I metalmeccanici sollecitano il CEO a discutere subito il futuro degli stabilimenti italiani, tra cassa integrazione, mancate produzioni e incertezze sugli investimenti.
I sindacati metalmeccanici hanno scritto una lettera al nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, chiedendo con urgenza un incontro per discutere la crisi degli stabilimenti italiani e l’assenza di un piano industriale chiaro.
La richiesta arriva in un momento critico, in cui la produzione nel Paese continua a calare, cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali e le prospettive di rilancio appaiono sempre più nebulose.
Le sigle sindacali vogliono sedersi al tavolo con la direzione aziendale prima che venga presentato il nuovo piano industriale, atteso entro il primo trimestre del 2026, e prima della delicata trattativa europea sul regolamento emissioni, fissata per il 12 settembre.
Produzione in caduta libera e stabilimenti in sofferenza
Il quadro tracciato dalle organizzazioni dei lavoratori appare drammatico. Secondo le stime, nel 2025 in Italia si produrranno circa 250 mila autovetture, riportando i volumi ai livelli degli anni Cinquanta. La Fim-Cisl segnala che circa il 50% degli addetti negli stabilimenti di assemblaggio è già coinvolto da cassa integrazione o contratti di solidarietà. Fanno eccezione solo gli enti centrali e la fabbrica di Pratola Serra, specializzata nei motori diesel.
Per Ferdinando Uliano, leader della Fim-Cisl, “la situazione degli stabilimenti italiani si sta rivelando ulteriormente negativa in questo 2025, con il ricorso massiccio alla cassa integrazione che interessa la totalità dei siti produttivi e coinvolge mediamente il 50% dei lavoratori”. Alla luce di questi dati “è sempre più impellente una revisione del piano industriale degli stabilimenti italiani”.
Particolarmente critica la condizione di Termoli, dove lo stop al progetto della gigafactory ha lasciato il futuro occupazionale della fabbrica di motori in sospeso.
I sindacati: “Serve un piano realistico”
La Fiom-Cgil ha denunciato senza mezzi termini il fallimento della strategia avviata sotto la gestione di Carlos Tavares. Michele De Palma, segretario generale, e Samuele Lodi, segretario nazionale, hanno sottolineato che “le lavoratrici e i lavoratori del gruppo e della componentistica stanno pagando il prezzo del fallimento del piano Tavares e questo non è sopportabile. La situazione di Stellantis nel nostro Paese è in continuo peggioramento. Crollano le produzioni, aumenta l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, cala l’occupazione ma soprattutto non ci sono prospettive per la ricerca, lo sviluppo e la produzione”.
Fiom e le altre sigle chiedono un piano industriale che dia concrete risposte, acceleri l’avvio delle produzioni annunciate e preveda nuovi modelli soprattutto nel segmento di massa e nelle kei car, senza abbandonare gli investimenti in ricerca, sviluppo e batterie.
Uilm: “Non solo elettrico, puntare anche sull’ibrido”
La Uilm, guidata da Rocco Palombella con il supporto del segretario nazionale Gianluca Ficco, spinge per una revisione radicale delle strategie di prodotto: “Vogliamo poterci confrontare prima che sia varato il nuovo piano industriale, per esporre il punto di vista dei lavoratori italiani oggi fortemente colpiti dalla cassa integrazione e soprattutto per immaginare la strada di un possibile rilancio”.
Per i sindacati metalmeccanici non è più sostenibile puntare solo sull’elettrico, come previsto dal vecchio piano industriale. “Siamo convinti che sia necessario puntare su una gamma completa di vetture ibride in tutte le fabbriche – spiegano Palombella e Ficco – giacché il vecchio piano industriale che puntava solo sull’elettrico si è dimostrato fallimentare. Di conseguenza, occorre recuperare motorizzazioni endotermiche adeguate, attingendo a quel patrimonio di meccanica italiana che è sempre stato una eccellenza e che nel recente passato è stato ingiustamente trascurato. Dobbiamo combattere insieme per modificare le ottuse regole europee, ma dobbiamo al contempo portare in Italia modelli e motorizzazioni che garantiscano la piena occupazione”.
Pressioni anche sul Governo
Parallelamente alla richiesta di incontro con Filosa, i sindacati sollecitano l’esecutivo a riaprire il tavolo Stellantis al Mimit per discutere di soluzioni che riguardino non solo i siti produttivi ma l’intera filiera dell’auto. La crisi del settore, infatti, rischia di travolgere anche i fornitori, già penalizzati dalle politiche commerciali del gruppo.
Il nuovo amministratore delegato, al timone da poche settimane, si trova quindi davanti alla necessità urgente di rassicurare i lavoratori, presentare un piano credibile di rilancio e, al tempo stesso, affrontare il confronto con Bruxelles sulle regole ambientali. Senza una svolta rapida, avvertono i sindacati, l’Italia rischia di perdere definitivamente un pezzo strategico della propria industria automobilistica.
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