Fine anno difficile per l’Europa: 3 motivi di allerta economica

Violetta Silvestri

1 Dicembre 2022 - 11:41

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Il 2022 sta per finire, ma per l’Europa l’orizzonte è ancora offuscato da almeno 3 motivi di crisi economica. Dalle mosse Bce ai prezzi del gas fino all’affanno delle industrie, che fine anno sarà?

Fine anno difficile per l’Europa: 3 motivi di allerta economica

Che fine anno sarà per l’Europa? Mentre i mercati festeggiano una probabile allentamento nei rialzi tassi della Fed, il clima è tutt’altro che sereno nel vecchio continente.

Ci sono almeno 3 motivi per cui l’incertezza economica accompagnerà il finale del 2022 per gli Stati europei: energia, inflazione, recessione, politica della Bce, influenza della guerra in Ucraina sono tutti motivi validi per credere che, diversamente dagli Usa, l’Europa non vedrà grandi spiragli di ottimismo, almeno in questo ultimo mese dell’anno.

Perché il 2022 finirà con un sentiment poco ottimista nel vecchio continente? L’allerta economica è alta, per almeno 3 sfide tutt’altro che vinte.

1. Bce e tassi in rialzo: fine anno di tensione

La riunione del 15 dicembre si avvicina in un clima abbastanza teso a Francoforte. Inflazione ancora elevata e recessione ormai alle porte rendono assai difficile la decisione di Lagarde e dei suoi membri.

Secondo gli analisti, la Banca Centrale Europea sta per entrare in una nuova fase nella sua lotta contro l’inflazione, probabilmente preannunciando decisioni più controverse sulla politica monetaria.

A partire da questo mese, gli aumenti dei tassi di interesse saranno accompagnati da una leva aggiuntiva per l’inasprimento, man mano che prende forma la riduzione del bilancio (ovvero degli acquisti di obbligazioni), il tutto complicato da una probabile recessione.

Qualunque cosa facciano i funzionari guidati dal presidente Christine Lagarde per aumentare i costi di indebitamento a dicembre (rialzo da 75 o 50 unti base), la loro decisione quasi certamente porterà i tassi a un livello ritenuto approssimativamente non più stimolante per la crescita.

Ciò aprirà un nuovo capitolo nella politica della banca centrale, poiché i futuri aumenti per domare l’inflazione non saranno più neutri, ma avranno un effettivo effetto di restringimento dell’economia. Poi c’è la questione di quanto dovrebbero aumentare gli oneri finanziari.

Mentre i tassi rimarranno lo strumento più importante, la Bce risolverà anche la questione di come iniziare a liquidare migliaia di miliardi di euro di titoli obbligazionari - il cosiddetto inasprimento quantitativo.

Ad aggravare lo scenario, ci sarà la situazione economica offuscata, unita all’incertezza di quando l’impatto dei passati aumenti dei tassi - 200 punti base finora - raggiungerà finalmente i consumatori e le imprese.

Le pressioni sui prezzi stanno mostrando deboli segnali di avvicinamento al picco, con l’inflazione della zona euro che rallenta a novembre per la prima volta in 18 mesi. Al 10%, però, è ancora vicina a un record. “Qualsiasi senso di sollievo alla Bce sarà attenuato dal fatto che le pressioni di fondo rimangono troppo forti”, ha detto Maeva Cousin di Bloomberg Economics.

2. Industria in affanno

Le fabbriche in Europa hanno faticato a novembre a causa dell’indebolimento della domanda globale, ed è improbabile che la pressione si allenti nei prossimi mesi.

I sondaggi sulle imprese di S&P Global hanno indicato una contrazione dell’attività dell’Eurozona, anche se il ritmo della flessione è rallentato, segnale che una recessione ampiamente attesa potrebbe rivelarsi meno grave di quanto inizialmente temuto. La domanda più debole ha anche contribuito ad allentare le pressioni sui costi legate ai problemi logistici.

“Le aspettative di produzione futura sono leggermente aumentate grazie al miglioramento dei segnali della catena di approvvigionamento e del mercato dell’energia, quest’ultimo sostenuto da un clima autunnale più caldo del solito” ha dichiarato in una nota l’economista di S&P Global Chris Williamson. “Ma la fiducia rimane tra le più basse viste nell’ultimo decennio.”

In generale, sull’Europa pesa il fatto che l’economia globale si sta raffreddando a causa dell’aumento dei prezzi e dell’incertezza alimentata dalla guerra della Russia in Ucraina. Le banche centrali, nel frattempo, continuano a muoversi in modo aggressivo per eliminare l’inflazione, pesando sul potere d’acquisto.

Mentre il Pmi manifatturiero della zona euro è salito a 47,1 da 46,4 del mese precedente, è rimasto al di sotto di 50, la linea che separa l’espansione dalla contrazione. Germania, Paesi Bassi e Spagna sono stati i peggiori nella lettura del rapporto.

3. Prezzi del gas di nuovo in aumento?

Dicembre è iniziato con un nuovo balzo dei prezzi del gas con un picco di 160 euro per megawattora sul benchmark olandese. Anche se il livello rercord dei 300 euro estivi è ormai ben lontano, un sussulto della quotazione ha suscitato comunque preoccupazione.

I prezzi del gas naturale in Europa sono aumentati con un’ondata di freddo destinata a stimolare la domanda e a testare la preparazione della regione per l’inverno a causa delle scorte limitate.

I futures di riferimento si sono impennati fino al 13%, il livello più alto dal 13 ottobre. I prezzi del gas sono più di quattro volte superiori al normale per questo periodo dell’anno, alimentando l’inflazione e danneggiando le economie.

Le temperature in tutta Europa probabilmente crolleranno questo mese dopo un novembre relativamente mite e le temperature potrebbero essere più fresche della media secondo alcune stime.

Un inverno rigido potrebbe lasciare il continente più esposto a ulteriori contrazioni dell’offerta dopo che la Russia ha interrotto la maggior parte del flusso di gas durante l’estate. Il Gnl ha contribuito a rifornire le spedizioni mancanti e a riempire i giacimenti, ma le scorte stanno iniziando a diminuire.

I leader europei hanno esortato i consumatori a risparmiare energia nel tentativo di superare l’inverno. Il continente sta anche cercando di accelerare le infrastrutture per ricevere più gas naturale liquefatto, con la Germania che dovrebbe avere i suoi primi terminali di importazione pronti questo mese.

Tuttavia, se un’ondata di freddo colpisce anche l’Asia, la domanda nella regione potrebbe aumentare e fare pressione sulla concorrenza per i carichi, aumentando potenzialmente i prezzi.

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