Draghi rilancia l’alert, sovranità Europa a rischio. E le due trappole

Laura Naka Antonelli

16 Settembre 2025 - 13:14

Draghi torna a tirare le orecchie all’Europa letargica. L’appello all’UE e l’avvertimento sul debito a un anno dal suo Rapporto sulla competitività. Dietrofront sull’elettrico.

Draghi rilancia l’alert, sovranità Europa a rischio. E le due trappole

Mario Draghi è tornato a parlare oggi, 16 settembre 2025, a un anno dalla presentazione del suo Rapporto per la competitività dell’Europa, rilanciando l’ennesimo alert sulla minaccia che mette a rischio la sovranità del continente.

Nel corso di una conferenza a Bruxelles con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dedicata proprio al suo Rapporto sulla competitività, l’ex presidente del Consiglio ed ex numero uno della BCE, noto anche come Mr. Whatever It Takes per essere riuscito a salvare l’euro, ha avvertito che l’Europa si trova alle prese con “una situazione più difficile”, e ha elencato tutti i fattori che confermano l’erosione del contesto. Tra questi, la spina del debito pubblico.

Draghi e il Rapporto Competitività un anno dopo, la grande sferzata sulla minaccia alla “nostra stessa sovranità”

Così Mario Draghi, nel discorso con cui è tornato a elencare oggi le vulnerabilità dell’Europa, e con cui ha cercato di scuotere di nuovo l’UE:

Il debito pubblico dell’UE è destinato a crescere di 10 punti percentuali nel prossimo decennio, raggiungendo il 93% del PIL, con ipotesi di crescita più ottimistiche della realtà odierna. A un anno di distanza, l’Europa si trova in una situazione più difficile. Il nostro modello di crescita sta svanendo. Le vulnerabilità stanno aumentando. E non esiste un percorso chiaro per finanziare gli investimenti di cui abbiamo bisogno. Ci è stato dolorosamente ricordato che l’inazione minaccia non solo la nostra competitività, ma anche la nostra stessa sovranità”.

Draghi è tornato a invitare l’UE a muoversi in modo più veloce e più agile, per stare al passo con i cambiamenti che stanno interessando l’intero pianeta.

Il suo discorso ha avuto un tono decisamente meno roseo rispetto alle parole proferite qualche minuto prima dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che, pur riconoscendo le sfide che l’Europa deve affrontare, ha parlato di progressi da parte del Continente compiuti “un anno dopo il Rapporto di Draghi”.

Ursula von Der Leyen sbandiera progressi, Draghi decisamente meno ottimista

L’Europa, ha detto von der Leyen, “non solo è un’area che sfida, ma è leader in molti settori destinati a definire questa corsa ” all’innovazione, che include il potere di calcolo e l’adozione dell’intelligenza artificiale.

Ancora, l’Europa, ha assicurato la numero uno della Commissione, non sta rincorrendo” le altre economie così come avvenne durante gli anni dell’avvento di Internet, ma è “tra i frontrunner.

Certo, von der Leyen ha anche adottato un tono improntato alla cautela, laddove ha chiesto al blocco di capitalizzare sui propri punti di forza ricordando, anche, che “ il mercato unico è lontano dall’essere stato completato ”.

Ma se von der Leyen ha tenuto a presentare i progressi compiuti dall’UE, Draghi è sembrato concentrarsi invece soprattutto su quanto deve essere ancora fatto.

Che, a quanto pare, è ancora molto. Non sono mancate le sferzate all’immobilismo che continua a caratterizzare ancora l’Unione europea.

I cittadini e le aziende europee apprezzano la diagnosi, le priorità chiare e i piani d’azione. Ma esprimono anche una crescente frustrazione ”, in quanto sono delusi dal modo lento con cui l’UE si muove . Ci vedono fallire nel tenere il passo con la velocità dei cambiamenti che stanno avvenendo altrove. Sono pronti ad agire, ma temono che i governi non abbiano compreso la gravità del momento ”.

Draghi, “troppo spesso vengono accampate scuse per la nostra lentezza”

Troppo spesso”, ha continuato Draghi, “ vengono accampate scuse per la nostra lentezza ”, con alcuni che la motivano con la forza dell’UE o con il rispetto per le leggi. Ma “io credo che questo (atteggiamento) sia di compiacenza”, a fronte di economie rivali come quelle di “Stati Uniti e Cina”, che sono “ molto meno frenate, anche quando agiscono nel rispetto della legge. Se continueremo ad andare avanti così, ci rassegneremo a rimanere indietro ”.

Ciò che è necessario è invece “ un percorso diverso, che richiede nuove velocità, dimensioni e intensità ” e che significa “agire insieme, e non rendere frammentati i nostri sforzi”.

