Dove investire quando i tassi di interesse sono alti

Claudia Cervi

16 Marzo 2023 - 17:55

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L’aumento dei tassi di interesse ha un impatto su risparmi e investimenti. Ecco una guida su dove investire quando i tassi di interesse sono alti e i consigli da seguire per evitare errori.

Dove investire quando i tassi di interesse sono alti

Dove investire quando i tassi di interesse sono alti è uno degli argomenti più dibattuti nel mondo degli investimenti da quando le banche centrali hanno iniziato ad aumentare i tassi di riferimento nel luglio 2022.

In questa guida puoi trovare informazioni dettagliate sulle conseguenze del recente aumento dei tassi di interesse della Bce, al 3,50%, e come adattare la tua strategia di investimento di conseguenza. Di seguito approfondiremo il concetto di tassi di interesse, le ragioni del loro aumento e, soprattutto, offriremo dei consigli utili su dove investire in una situazione simile.

Aumento tassi di interesse: conseguenze

Dal 2022 i tassi di interesse stabiliti dalle autorità monetarie nazionali, la Bce in Europa e la Fed negli Stati Uniti, hanno subito un significativo incremento, causando non pochi problemi a chi cerca di investire i propri risparmi.

Tassi Fed e Bce Tassi Fed e Bce Fonte Withub

Innanzitutto, è importante capire che un tasso di interesse elevato può essere una buona notizia per chi ha risparmi da investire, poiché rende più redditizie le opportunità di investimento.

Tuttavia, bisogna anche fare attenzione alle possibili conseguenze negative che un tasso di interesse elevato può avere sulle attività economiche.
Quando una banca centrale aumenta i tassi d’interesse, i costi di indebitamento delle altre banche salgono, costringendo le banche ad applicare dei tassi più elevati ai propri clienti che fanno richiesta di mutui e prestiti.

Questa situazione si riflette su famiglie e imprese che faticano ad accedere al credito e bloccano le attività, con il rischio di innescare una recessione dell’economia con pesanti conseguenze sulla componente azionaria degli investimenti e in misura marginale su quella obbligazionario.

Perchè le banche centrali aumentano (o diminuiscono) i tassi di interesse?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo spiegare la relazione tra tassi e inflazione.

Relazione tra tassi di interesse e inflazione

La salute della nostra economia dipende in gran parte dalla stretta correlazione tra inflazione e tassi di interesse. Questi due parametri sono strettamente legati e il loro impatto sull’economia è significativo. L’aumento dei tassi di interesse è una misura che le banche centrali mettono in atto per cercare di ridurre la circolazione del denaro e l’inflazione.

I tassi di interesse sono lo strumento delle banche centrali per controllare il costo del denaro. Quando i costi del prestito sono bassi, le persone e le imprese tendono a spendere di più, generando inflazione. Per limitarla le banche centrali aumentano i tassi di interesse in modo da incentivare il risparmio. Ma una stretta monetaria troppo severa rischia di mandare in sofferenza l’economia.

Questo è quanto accaduto negli ultimi anni con l’immissione nell’economia di liquidità a costo zero a seguito delle politiche anti-Covid. Per tentare di ridimensionare l’inflazione che si è generata da queste politiche, le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse. Solo una recessione più profonda del previsto potrebbe indurre Fed e Bce a invertire la marcia e tagliare il costo del denaro.

Sebbene ora l’aumento dei prezzi stia rallentando (lievemente), è ancora presto per capire se il trend dell’inflazione è davvero in discesa e se le banche centrali allenteranno la stretta monetaria e abbasseranno i tassi d’interesse dopo gli ultimi rialzi aggressivi. A febbraio la Fed ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di 25 punti base, portandoli al 4,50%-4,75%, e ipotizzato ulteriori rialzi (di 25 punti base) a marzo e maggio, nonostante le recenti turbolenze nel sistema bancario. Negli Usa è atteso un tasso effettivo dei fondi sopra al 5%, mentre in Europa dovrebbe arrivare al 4%. Nella riunione di marzo, la Bce ha alzato i tassi di 50 punti precisando che l’inflazione è tuttora alta in Europa.

Perché i tassi resteranno alti nel 2023

La maggior parte degli esperti ritiene che l’inflazione scenderà in modo significativo in primavera/estate ma non finirà nel 2023.

Michael Burry, il noto finanziere che predisse la crisi dei mutui subprime del 2009, crede che il mondo stia andando verso un’iperinflazione causata dall’immissione di liquidità nel periodo pandemico, una preoccupazione condivisa da molti esperti di Wall Street.

Secondo Bank of America Securities, la Fed potrebbe aumentare i tassi di altri 75 punti base nel 2023, prima di fermarsi. La grande domanda per il 2023 è se l’inflazione scenderà verso l’obiettivo del 2% e molti esperti ritengono che ciò sia improbabile, anche se gli aumenti dei tassi della Fed nel 2022 impiegheranno del tempo per avere effetto.

Morningstar prevede che la Federal Reserve ridurrà i tassi d’interesse a circa il 3% entro la fine del 2023, ma questo potrebbe non essere sufficiente per combattere l’inflazione.

Sul fronte europeo, Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia, ha dichiarato che i tassi di interesse Bce raggiungeranno il loro picco durante l’estate e ha escluso un taglio dei tassi nel 2023. I tassi rimarranno alti finché l’inflazione non si avvicinerà all’obiettivo del 2% nel medio termine. La tempistica di un eventuale cambio di direzione dipenderà non solo dal calo dell’inflazione complessiva, ma anche dall’inflazione sottostante.

