Gli asset russi congelati al centro del dibattito politico in Italia: è opportuno usarli per sostenere l’Ucraina? Il sondaggio di Money.it
E’ giusto utilizzare gli asset russi congelati per sostenere direttamente l’Ucraina nella guerra e nella ricostruzione, o questi fondi dovrebbero restare inutilizzati per motivi legali, politici e di principio?
E’ questo il quesito che Money.it pone ai suoi lettori a pochi giorni dell’approvazione a maggioranza qualificata di una norma che permette di congelare a tempo indeterminato circa 210 miliardi di euro di asset russi in territorio europeo, bloccando la possibilità di rinnovo semestrale e spianando la strada a strumenti finanziari che potrebbero servire a sostenere Kiev nel 2026‑2027. L’accordo arriva mentre si avvicinano vertici decisivi sul futuro sostegno finanziario all’Ucraina, e rappresenta un passo significativo nelle strategie comunitarie di supporto alla difesa e alla ricostruzione dopo quasi quattro anni di guerra.
Il punto centrale del dibattito riguarda però non il congelamento stesso, che è stato approvato anche con il voto favorevole dell’Italia, ma l’eventuale utilizzo di quei fondi o delle loro garanzie per finanziare prestiti o aiuti diretti a favore dell’Ucraina. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ribadito che l’Italia condivide il congelamento degli asset, ma nutre «serie perplessità dal punto di vista giuridico» sull’idea di trasformarli direttamente in risorse per Kiev, sollevando dubbi sul potenziale impatto legale e sull’effetto che un’azione del genere potrebbe avere sulla stabilità finanziaria e sulla percezione internazionale di diritti di proprietà.
Nel dibattito politico italiano emergono posizioni differenti. Parte dell’opposizione ritiene che i fondi congelati, pur tutelando la legalità internazionale, potrebbero in qualche modo contribuire al sostegno dell’Ucraina su un fronte in cui molti stati dell’Unione europea vedono una necessità crescente di risorse per coprire esigenze militari e civili nei prossimi anni. Al contrario, esponenti come il leader della Lega Matteo Salvini hanno parlato di azzardo politico e di rischio per l’economia e per i rapporti con Mosca, sottolineando che l’Italia non è formalmente in stato di guerra con la Russia e che non si dovrebbero creare «precedenti pericolosi» nell’uso di asset stranieri congelati.
La questione è molto più ampia del solo dibattito politico interno. Le risorse russe congelate sono state bloccate come parte delle sanzioni internazionali in risposta all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, un conflitto che ha generato la più grande crisi di rifugiati in Europa dal dopoguerra e ha spinto l’Unione europea e i suoi partner a imporre misure senza precedenti contro Mosca.
Oltre alle implicazioni legali, alcuni esperti e rappresentanti istituzionali evidenziano rischi diplomatici e di mercato legati alla trasformazione di asset congelati in strumenti di prestito o sostegno diretto. Allo stesso tempo, sostenitori dell’iniziativa sottolineano che, se gestiti con un quadro giuridico solido, quei fondi potrebbero rappresentare una leva significativa per mantenere la pressione sulla Russia e garantire un flusso di risorse stabile all’Ucraina senza gravare direttamente sui bilanci dei paesi membri.
Il tema tornerà al centro dell’agenda europea nei prossimi vertici istituzionali, ma la discussione in Italia riflette un nodo cruciale: conciliare solidarietà internazionale e rispetto del diritto internazionale, evitando scelte che possano avere ripercussioni di lungo termine sui rapporti geopolitici e sui mercati globali.
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