Questo nuovo percorso, ha continuato l’ex presidente della BCE, “significa focalizzarsi sulle risorse il cui impatto è maggiore, significa dare risultati che arrivino nell’arco di mesi, non anni”.

Draghi sull’AI (Intelligenza artificiale e sulle due trappole per l’Europa)

Sull’AI, ovvero sul tema dell’intelligenza artificiale, Draghi ha mostrato un tono più cauto, sottolineando che si tratta di un fenomeno che “dipende dal mettere insieme almeno quattro tecnologie chiave: cloud, supercalcolo, cybersicurezza e satelliti a fibra ”. In ogni caso, “c’è bisogno di più ambizione per rimuovere le barriere e per rimuovere gli ostacoli alla crescita delle nuove tecnologie”.

Detto questo l’AI è stata definita dall’ex numero uno della BCE una “ ulteriore fonte di incertezza ”, e non è mancato il consiglio. Quello che chiede che la prossima fase dei codici di condotta sui sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio venga “messa in pausa fino a quando non capiremo le possibili conseguenze negative ”.

Ancora, Draghi ha rimarcato la necessità di una politica industriale che sia capace di rispondere ai nazionalismi economici e al protezionismo:

Gli Stati stanno utilizzando ogni strumento a loro disposizione per far crescere i loro interessi. Finora, la risposta dell’Europa è caduta in due trappole : sforzi nazionali non coordinati o la fede cieca nel fatto che le forze di mercato daranno vita a nuove strutture”.

Ma “la prima non potrà mai fornire la scala” di cui c’è bisogno, mentre “la seconda è impossibile, quando gli altri distorcono i mercati e inclinano il campo di gioco”.

Sull’annosa questione del debito pubblico che angoscia l’UE, l’ex premier ha rilanciato la proposta di “un debito comune per progetti comuni - sia a livello UE, sia attraverso una coalizione di Stati membri - per amplificare i benefici del coordinamento”, precisando che “l’emissione congiunta (di eventuali eurobond) non aumenterebbe magicamente lo spazio fiscale, ma consentirebbe all’Europa di finanziare progetti più grandi in settori che aumentano la produttività ”, permettendo così al Continente di puntare in modo più deciso su “innovazioni, tecnologie su larga scala, ricerca e sviluppo per la difesa o energia, dove la spesa nazionale non è più sufficiente”.

Draghi e dietrofront su auto elettriche, “obiettivi si basano su ipotesi non più valide”

L’ex banchiere centrale ha affrontato tra gli altri anche la crisi del settore automobilistico, ammettendo che, “in alcuni settori, come quello automotive, gli obiettivi si basano su ipotesi che non sono più valide”.

Nel ricordare che “la scadenza del 2035 per le emissioni zero allo scarico” era stata “pensata per dar vita a un circolo virtuoso”, con “obiettivi chiari avrebbero stimolato gli investimenti nelle infrastrutture di ricarica, ampliato il mercato interno, incentivato l’innovazione in Europa e reso i modelli elettrici più economici ”, Draghi ha ammesso che diversi target non sono stati centrati.

Tra questi, il fatto che “si stimava che le industrie adiacenti (batterie, semiconduttori) si sarebbero sviluppate in parallelo, sostenute da politiche industriali mirate”. Ma, per l’appunto, tutto “ ciò non è avvenuto ”.

Di conseguenza, “ in questo contesto, attenersi in modo rigido all’obiettivo del 2035 potrebbe rivelarsi irrealizzabile, rischiando di consegnare quote di mercato ad altri, soprattutto alla Cina ”.

Dunque, “come suggerito nel Rapporto, la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi di mercato e tecnologici. Serve anche un approccio integrato per il potenziamento dei veicoli elettrici, che copra le catene di fornitura, le esigenze infrastrutturali e le potenzialità dei carburanti a zero emissioni di carbonio ”.

Tutto questo, mentre “nei prossimi mesi, il settore automobilistico metterà alla prova la capacità dell’Europa di allineare regolamentazione, infrastrutture e sviluppo delle catene di fornitura in una strategia coerente per un’industria che ‒ non dimentichiamolo ‒ impiega oltre 13 milioni di persone lungo l’intera catena del valore ”.

La presentazione del discorso di Mario Draghi si è conclusa con un nuovo-vecchio appello:

In sostanza, più riforme ci saranno, e questo è qualcosa che ho rimarcato alcune volte, più spingiamo a favore delle riforme, più i capitali privati si faranno avanti, consentendoci di avere meno bisogno di soldi pubblici ”, ha riassunto l’ex presidente del Consiglio.

Concludo sulle stesse linee di Ursula: i cittadini europei chiedono che i loro leader alzino lo sguardo verso il destino comune europeo e comprendano la portata della sfida. Solo l’unità d’intenti e l’urgenza della risposta dimostreranno che sono pronti ad affrontare tempi straordinari con azioni straordinarie”.

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