Come investire con i tassi in aumento: l’effetto dei tassi sugli investimenti

L’aumento dei tassi di interesse ha un impatto significativo sui mercati finanziari e sugli investimenti. Gli investitori dovrebbero essere consapevoli degli effetti delle variazioni dei tassi sui diversi strumenti finanziari.

Per capire l’impatto dei tassi di interesse sulle varie classi di attività, è importante analizzare ciascuna di esse separatamente.

Oro e commodities

Contrariamente a quanto si crede, l’aumento dei tassi di interesse non influisce direttamente sul prezzo dell’oro. Il coefficiente di correlazione tra i tassi di interesse e il prezzo dell’oro è piuttosto basso, intorno allo 0,28% dal 1970 al 2015. Tuttavia, l’oro è un bene infruttifero e il suo valore dipende solo dalle oscillazioni di prezzo. Pertanto, se i tassi di interesse aumentano, i rendimenti delle azioni e delle obbligazioni diventano più allettanti rispetto al possesso di oro.

Obbligazioni

Il rialzo dei tassi di interesse ha effetti diversi sulle obbligazioni, a seconda del tipo di obbligazione. Le obbligazioni a tasso fisso subiranno un ribasso perché i vecchi titoli, emessi quando i rendimenti erano inferiori, offrono cedole poco attraenti rispetto alle nuove obbligazioni. Gli investitori si sposteranno quindi verso le nuove obbligazioni di emissione più recente con interessi «allineati» con i tassi di interesse più elevati. Ciò causerà una diminuzione del prezzo delle obbligazioni a tasso fisso preesistenti. Invece, le obbligazioni a tasso variabile subiranno oscillazioni più contenute poiché le cedole future saranno «adeguate» al nuovo livello dei tassi di interesse.

Azioni

Il rialzo dei tassi di interesse avrà effetti differenti sulle azioni a seconda delle condizioni economiche. Nel caso di aziende con bassa o nulla crescita degli utili, come le utility, il rialzo dei tassi avrà un effetto depressivo. D’altra parte, in presenza di una fase favorevole dell’economia con utili aziendali in crescita, il rialzo dei tassi avrà un effetto benefico.

Gli investitori dovrebbero considerare gli effetti dei tassi di interesse sui loro portafogli e adattare le loro strategie di investimento di conseguenza. È importante valutare le condizioni economiche e le previsioni sui tassi di interesse per decidere come allocare i propri investimenti. In generale, le obbligazioni a tasso fisso con scadenza a lungo termine dovrebbero essere evitate durante i periodi di rialzo dei tassi di interesse, mentre le obbligazioni a tasso variabile e le azioni di aziende con utili in crescita possono essere scelte più facilmente.

Dove investire quando i tassi di interesse sono alti

Quando i tassi di interesse sono alti, gli investitori tendono a cercare asset che offrono rendimenti redditizi e sicuri, cioè che minimizzano il rischio. Ecco alcune strategie di investimento che possono essere adottate in un ambiente a tassi di interesse elevati.

L’investitore più difensivo dovrebbe limitare l’esposizione alle borse e concentrarsi invece sul reddito fisso. In particolare, gli esperti consigliano di dedicare circa il 50% del portafoglio in bond a breve termine. In questo modo, si evita il rischio legato all’aumento dell’inflazione che potrebbe interessare le scadenze a lungo termine. Inoltre, gli investitori potrebbero considerare di investire in bond societari ad alto rendimento, preferibilmente con scadenze brevi, o nel debito di Paesi emergenti.

Tuttavia, per chi vuole cercare rendimenti più elevati, un portafoglio equilibrato suggerito da Marco Vailati, responsabile investimenti di Cassa Lombarda, potrebbe rappresentare una soluzione. In questo caso, gli investitori potrebbero optare per un mix di asset, tra cui il 30% in azioni, distribuite equamente tra Stati Uniti, Europa e mercati emergenti. In aggiunta, il 20% potrebbe essere investito in materie prime, tra cui commodity industriali, energetiche, metalli preziosi e prodotti agricoli. Queste ultime costituiscono una buona diversificazione perché riflettono vari trend di lungo periodo, come la crescita della popolazione globale, i rischi geopolitici e il clima. La restante metà del portafoglio potrebbe essere dedicata ai bond, tra obbligazioni inflation linked, governativi nominali, bond societari di buona qualità, titoli dei paesi emergenti e ad alto rendimento. In particolare, le obbligazioni legate all’inflazione potrebbero rappresentare una buona scelta in un ambiente caratterizzato da alti tassi di interesse e da inflazione in crescita.

L’investitore con una maggiore propensione al rischio può infine valutare un’esposizione azionaria tra il 70% e l’80% con una componente di materie prime tra il 5% e il 10%.

Va da sé che ogni gestore interpreta l’equilibrio tra azioni e bond in modo differente e che il portafoglio deve essere adattato alle specifiche esigenze dell’investitore. Per esempio, secondo gli esperti di Moneyfarm, la componente azionaria potrebbe rappresentare il 53% di un portafoglio bilanciato, mentre per quelli di Euclidea non deve superare il 44%.
In ogni caso, è importante che il portafoglio sia ben diversificato e che gli investimenti siano fatti tramite strumenti di risparmio gestito per ottenere un livello di diversificazione sufficiente.

In sintesi, in un ambiente a tassi di interesse elevati, gli investitori dovrebbero cercare di costruire un portafoglio difensivo con un’ampia esposizione al reddito fisso, privilegiando i bond a breve termine. Chi vuole cercare opportunità di ritorno potrebbe invece optare per un portafoglio equilibrato, con un mix di asset tra cui azioni, materie prime e bond. In ogni caso, la diversificazione e la scelta di strumenti di risparmio gestito rappresentano elementi fondamentali per minimizzare il rischio e massimizzare il rendimento.

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