione oltreoceano.
Intanto, l’UE pare non avere ricevuto posta minacciosa da parte di Trump. I prossimi mesi si preannunciano molto caldi.
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