Obbligazioni sovrane emesse (nuove tranche) mercoledì 24 con scadenze dal breve (2027), al medio (2031) e a lungo termine (2039)
La settimana si è conclusa con il lancio di nuovi bond ad opera del Dipartimento del Tesoro MEF. Tuttavia, per molti l’attesa è per il prossimo BTP Valore, il bond retail che tanto successo ha riscosso nel biennio precedente. Certo, ogni emissione è una storia a sé e gli esiti del nuovo lancio dipenderanno dai rendimenti offerti.
In attesa di conoscerli c’è che intanto a metà settimana sono giunte nuove fette di bond sovrani. In particolare, ecco i rendimenti esitati dal titolo di Stato a breve termine e dai 2 BTP€i in corso di emissione.
Investire a breve termine invece di avere risparmi liquidi e infruttiferi
Per il BTP Short Term in corso di emissione siamo giunti alla 7° tranche con un importo offerto pari a 2,5 mld di €, e di 0,5 all’asta supplementare. L’obbligazione ha matricola identificativa IT0005657330, data emissione al 26 giugno scorso (giorni dietimi: 34) e scadenza al 26/08/’27. La cedola annua è del 2,10%, mentre lo yield è maggiore grazie al leggero calo dei corsi dei titoli già in circolo. Sempre in tema di prezzi, il minimo e massimo ad oggi sono stati 99,68 e 100,72, mentre la duration modificata è a 1,85.
Ora, al termine dell’asta di mercoledì 24 il prezzo di aggiudicazione è stato a 99,78, per un rendimento lordo esitato del 2,23%, all’incirca il 4,25% cumulato in 23 mesi. Non è tanto, vero, ma lo strumento non rientra nel novero di quelli più adatti per far crescere il capitale, anche alla luce degli yield attuali.
Di contro è una buona alternativa a strumenti di investimento del reddito fisso tipo il conto deposito e similari. Il raffronto andrebbe decisamente meglio, invece, se il termine di paragone riguardasse la liquidità pura sul conto o libretto o altrove detenuta. Il cash in genere costa e molto spesso è infruttifero.
I due titoli di Stato agganciati al tasso di inflazione europeo
Le restanti due offerte MEF hanno riguardato due distinte tranche di BTP€i, i titoli di Stato agganciati al tasso di inflazione europea. I parametri chiave che variano concernono la durata in origine e residua e la cedola nominale annua. Vediamoli uno alla volta in tutti i dati chiave.
Il BTP€i 5 anni emesso il 27/06/’25 ha ISIN IT0005657348 ed è alla 5° tranche (giorni dietimi: 45), mentre il rimborso è fissato per il 15/08/’31. Per esso il Tesoro ha offerto 1,25 mld di €, e 187,5 agli Specialisti in bond sovrani. La cedola annua è dell’1,10% lordo, ma si tratta solo della componente fissa dato che qui il payout è variabile ma garantisce sempre un rendimento costante in termini reali, cioè in termini di potere di acquisto. Infatti ogni 6 mesi il bond rivaluta la cedola al costo della vita di periodo così come misurato dall’indice Eurostat HICP. A scadenza, invece, prevede anche la rivalutazione del capitale pari all’inflazione cumulata dal principio alla fine, sempre come certificata dalla variazione dell’indice HICP.
In particolare, il prezzo di aggiudicazione di fine asta è stato a 99,60 per uno yield (la parte fissa) dell’1,17%.
Ecco i rendimenti esitati dal titolo di Stato a breve termine e dai 2 BTP€i
L’altro BTP€i in corso di emissione è il bond ISIN IT0005547812 emesso il 15/05/’23 e in scadenza alla stessa data del ’39. La tranche offerta è stata l’8° di importo pari a 1,25 mld di €, e in 187,5 mln quello dell’asta supplementare. La cedola annua fissa è del 2,40%, e la prossima sarà staccata il 15/11 (giorni dietimi: 137). Tuttavia, a fine asta del 24/09 c’è che il prezzo di aggiudicazione è stato di 103,33 per uno yield (parte fissa) del 2,13%. Per il resto valgono le stesse considerazioni del titolo precedente, al netto della durata residua ed il tasso annuo fisso.
Ora, ha senso investire in titoli agganciati al costo della vita? Forse la vera domanda da porsi è se lo spauracchio inflazione sia definitivamente archiviato oppure no. A dare ascolto al mercato obbligazionario la risposta non sembrerebbe così scontata. I rendimenti sono alti e sostenuti sul tratto lungo della yield curve a evidenziare i timori di un suo ritorno futuro. Dazi, politiche fiscali espansive, nuovi e ingenti debiti sovrani all’orizzonte oltre alle tensioni sulla solidità degli emittenti, fanno stare sulle spine gli addetti ai lavori. Figuriamoci, quindi, se il piccolo risparmiatore/investitore possa permettersi il lusso di ritenere definitivamente spuntato il discorso sul futuro trend dei prezzi. Staremo a vedere, sarà tutto un work in progress.
Infine un’ultima considerazione tra il BTP€i e il “collega” BTP Italia, che hanno gli stessi obiettivi di fondo, ma “inflazioni benchmark” differenti. Forse potrebbe essere il primo quello che potrebbe rendere di una spanna in più rispetto al secondo, eventuale premio fedeltà a parte, a parità di durata. In passato, infatti, più volte è avvenuto che il rialzo del costo della vita fosse stato maggiore nel resto d’Europa che da noi. Ne gioverebbe la componente variabile del BTP€i, quindi, se anche negli anni a venire tali trend venissero riconfermati.
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